“Il Movimento del Nulla” domani a Castiglion Fiorentino (Arezzo)
diFulvio Paloscia
Nell’agone politico si fa avanti un nuovo partito. È il Movimento del nulla. Che ha i suoi obiettivi, le sue idee, le sue t-shirt con gli slogan che ne sintetizzano la filosofia: «Saremo un governo ladro anche quando non piove». «Lavorare meno lavorare voi». «Basta truffe agli anziani ma truffe a tutti». «Ricostruiremo l’Italia abusivamente». «Tutti per uno e quell’uno sono io». Ma soprattutto: «Non manterremo le promesse, ma noi ve lo diciamo prima», sottotitolo dello spettacolo (perché di questo, in realtà, si tratta) di Gene Gnocchi Il Movimento del nulla,domani al Comunale di Castiglion Fiorentino (Arezzo, alle 20,45): «Siamo molto democratici — spiega il comico, scrittore e “presidente” del Movimento — ad esempio candidiamo due inni diversi, è il pubblico a sceglier quello ufficiale.
Un clone della piattaforma Rousseau? Sì, ma la nostra si chiama Brigitte Bardot».
C’è un legame tra lo spettacolo e la sua partecipazione a talk politici televisivi come Dimartedì eQuarta repubblica?
«I primi vagiti del Movimento sono stati proprio nella trasmissione di Porro: durante la campagna elettorale delle scorse politiche abbiamo iniziato a postare i primi avvisi, e l’ottima risposta mi ha spinto a inventare lo spettacolo. Partecipare a quei talk mi ha fatto capire quanto la nostra classe politica non abbia spessore umano. A deprimermi è il fatto che siamo in mano a gente che dovrebbe essere migliore di noi, e invece è la catastrofe. Una mia amica che lavora in parlamento mi ha detto che non sanno neanche scrivere le leggi, perché hanno studiato poco o nulla. C’è bisogno di un partito che riporti gli italiani alle urne. C’è bisogno del Movimento del nulla».
Che, in soldoni, cosapredicherebbe?
«L’azzeramento. Tabula rasa. Da Salvini a Meloni, da Calenda a Renzi, da Conte a Elly Schlein, tutti devono cercarsi un lavoro vero. Lasceremo ai giovani un territorio politico completamente libero. Non c’è riuscita la pandemia né l’asteroide, ma sarà il Movimento ad accelerare il processo di disgregazione della politica».
Ha fiducia nei giovani?
«Non lo so, però, scherzi a parte, mi piace l’utopia di un Paese libero da tutto, che chiede alla generazione z: adesso ricostruite, dimostrate che ne siete capaci».
Lo spettacolo ha la struttura di una convention. Come la Leopolda renziana?
«Però non ci ispiriamo ad un’antica stazione. Il nostro movimento è nato dove c’era una vecchia casa chiusa.
Noi abbiamo la Bernarda».
Uno dei punti fondamentali del vostro programma sarà senza dubbio la sanità.
«Per forza, dopo il Covid di nodi al pettine ne sono venuti. Siccome abbiamo notato quanta fatica facciano i medici di base, li affiancheremo con i medici di altezza: moltiplicandoli, verrà fuori il perimetro del distretto sanitario. E per risolvere la carenza dei posti letto, proponiamo l’eutanasia a sorteggio».
Fedez ha lanciato il suo ultimo album con una promozione ispirata alle modalità della campagnaelettorale. In tanti sono caduti nel trabocchetto, pensando che il rapper davvero scendesse in campo. Dopo Grillo tutti possono fare politica?
«Non c’entra Grillo, che tra l’altro agli esordi da politico si presentò con potente armamentario di lotte per l’ambiente, ma è un declino generale per cui la politica è vista come un tornaconto personale. Con i problemi d’inflazione e di reddito salariale, chi ci governa non ha di meglio da fare che occuparsi di premierato, che non si sa cosa sia. E comunque se pensiamo plausibile l’avvento di Fedez in politica, è evidente che siamo un Paese di nodi irrisolti».
Berlusconi si sarebbe alleato con il Movimento del nulla?
«Era una persona di spirito, e secondo me avrebbe colto l’ironia.
Sapeva che anche la satira più feroce non sposta gli equilibri, né le preferenze».
Anche lei ha pianto il Cavaliere come grande statista?
«Sull’imprenditore, nulla da eccepire. Ma faccio fatica a rappresentarmelo come uno statista».
Lei è anche cantante.
Oggi, in piena era del politicamente corretto, risceglierebbe Un toy boy per Maria Elena Boschicome titolo di un suo album?
«Perché no? Non mi pare disturbi nessuno. I toy boy esistono, Boschi pure, magari potrebbe anche servirsene, chi può dirlo. Nella comicità l’unico discrimine è il penale».
È stato anche calciatore, in serie C.
Cosa le ha lasciato quella sua vita precedente?
«Primo: il calcio è felicità. Secondo: chi nasce calciatore — e io, come diceva Totò, lo nacqui — muore calciatore. Non mi offendo se mi dicono che non so condurre un programma in tivù o che i miei spettacoli non fanno ridere. Ma vivrei l’accusa di non saper tirare al pallone come l’offesa, la ferita più grande».
In tivù si sente ancora a suo agio?
«Non mi sembra un gran momento per la televisione ma sì, se lavoro con le persone giuste, come la mia amica Simona Ventura che mi ha portato inCitofonare Rai2. Però nel cassetto ho un programma tutto mio: una scuola per opinionisti, si chiama Martiri di Daniele Capezzone».
A maggio la sua famiglia è stata colpita dall’alluvione in Emilia Romagna. C’è qualcosa che vuol dire alla Toscana in ginocchio per il maltempo?
«Di far tesoro della solidarietà dell’Italia generosa perché da noi, dal punto di vista istituzionale, la situazione è ben lontana dall’essere risolta. Al di là dell’aiuto fisico dei volontari, il resto è sempre nelle mani di Dio».