
Uno scenario suggestivo quanto probabile
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25 Luglio 2025Il negoziato tra Israele e Hamas è nuovamente in stallo. Al centro del blocco, la richiesta di Hamas di inserire nell’accordo una clausola che impedisca la ripresa dei combattimenti da parte israeliana dopo i 60 giorni di tregua. Israele rifiuta, temendo di compromettere la propria sicurezza. Anche gli Stati Uniti, coinvolti nei colloqui, hanno interrotto la mediazione, accusando Hamas di non agire in buona fede e di voler strappare condizioni irrealistiche.
Uno dei tentativi diplomatici più recenti si sarebbe svolto in Sardegna, a bordo di uno yacht, tra rappresentanti statunitensi, israeliani e del Qatar. Ma l’incontro è saltato all’ultimo momento, tra accuse reciproche e tensioni crescenti. Nel frattempo, i familiari degli ostaggi israeliani ancora a Gaza chiedono un’intesa urgente: sono almeno 50, ma solo 23 sarebbero vivi.
Sul campo, la situazione umanitaria è disastrosa. Il valico di Zikim, che dovrebbe essere un canale per gli aiuti, è bloccato o aperto solo sporadicamente. I camion delle organizzazioni internazionali vengono fermati, assaltati o presi di mira. Cinque giorni fa, decine di civili in attesa di aiuti sono stati uccisi dai soldati israeliani. La carestia si allarga: 113 persone sono già morte per malnutrizione e l’ONU avverte che servono almeno 500.000 sacchi di farina a settimana per evitare il collasso totale.
Mentre i bombardamenti continuano e il numero dei morti cresce, la diplomazia arranca. Francia, Germania e Regno Unito chiedono un rilancio della soluzione dei due Stati. Parigi ha annunciato che riconoscerà ufficialmente la Palestina all’Assemblea Generale dell’ONU. Ma né Israele né gli Stati Uniti sembrano intenzionati a seguirli. Alcuni ministri israeliani rilanciano invece proposte radicali: “Gaza sarà tutta ebraica”, ha dichiarato uno di loro, ribadendo l’intenzione di eliminare ogni presenza palestinese.
Nel frattempo, a Gerusalemme Est si annunciano nuove demolizioni di case, e gli scontri continuano anche all’interno di Israele. La spirale di violenza e fame sembra lontana dall’arrestarsi. E la speranza di una tregua duratura appare, oggi più che mai, lontana.