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La replica di Gentiloni: «Il vero problema è non attuarli. Ma Giancarlo scherza, lo conosco»
RIMINI Non era nel programma ufficiale, ma il botta e risposta tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il commissario europeo uscente con delega agli Affari economici Paolo Gentiloni, ospiti del Meeting di Liberazione a distanza di poche ore l’uno dall’altro, ha animato la giornata. Pnrr e nuovo patto di Stabilità gli argomenti di divisione alla vigilia della stagione della manovra economica. La prima puntura di spillo è arrivata dal ministro. «Potrei riempirvi di titoli di piani e progetti Pnrr sulla formazione che ricordano i piani quinquennali dell’Unione Sovietica, scusate la battuta» ha detto Giorgetti dopo aver promesso alla platea riminese che avrebbe regalato qualche «provocazione». Che, infatti, è arrivata subito dopo quando il ministro ha lamentato che i criteri con cui è stato messo a punto il nuovo patto di Stabilità costringono il governo a lavorare con una logica di «corto respiro», quando invece ci sarebbe la necessità di ragionare su più anni.
Gentiloni, arrivato a Rimini un paio d’ore dopo, ha preso atto delle osservazioni di Giorgetti e ha derubricato l’uscita sul Pnrr a «battuta» di spirito. «Del resto conosco bene il ministro e le sue battute» ha chiosato il commissario europeo, aggiungendo però un ragionamento: con il Pnrr l’Ue «ha attraversato il Rubicone» e i 190 miliardi destinati all’Italia ne fanno il principale Paese destinatario. Piuttosto, ha detto Gentiloni, «se non riuscissimo a spendere questi quattrini allora ci sarebbe un problema». Più articolata, invece, anche se con una punta di veleno, la replica del commissario sulle nuove regole europee sulla finanza pubblica. «Il ministro ha contribuito a scrivere il patto di Stabilità, con lui la collaborazione è sempre stata ottima. Quello di cui parliamo è un piano pluriennale di quattro o addirittura sette anni che i diversi Paesi devono presentare alla Commissione nelle prossime settimane, cioè adesso. Quindi penso che sia una prospettiva di lungo periodo». Per Gentiloni, anzi, la discussione sulla legge di Bilancio che sta per iniziare andrebbe vissuta non come un confronto tradizionale «tra sussidi e tesoretti, ma come una discussione che, almeno in parte, preveda anche di ragionare sui ritardi e sull’opportunità del nostro Paese nel medio periodo».
Il credito
Il ministro: le banche vadano oltre gli algoritmi e colgano la dimensione d’impresa
Dal palco del Meeting Giorgetti ha lanciato altre due stoccate. La prima rivolta ancora all’Europa per le difficoltà che l’Italia incontra nel processo di transizione energetica: «Perché Industria 5.0 è così complessa? Perché noi abbiamo fatto una fatica terribile, insieme ai colleghi del Mimit, a trovare delle formule che permettessero di estendere il più possibile anche ai temi della formazione l’utilizzo di Industria 5.0, perché in base ai diktat che arrivavano da Bruxelles sarebbe stata limitata ad alcuni settori legati alla transizione energetica e stop». La seconda critica alle banche: «La banca non può essere un algoritmo. Ha di fronte una persona fatta di cuore e anche di anima, che è l’imprenditore. Se non riesce a cogliere la dimensione che va oltre i freddi numeri nell’affidamento, si fa fatica ad alimentare questa scia di iniziativa intrapresa che poi si trasforma nell’impresa».
Giorgetti
I criteri con cui è stato messo a punto il nuovo patto di Stabilità costringono il governo a lavorare con una logica di «corto respiro», quando invece ci sarebbe la necessità di ragionare su più anni
Gentiloni
Il ministro ha contribuito a scrivere il patto di Stabilità, con lui la collaborazione è sempre stata ottima. È un piano pluriennale di 4 o addirittura 7 anni. Penso che sia una prospettiva di lungo periodo