ANTONIO BRAVETTI
«Da ministro avrei approvato il Mes, ma non mi sembra fosse aria…». Il giorno dopo la bocciatura del Parlamento, il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti dice che lui il Meccanismo europeo di stabilità l’avrebbe ratificato. Giovedì, invece, la sua maggioranza l’ha respinto alla Camera e così le opposizioni gli chiedono a gran voce di farsi da parte, mettendogli in conto anche il via libera a un Patto di stabilità che inaugura «una nuova stagione di austerità». Il leghista, dal canto suo, non si muove: «Sulle dimissioni decido io», replica. Le minoranze, però, insistono: «Giorgetti si dimetta per dignità», lo esorta Matteo Ricci (Pd). Anche i centristi lo attaccano. Azione lo invita a lasciare, mentre per Italia Viva d’ora in poi in Europa il ministro «sarà considerato inaffidabile o imbroglione». Nel silenzio del governo e della maggioranza si erge la voce di Maurizio Gasparri: «Giorgetti ha la fiducia del Parlamento».
Ieri mattina il ministro dell’Economia era nell’aula del Senato per l’approvazione della legge di bilancio. Occasione ghiotta per le opposizioni per metterlo sulla graticola. «L’Italia era stimata in Europa – lo rimprovera il capogruppo del Pd Francesco Boccia – oggi l’Italia è inaffidabile, lei non può fare il don Abbondio». Stefano Patuanelli lo incolpa di aver dato il via libera a un Patto di stabilità «lacrime e sangue» per l’Italia: «Siamo stati umiliati, schiaffeggiati e ricattati dall’Europa». Matteo Renzi accusa il governo di aver affossato il Mes «per ripicca» contro i vincoli imposti dalla Ue.
Dopo l’ok del Senato alla manovra, Giorgetti esce da palazzo Madama scuotendo la testa e parlando in terza persona: «Il ministro dell’Economia e delle finanze avrebbe interesse che il Mes fosse approvato per motivazioni di tipo economico-finanziarie. Ma per come si è sviluppato il dibattito negli ultimi giorni, giurì d’onore e cose di questo tipo, mi è sembrato evidente che non fosse aria per un’approvazione, per motivazioni non soltanto economiche». Gli fanno notare che le opposizioni chiedono le sue dimissioni e lui risponde: «I consigli dell’opposizione sono sempre utili, ma poi permettetemi se decido io».
Anche il Patto di stabilità resta un fronte aperto: «Abbiamo fatto dei passi avanti, quando lo leggerete bene scoprirete che è molto meglio di quello che sembra – assicura – a esempio l’esclusione degli investimenti sulla difesa, richiesta italiana che solo un anno fa sembrava totalmente irrealistica, adesso è diventata realtà. Forse anche in Europa si sono resi conto che dobbiamo pensare alla sicurezza». E poi c’è la fusione Ita-Lufthansa. I tempi si stanno allungando, con la Commissione europea che sta ancora valutando gli effetti sulla concorrenza della concentrazione tra le due società, in particolare per quanto riguarda le tratte verso il Nord Europa. «Non è che l’Europa ha sempre ragione – sbotta Giorgetti – serviranno altri mesi di approfondimenti», nonostante l’Italia abbia «fatto esattamente quello che era stato prescritto dalla stessa Commissione Ue. Il fatto che perdiamo altro tempo non è una cosa positiva».
Le minoranze, intanto, non smettono di consigliarlo. «Le dichiarazioni del ministro Giorgetti, che ha ammesso che avrebbe votato a favore del Mes, sono l’ennesima conferma che questo governo è completamente allo sbando», commenta Angelo Bonelli (Avs). «Credo che Giorgetti dovrebbe seriamente valutare la possibilità di continuare a fare il ministro dell’Economia – osserva Carlo Calenda – visto che il governo ha smentito la sua linea. Il Patto di stabilità firmato è punitivo per l’Italia e se ne vedranno gli effetti dopo che questo governo se ne sarà andato via, per questo lo hanno firmato. Una grande farsa italiana». Per il segretario di Più Europa Riccardo Magi «è tornata l’Italietta. Con la bocciatura del Mes – sottolinea – ha vinto la paranoia, il complottismo e il provincialismo, hanno vinto le fake news dei colonnelli no euro della Lega di Salvini».