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Marcello Sorgi
Non sarà forse definitivo – dato che per martedì è fissato un incontro tra Meloni e Von der Leyen, alla vigilia della seduta per la rielezione della presidente della Commissione, fissata per giovedì 18 – ma l’annuncio di Procaccini, plenipotenziario meloniano a Bruxelles, che ci sarà libertà di voto tra le diverse delegazioni dei Conservatori sulla riconferma di VdL, lascia ancora aperto l’approdo della lunga e sofferta riflessione della premier sul da farsi in Europa. Alla fine, Meloni rinvia all’incontro di martedi con la stessa Von der Leyen, e all’eventualità che arrivi un’offerta di quelle che non si possono rifiutare per l’Italia, un ripensamento rispetto all’astensione già annunciata di Fratelli d’Italia. La premier s’è condotta bene al vertice Nato concluso ieri con la decisione del rafforzamento dell’impegno militare in difesa dell’Occidente e dell’installazione di nuovi missili e lunga gittata in Europa – uno scenario che ricorda la fine della Guerra Fredda. Ma al momento di confermare la vocazione europeista espressa chiaramente nella precedente legislatura, è evidente che stia ancora cercando un compromesso con l’amica Ursula, che le consenta di darle appoggio senza offrire troppo il fianco agli attacchi di Salvini, Le Pen e della nuova destra estrema a Strasburgo.
E a meno di decisioni dell’ultima ora, giovedì prossimo l’alleanza di destra-centro che governa in Italia si presenterà allo scrutinio con tre posizioni diverse: Meloni, appunto, confermerebbe per i propri deputati l’astensione, pur mantenendosi autonoma, magari per orientarli in parte, nel segreto dell’urna, verso il sì. Tajani, come leader di Forza Italia e membro del Ppe, voterà a favore. Salvini contro. È l’approdo inevitabile di una coalizione che alle elezioni dell’8 giugno era già andata divisa. E in particolare di una destra radicale, in cui Meloni si riconosceva, ancorché con un ruolo di mediatrice rispetto alla maggioranza europeista, che si era data l’obiettivo di capovolgere i rapporti di forza, vincendo le elezioni e conquistando essa stessa la maggioranza, e invece ha dovuto acconciarsi a un risultato ben al di sotto le aspettative, meno di un terzo dell’Eurocamera, e a un inseguimento finale su chi sta più a destra di chi. Un epilogo mediocre.