Martedì sera, il ministro, in contatto continuo con Giorgia Meloni e i suoi fedelissimi, ha analizzato con Spano quali sarebbero state le rivelazioni di Report che andranno in onda domenica: la consulenza data al marito al Maxxi, dicerie e illazioni sulle relazioni al ministero e soprattutto una chat dei vertici di Fratelli d’Italia in cui si farebbe riferimento a una relazione di Spano con un collega di partito. Il dito viene puntato sulla chat del Dipartimento Famiglia di FdI, che contiene anche alcuni esponenti dei movimenti Pro-life, quello più ostile a Spano. In particolare la protagonista sarebbe una sottosegretaria donna, con un lungo passato nella destra italiana. Dicerie, veleni, sospetti. Che avrebbero portato Giuli e Meloni a decidere per le dimissioni del capo di gabinetto anche per evitare di dare soddisfazione a Sigfrido Ranucci e Report.
Le congetture ai piani alti del governo portano anche a un altro protagonista, che sembrava dimenticato: l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Per Palazzo Chigi e il ministero della Cultura sarebbe stato lui a passare informazioni a Report (Ranucci ha negato) per defenestrare Spano che ha sostituito Francesco Gilioli solo dieci giorni fa. E insieme a Sangiuliano, è l’accusa, gli altri nemici di Giuli sono dirigenti e parlamentari napoletani di Fratelli d’Italia legati all’ex direttore del Tg2, come il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.
Dopo le dimissioni di Spano, ieri Giuli si è presentato alla Camera per l’ennesimo question time in un mese su richiesta di Noi Moderati, partito storicamente vicino ai movimenti pro-Vita. Il ministro si è portato dietro il libro Se amore guarda di Tomaso Montanari e ha regalato ai cronisti una citazione criptica: “L’apparenza inganna”, ha detto facendo riferimento a una commedia francese il cui protagonista si finge omosessuale per non essere licenziato. Subito dopo ha varcato le porte di Palazzo Chigi per un faccia a faccia con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Nessun colloquio ufficiale con la premier Meloni e nemmeno con l’altro sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Durante l’incontro, Mantovano e Giuli avrebbero parlato della situazione al ministero e di quello che potrà uscire dalla puntata di Report. Il ministro è stato chiaro: “Adesso non mi farò commissariare, dovete lasciarmi fare il ministro”. Niente dimissioni, quindi, come ha auspicato lo stesso Mantovano chiedendo al ministro di andare avanti. Poche ore dopo sarà la stessa premier, intervistata dal direttore del Tempo Tommaso Cerno, a spiegare di non essersi occupata del caso Spano: “Non ho capito bene la vicenda – ha detto – i malumori dentro FdI? Ho detto: parlatene con Giuli”, aggiungendo che ogni ministro deve scegliersi i suoi collaboratori di fiducia.
Restano però le scorie con una parte di Palazzo Chigi e nello specifico con Fazzolari. Quest’ultimo da subito si era opposto alla nomina di Spano a capo di Gabinetto, insieme alla coppia Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, storicamente legati a Gilioli, alto funzionario del Senato. Fazzolari da subito avrebbe voluto mantenere con Giuli lo stesso rapporto che aveva con Sangiuliano: una sorta di commissariamento per interposta persona, cioè il fedelissimo Emanuele Merlino, che lavora nella segreteria tecnica del ministro della Cultura. Giuli però ha subito rivendicato la sua autonomia: “Io non sono un uomo di partito”, è stato il mantra di Giuli, cercando di dimostrare di avere le mani libere rispetto a Palazzo Chigi. Atteggiamento che ha provocato tensioni proprio con Fazzolari. Non è un caso che adesso i fedelissimi di Meloni vorrebbero avere un ruolo nella nomina del nuovo capo di Gabinetto. Il nome non c’è ancora, ma il ministro si prenderà tutto il tempo necessario: meglio evitare nuovi errori.