Il conflitto
Scambi di artiglieria tra Idf e Hezbollah: uccisi tre comandanti militari sciiti e colpita una delle batterie antiaeree israeliane Il gabinetto di guerra riunito per decidere la risposta ai bombardamenti. Teheran: “Reagiremo, pronta un’arma mai vista”
Paolo Brera
TEL AVIV — Per il terzo giorno consecutivo Israele ha riunito il gabinetto di guerra: quattro ministri intorno a un tavolo, insieme al premier Benjamin Netanyahu, preparano la risposta all’attacco iraniano di sabato notte, che già era una replica al bombardamento israeliano del consolato iraniano di Damasco. Nessuno si illude sia giunto il momento di riporre finalmente i cannoni.
Dopo la grande paura, a Tel Aviv ci sono il sole e i gelati, la spiaggia e la vita che germoglia di nuovo. Ripartono i voli, torna la calma quotidiana. «È merito vostro», dice il capo di stato maggiore Herzi Halevi plaudendo agli «operatori degli Arrow 1 e 2», alla loro «allerta e vigilanza estrema» che ha evitato il peggio nella notte dei missili cadenti. Ma ieri le batterie di Hezbollah libanesi ne hanno centrato un avamposto, nel Nord di Israele: tre feriti con (pare) una batteria contraerea messa fuori uso. Israele, a sua volta, ha spedito un drone a uccidere il comandante di Hezbollah Ismail Baz, mentre guidava nel sudest del Libano. Poi ne ha uccisi altri due, inquello che sembra un anticipo di un’ulteriore resa dei conti, nell’ambito del più grande conflitto con l’Iran.
Sono proseguiti anche gli attacchi israeliani a Gaza, con l’uccisione mirata di nove “agenti di polizia” palestinesi nella Striscia, ritenuti miliziani di Hamas. Ma è la minaccia di un conflitto aperto con Teheran, e il rischio che questo inneschi una pericolosissima guerra regionale, a tenere il mondo con il fiato sospeso. «Se Israele risponderà siamo pronti a colpire con un’arma mai utilizzata in precedenza», dice la Commissione sicurezza del Parlamento iraniano. «L’attacco con cui abbiamo punito l’aggressore Israele ha avuto successo », aggiunge il presidente Ebrahim Raisi, soddisfatto del significato politico di quella lunga serie di droni e missili intercettati che è riuscita a sfondare una casa nel sud di Israele, mandando in fin di vita una bambina: «Qualsiasi ritorsione, ora, riceverà una risposta terribile, ampia e dolorosa ».
Le minacce iraniane non serviranno a intimorire il governo israeliano. «Non ne usciranno indenni», dice il portavoce delle forze armate dello Stato ebraico. Colpirà di certo, ma la diplomazia internazionale è al lavoro per limitare e contenere la risposta, mentre tutt’intorno fanno eco itamburi di guerra. Israele non agirà d’impulso. E informerà per tempo il suo principale alleato, gli Usa, che a quanto pare aveva tenuto all’oscuro del precedente a Damasco. Il presidente Joe Biden dice di augurarsi stavolta di «avere un po’ di tempo» per mettere in sicurezza il personale americano, compreso quello diplomatico. «Ho discusso con alti funzionari Usa — dice il ministro Benny Gantz — e Israele lavorerà insieme a loro usando saggezza strategica per rispondere nel modo, tempo e luogoche sceglierà. E per costruire un’alleanza globale e regionale contro Teheran ».
E questo è il punto. Israele non rinuncerà a premere per risolvere il nodo gordiano della minaccia alla sua stessa esistenza costituita dal regime degli Ayatollah, così come non vuole fermarsi nella resa dei conti con Hamas. Ma sono due capitoli paralleli e distinti, e neppure i falchi israeliani sono così spregiudicati da pensare di risolvere entrambi con la stessa medicina riservata a Gaza.
Oggi sarà a Gerusalemme il ministro britannico David Cameron, dopo che ieri Netanyahu ha avuto un colloquio col premier Rishi Sunak che gli ha ribadito come non sia interesse di nessuno un’escalation. E lo stesso presidente della Commisione esteri della Knesset, Yuli Edelstein, che milita nel likud di Netanyahu, dice che la risposta israeliana terrà conto «delle preoccupazioni dei partner, del rischio voli e della necessità di mantenere la concentrazione sulla guerra a Hamas».
Dietro le quinte si susseguono indiscrezioni sugli obiettivi. Poggiando su fonti anonime, arrivano a ricostruzioni opposte: secondo laNbc l’attacco avverrà fuori dai confini iraniani, contro i suoi alleati e le sue emanazioni. Secondo altre versioni il gabinetto di guerra avrebbe deciso di agire «con forza e precisione», probabilmente proprio in Iran, ma in modo da non s catenare l’inferno. La prima reazione certa, intanto, saranno nuove sanzioni in arrivo.