FRIBURGO — L’esilio nel luogo natale, almeno per qualche ora, può aspettare. L’ultimo schiaffo di Georg Gänswein a papa Francesco è una tappa a sorpresa lungo l’imposto viaggio verso la diocesi nel Sud della Germania, costretta a riaccogliere l’ex segretario personale di Benedetto XVI. Secondo l’ordine del Vaticano, l’ex prefetto della Casa pontificia allontanato da Roma dopo 28 anni avrebbe dovuto presentarsi da oggi a Friburgo, città della Foresta Nera in cui ha studiato teologia e dove una trentina di anni fa è arrivato ad essere vicario e segretario dell’arcivescovo. Destinazione: un appartamento solitamente riservato al rettore del seminario, all’interno del Collegio Borromeo. Gänswein invece ha deciso di fermarsi 190 chilometri prima, a Bregenz, capoluogo austriaco del Vorarlberg, sul lago di Costanza. Qui, nel pomeriggio, ordinerà sacerdote il diacono Marton Héray, ospite della famiglia spirituale “Das Werk”. A organizzare la funzione, nella parrocchia del Sacro Cuore, il gruppo conservatore cattolico tedesco da sempre vicino a Joseph Ratzinger, pubblicamente schierato contro riforme e aperture della Chiesa di Francesco. La scelta di padre Georg di ribadire la volontà un suo ruolo di riferimento per il clero più tradizionalista ha sorpreso la stessa curia di Friburgo: fino all’ultimo pronta ad aprirgli ieri sera le porte del Borromeo, certa che oggi alle 9 si sarebbe presentato alla messa del mattino nella cappella del collegio sulla Schofer Strasse. Anche di qui la gelida riservatezza che avvolge il “rientro punitivo” in Germania dell’uomo che dal 2005, quale braccio destro di Ratzinger, è stato uno degli esponenti più potenti del cattolicesimo contemporaneo. «L’arcivescovo Gänswein — si limita a dire Marc Mudrak, portavoce dell’arcidiocesi del Baden — sarà comunque qui dai primi di luglio, come privato cittadino e senza un incarico. Alloggerà in affitto in un appartamento ecclesiastico ». Nessuno, dopo lo scontro aperto tra il braccio destro del defunto Papa emerito e Francesco, si aspettava i tappeti rossi tra Città del Vaticano e Friburgo. La freddezza dell’accoglienza da parte della sua città, sia dentro il clero che tra la maggioranza dei fedeli, va però oltre ogni previsione. Silenzio sui media, infastidito riserbo nella curia dell’arcivescovo Stephan Burger, non una funzione pubblica in agenda, o un evento in onore del cittadino più famoso nel mondo.
È la prima volta che un arcivescovo, 67 anni a fine luglio, segretario di un pontefice di cui è esecutore testamentario, appena congedato da prefetto della Casa pontificia, viene allontanato dal Vaticano senza alcun incarico. I media tedeschi l’hanno definito «l’apice dell’umiliazione ». Anche per questo la novità, filtra dalla curia tedesca, non basta a giustificare l’atmosfera di fredda sopportazione verso quello che viene considerato «un problema in più da risolvere». Il ribattezzato “problema”, non solo a Friburgo, ruota attorno all’inciso «per il momento», contenuto nell’ordine di concedo germanico imposto a Gänswein a metà giugno. Promessa di futuri incarichi all’altezza del rango voluto da Ratzinger, o minaccia in attesa di valutare i prossimi atteggiamenti nei confronti di Bergoglio? «Certo è — dice un autorevole rappresentante del Collegio Borromeo — che padre Georg non può restare a lungo a Friburgo senza alcun incarico. Riceveuno stipendio da arcivescovo, dispone di un vasto alloggio, mantiene un curriculum ecclesiastico al massimo livello. Non è nei fatti un privato cittadino: anche se non farà parte della Conferenza episcopale tedesca, la sua presenza imbarazza una curia già in difficoltà».
Lo scandalo qui è scoppiato a metà aprile. Un rapporto dell’amministrazione ecclesiastica sugli abusi al proprio interno mette sotto accusa oltre 250 sacerdoti quali possibili autori di violenze sessuali: le vittime, a partire dal 1945, sarebbero oltre 540. Imputati, per abusi tra il 1978 e il 2013, anche due arcivescovi: il defunto Oskar Saier, di cui Gänswein fu vicario e segretario, e l’attuale arcivescovo emerito Robert Zollitsch, che si è rifiutato di collaborare con le forze dell’ordine. Nel ciclone c’è però lo stesso Burger, arcivescovo in carica, costretto al mea culpa e a scuse pubbliche in qualità di ex capo del tribunale della circoscrizione ecclesiastica. «Non vi è dubbio che ho commesso errori — ha detto — Come arcivescovo chiedo perdono alle persone colpite».
Padre Georg rientra così da invisibile privato, per ora ignorato e in un clima pesante nella sua Friburgo, dove si registra una fuga di massa di iscritti paganti alla Chiesa cattolica. «Molti restano fieri di lui — dice davanti al Collegio Borromeo la suora Dora Ruck — e sono riconoscenti per l’assistenza offerta da un conterraneo a papa Ratzinger. Come simbolo conservatore Gaenswein rischia però di restare isolato in casa propria, ospite di un clero locale progressista e di una comunità cattolica che chiede riforme profonde, vicina a Bergoglio». Come dire che tantomeno in Germania vengono dimenticati i veleni vaticani, il caso del libro a doppia firma a favore del celibato dei preti mandato in stampa dal cardinale Robert Sarah, le accuse a Francesco contenute nel volume Nient’altro che la verità , presentato da padre Georg pochi giorni dopo la morte di Ratzinger.
Per quasi tre decenni Gänswein, maestro di sci, è stato il “prete bello” più potente del Vaticano. Ora gli è stato messo in mano un biglietto di sola andata per Friburgo, dormirà a due passi dalla stanza in cui alloggiò Benedetto XVI nella sua visita in città nel 2011, «per il momento» non avrà incarichi e quel “momento” potrebbe non finire mai. Sconta la pena per «aver tentato di contrapporre Benedetto a Francesco». Anche la misericordia sa essere spietata.