L’artiglieria israeliana prende di mira il municipio di Rafah. Contano anche i simboli in questa guerra impari. Intanto il quotidiano israeliano progressista Haaretz in serata apre il sito con questa “esclusiva”: “Israele si impegna a limitare l’operazione Rafah e a concedere il controllo del passaggio con l’Egitto a una società americana privata”. E ancora: “Prima dell’invasione terrestre di Rafah, Israele aveva chiarito durante i colloqui che l’obiettivo dell’operazione era esercitare pressione su Hamas nella negoziazione degli ostaggi e danneggiare la reputazione del valico come simbolo del potere di Hamas”. Sarà, ma intanto l’esercito israeliano ha preso il controllo del valico di Rafah con l’Egitto con un’operazione fulminea, isolando di fatto la Striscia dove, oltre Rafah, sono chiusi anche il valico di Erez (al nord) e quello di Kerem Shalom (a sud), colpito nei giorni scorsi da Hamas con il tiro dei mortai. La popolazione di Rafah, residenti e sfollati del nord e del centro della Striscia, è terrorizzata dalla possibilità che questa ultima chiusura blocchi aiuti, medicinali, possibilità di partire in cerca di un futuro. Il valico di Rafah è praticamente l’unico punto di uscita da Gaza verso il mondo esterno, dove finora sono transitati aiuti e persone evacuate verso il Sinai egiziano, infatti.
Dall’Onu, il segretario generale Antonio Guterres ha intimato a Israele di riaprire “immediatamente” tutti i valichi, così come hanno fatto gli Stati Uniti. Il portavoce della sicurezza nazionale, John Kirby, ha affermato che Washington “esige che ciò accada” il prima possibile. Cominciata la notte tra lunedì e martedì con intensi combattimenti di terra nella parte est della città, l’operazione dell’Idf è terminata questa mattina con l’arrivo dei tank della 410ª brigata corazzata al valico, dove è stata issata la bandiera israeliana, sostituendo quelle palestinesi. Altro simbolo sfregiato. L’esercito ha affermato che, in base a informazioni di intelligence, il valico di Rafah “era usato a scopi terroristici – ha sostenuto il portavoce militare –, per questo è stata avviata una precisa operazione di antiterrorismo in base a informazioni di intelligence per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le strutture di Hamas nelle specifiche aree della parte est della città”. Poi ha confermato “l’uccisione, durante l’operazione, di 20 miliziani e l’individuazione di tre imbocchi di tunnel di Hamas”. Media arabi e l’agenzia palestinese Wafa hanno riferito che “20 persone sono state uccise su Rafah, compresi donne e bambini” nei raid israeliani.
L’ingresso di Israele a Rafah ha provocato la reazione americana, con Washington che ha ribadito di essere contraria alla manovra militare. “Biden lo ha ridetto a Netanyahu nel colloquio di ieri”, ha spiegato Kirby aggiungendo che gli Stati Uniti “monitorano la situazione con molta attenzione”. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha fatto appello proprio agli Usa “per impedire alle autorità di occupazione israeliane di invadere Rafah e sfollarne i cittadini”. L’operazione a Rafah è scattata poche ore dopo che il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha annunciato, a sorpresa, che la fazione islamica avrebbe accettato la proposta di mediazione per la tregua di Qatar e Egitto. Bozza di accordo che Israele ha definito “inaccettabile”, accusando Washington di non averlo informato sull’ultima versione.
L’ingresso a Rafah – di cui Hamas e Israele danno opposte chiavi di lettura – non ha tuttavia impedito alle parti di tornare al Cairo per riprendere i negoziati, sotto la spinta degli americani presenti con il capo della Cia William Burns e dei mediatori. “La proposta di Hamas – ha chiuso il premier Benjamin Netanyahu – mirava a sabotare l’operazione a Rafah. Non è successo. L’ingresso a Rafah serve a due principali obiettivi di guerra: il ritorno dei nostri ostaggi e l’eliminazione di Hamas”. Israele, ha avvertito il primo ministro, non cederà al Cairo “sul rilascio degli ostaggi e sui requisiti essenziali per la sicurezza dello Stato”. Ha replicato Hamas: “L’occupazione di Rafah conferma l’intenzione delle forze di occupazione di interrompere gli sforzi di mediazione per il cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri”. Per Hamas questi colloqui sono “l’ultima possibilità” per Israele di recuperare gli ostaggi.
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