Dottor Celli, cosa le è piaciuto dello show di Grillo?
Il fatto che si sia trattato di una tv verità. L’uomo Grillo s’è messo a nudo, come padre e come politico, facendo autocritica sul suo progetto dell’ultima quindicina d’anni, il Movimento 5 Stelle, fino a imporsi un’autoflagellazione non necessaria. Grillo ha interpretato semplicemente se stesso, rivolgendosi direttamente al pubblico in sala e a casa. È stato un momento di grande televisione fatta da un personaggio che conosce perfettamente ogni singolo momento del meccanismo della tv, che ha piena consapevolezza del suo pensiero e di chi lo sta ascoltando.
Insomma, un grande animale televisivo. Come forse non ce ne sono più?
È proprio questo il punto: il suo monologo, dove anche Fazio ha avuto un ruolo importantissimo – perché anche Fabio è un grande uomo di tv – spicca proprio se paragonato al resto, a programmi miseri, piatti, mediocri. Dove i copioni sono tutti già scritti e non c’è mai un brivido di sorpresa. Più un conduttore è scarso e più si lega mani e piedi al copione, alla scaletta, senza un minimo d’improvvisazione. Invece le persone si sintonizzano su un canale proprio quando sanno che lì potranno vedere qualcosa di unico e sorprendente. Ma la tv attuale ha anche altri difetti.
Quali?
Innanzitutto si occupa assai poco di grandi temi. Poi è una tv fittizia, falsa, costruita ad arte, dove appunto tutto è già scritto. Basti vedere i talk politici: sono tutti uguali, si mettono insieme persone che la pensano diversamente al solo scopo di farle litigare, sperando così di alzare l’audience. Ma sono stratagemmi di corto respiro. Mancano i grandi conduttori e forse anche i grandi autori.
La Rai ultimamente si è lasciata scappare diversi grossi nomi.
Premesso che va male la Rai, ma va male pure Mediaset, in Viale Mazzini si è certamente commesso l’errore di lasciare andar via nomi di rilievo, a partire dallo stesso Fazio e tutti gli altri, che nel corso degli anni si sono conquistati audience e pubblico. Si vede che non erano più funzionali a un certo progetto, a un disegno politico. Per sostituirli con chi? Non si sa. Non mi pare che i nuovi abbiano portato risultati. Questo programma di Nunzia De Girolamo, per esempio, si poteva evitare senza averne alcun danno. Vedo troppi conduttori scelti solo per appartenenza politica.
Non è sempre stato così?
Non come adesso, mi pare. Se la Rai è fatta da personaggi forti, i politici mantengono una certa distanza. Se invece è debole, allora la politica straborda.
Secondo lei Grillo dovrebbe tornare in televisione?
Assolutamente sì. Tra l’altro io fui l’ultimo, da direttore generale, a tentare di riportarlo in Rai. Ci incontrammo anche per parlarne, un pomeriggio a Milano, in un bar di corso Garibaldi, ma poi non ne se fece nulla. Il fatto che sia stato un importante personaggio politico non credo sia un problema: mi sembra che quell’esperienza se la sia lasciata alle spalle. E poi lui, prima che un politico, è un grande uomo di spettacolo.