Dopo la decisione di Friedrich Merz di rompere il tabù della collaborazione con AfD, la faglia nella politica tedesca si allarga. La scelta di contare sui voti di Alice Weidel nel day after – e alla vigilia di un voto molto più significativo su una proposta di legge della Cdu – ha gettato la politica tedesca in una situazione sconosciuta fino a questo momento.
A dissipare gli ultimi dubbi sulla gravità del quadro ieri mattina è arrivata una nota nientemeno che di Angela Merkel. L’ex cancelliera è intervenuta per la prima volta dalla fine del suo mandato sull’attualità politica: da quando ha lasciato la cancelleria, si è limitata a considerazioni laterali sulla politica estera, mentre ieri ha scelto di attaccare direttamente il suo erede alla guida della Cdu Merz. Il linguaggio è diplomatico, ma il messaggio è chiaro: il leader della Cdu ha sbagliato.
Per l’ex cancelliera la posizione da tenere è quella articolata dallo stesso Merz mesi fa, quando ha incoraggiato tutto il parlamento a non creare mai situazioni in cui ci sia bisogno di contare sui voti dell’estrema destra. «Questa proposta e la posizione ad essa associata erano un’espressione di grande responsabilità politica, che sostengo pienamente. Ritengo sbagliato non sentirsi più vincolati da questa proposta», si legge nella nota, che rimprovera Merz di aver voltato le spalle al «senso di responsabilità e dello stato».
Che i due non si amino non è un segreto: dopo essersi sfidati un quarto di secolo fa per la guida del partito, Merz aveva visto i suoi sogni avverarsi con l’elezione a erede di Merkel dopo la sua uscita di scena. A fine 2024, in una delle sue interviste di promozione della sua autobiografia Libertà, l’ex cancelliera aveva però spiegato che se Merz è arrivato «così lontano, deve avere qualche qualità che l’ha reso possibile. Non si diventa candidati cancelliere senza motivo». Non esattamente un endorsement pieno di entusiasmo.
La voce di Merkel è certamente la più rilevante, ma non l’unica che si è alzata contro la decisione di Merz. Olaf Scholz ha sfruttato un talk show di mercoledì sera per spiegare che a questo punto non può più fidarsi dell’omologo della Cdu, sapendo che è disposto anche a fare cosa comune con l’estrema destra. Il cancelliere, indebolito da una situazione economica sempre più depressa, dopo che mercoledì il governo ha di nuovo tagliato le prospettive di crescita del Pil dall’1,1 per cento ad appena lo 0,3, potrebbe recuperare terreno rispetto alla Cdu proprio grazie alla decisione di Merz di contare su AfD: i sondaggi di ieri, ancora risalenti ai giorni precedenti al voto, registravano già un trend positivo per Scholz. Ora, le cose per lui potrebbero addirittura migliorare.
Le proteste
Subito dopo il voto, un gruppo di persone è anche sceso in piazza sotto alla sede della Cdu scandendo lo slogan «Brandmauer statt Brandstiftung», «muro di fuoco invece che incendio doloso». Anche i Verdi sono intervenuti con parole indignate: la scelta della Cdu rischia di rivelarsi un boomerang dopo le elezioni, visto che gli altri due principali partiti valutano se sia ancora il caso di sedersi al tavolo delle trattative con chi ha trovato un compromesso con l’estrema destra.
Anche dalla società civile sono piovute critiche: contrarie fin da mercoledì la chiesa cattolica e quella protestante, ieri è arrivata una lettera aperta a Merz firmata da volti noti dello spettacolo che chiede ai parlamentari di Cdu, Fdp e BSW di prendere le distanze da AfD e di astenersi o votare contro la proposta di legge dei cristianodemocratici sulle limitazioni all’immigrazione che potrebbe sostenere anche il partito di Alice Weidel.
Non solo: nel corso della giornata i giornali hanno anche diffuso la notizia che un noto sopravvissuto alla Shoah, Albrecht Weinberg, ha deciso di restituire la Croce federale al merito, una prestigiosa decorazione al merito. A seguire il suo esempio anche il fotografo Luigi Toscano, che ha dedicato tanta parte della sua carriera a progetti sulla storia del regime nazista. Per non parlare della stampa, a parte pochissime eccezioni molto critica con la Cdu: perfino il tabloid Bild ha messo da parte la sua tradizionale linea conservatrice-populista e in un corsivo del vicedirettore Paul Ronzheimer ha spiegato che «il gioco non valeva la candela».
Anche i cristianodemocratici non sono tutti d’accordo con la linea di Merz. A parte la deputata Antje Tillmann, che ha disatteso la disciplina di partito votando contro la mozione al Bundestag, sono critici soprattutto i governatori dei Land governati dalla Cdu. Daniel Günther e Hendrik Wüst, che guidano rispettivamente lo Schleswig-Holstein e la Renania settentrionale-Westfalia, hanno auspicato che si continui la collaborazione soltanto con i partiti democratici.
Il sindaco di Berlino Kai Wegener, che è contemporaneamente il governatore del Land, ha annunciato che se la proposta di legge sui migranti dovesse raggiungere il Bundesrat – la camera che raccoglie i rappresentanti regionali – grazie ai voti di AfD, lui non la voterà. Dai socialdemocratici arriva anche la richiesta ai cristiano-democratici di ritirare la proposta di legge pur di evitare la maggioranza casuale con Fdp e AfD, ma per ora Merz continua per la sua strada, insistendo nel chiedere a Spd e Verdi un’impossibile convergenza sul suo testo.
Ma di ora in ora, l’intesa con AfD (secondo il più recente arzigogolato tentativo di autoassoluzione di Merz essenziale per evitare che dopo le elezioni sia di nuovo costretto a scendere a patti con l’estrema destra) si fa più probabile anche oggi. E AfD rischia di brindare di nuovo, dopo che – ironia della sorte – anche l’ultimo tentativo di vietare per legge il partito di Alice Weidel è affondato, rispedito in commissione dopo la discussione generale. Dove morirà insieme alla legislatura.