Alessandra Ghisleri
«È una vittoria di Alessandra Todde, ci sono 40 mila elettori che sono andati alle urne per votare lei, senza indicare i partiti. Truzzu invece è stato percepito come calato da Roma e i sardi non l’hanno accettato». È la lettura che Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, dà delle elezioni regionali in Sardegna. Un dato emblematico del successo di Todde, spiega la sondaggista, è il risultato delle coalizioni: 48, 8% per il centrodestra contro il 42,6 del centrosinistra. Elly Schlein e Giuseppe Conte sperano nel bis in Abruzzo, obiettivo non impossibile: «Al prossimo appuntamento la coalizione del centrosinistra si presenta unita. Se fosse successo anche alle elezioni politiche la partita sarebbe stata molto più difficile per il centrodestra». Sul calo di consensi che sconta Matteo Salvini, Ghisleri si esprime così: «La Lega deve riuscire a comprendere come essere ancora attrattiva».
Truzzu non era favorito?
«Dall’ultima rilevazione che abbiamo fatto una ventina di giorni fa emergeva un quadro quasi sovrapponibile, la distanza era di un punto percentuale. Con un’affluenza più bassa era atteso aumentare il voto di Todde e diminuire quello di Soru. Viceversa un’affluenza poco più alta avrebbe favorito di pochissimo il centrodestra. La Sardegna è una regione che dal ’99 a oggi ha sempre premiato l’alternanza delle forze politiche a ogni elezione. Nessuno ha mai soddisfatto pienamente i sardi tanto da ottenere la conferma del mandato».
L’affluenza al 52, 4% cosa dice?
«Nel 2019 alle regionali sarde aveva votato il 53, 74% degli aventi diritto, 790 mila persone. Oggi hanno votato 757 mila elettori, c’è uno scarto di 30 mila unità tra le due regionali. Mentre il dato interessante è tra le politiche e le regionali. E l’affluenza è maggiore alle regionali. Alle elezioni nazionali del 2022, infatti, avevano votato 714 mila sardi, 40 mila unità in meno».
È stata una vittoria di misura, di circa 2. 800 voti. Quali fattori hanno consentito al centrosinistra di prevalere?
«Ha vinto Todde: ha ottenuto 40 mila voti in più rispetto alla sua coalizione. Mentre nel centrodestra Truzzu registra una differenza negativa di 5. 400 voti. Soru ha uno scarto positivo di 8. 500 voti».
Cosa vuol dire?
«Sia Todde sia Soru hanno avuto più successo delle loro liste».
È il voto disgiunto che agita i sospetti nel centrodestra?
«Solo in parte. Il voto disgiunto potrebbe arrivare a circa 5. 400 unità, incide poco meno dello 0, 8% sull’affluenza. Tolte queste schede ce ne sono altre 35 mila in cui le persone hanno messo la x solo sul nome della candidata del centrosinistra. Todde ha vinto perché incarnava un’identità sarda. È lei che è vincente, più della coalizione».
Quali partiti sono andati peggio?
«Tutti i grandi partiti hanno perso qualcosa in favore delle liste civiche. Forza Italia è il partito che perde di meno, circa 15 mila voti».
E la Lega?
«Alle politiche in Sardegna era arrivata al 6, 25% (43 mila voti), oggi fa il 3, 80% con 25. 500 voti, quindi perde circa 18 mila voti. Però aggiungendo i numeri del Partito sardo d’azione le preferenze più o meno restano le stesse. Nella somma totale della coalizione il centrodestra fa 48, 8%, 8 punti in più rispetto al risultato della stessa coalizione alle politiche. Nel 2022 aveva preso 270 mila voti, oggi alle regionali cresce e si attesta a 328 mila voti. È complicato dire che i partiti della maggioranza di governo hanno perso, sicuramente hanno lasciato voti alle liste civiche».
Salvini non le sembra in difficoltà in quanto a consensi?
«La Lega ha un suo elettorato e delle discussioni interne molto importanti, deve riuscire a comprendere come essere ancora attrattiva al di là dei grandi leader locali, come Zaia, Fontana e Fedriga».
L’errore del centrodestra quindi è stato candidare Truzzu?
«È particolare che il candidato prenda meno voti dei partiti che lo sostengono».
Però anche Solinas aveva un basso gradimento prima di essere bocciato da Giorgia Meloni.
«Quando un presidente uscente non viene ricandidato, come può essere il caso di Solinas, bisogna spiegare perché e poi presentare un profilo che dimostra di essere all’altezza della sfida. Truzzu nel gradimento dei sindaci era terzultimo in classifica».
Come ha fatto Todde a conquistare la fiducia dei sardi?
«La gente di Sardegna è orgogliosa del proprio territorio, ha vissuto la scelta di Truzzu come fosse calata dal “Continente”. Perciò ha vinto la “sardità”, ovvero di essere nell’isola, per l’isola e dell’isola. Non a caso Todde ha fatto una scelta intelligente, non ha voluto i leader nella campagna elettorale. Lei è stata brava nel dialogo quotidiano con le persone, ha capito i temi a cui tengono i cittadini dell’isola: trasporti, sanità e salute».
Sul voto può aver influito la polemica sui manganelli alle manifestazioni di Pisa e Firenze?
«Non credo abbia avuto un’incidenza così importante».
Cosa si può dire di Azione e +Europa?
«Alle politiche del 2022 avevano fatto il 6, 8%, oggi l’1, 5%. Però nell’8, 6% di Soru si distinguono 4 liste civiche, è tutto molto più complicato. Quindi non mi sento di dire che hanno perso molto».
È possibile un effetto traino per il centrosinistra anche in Abruzzo?
«In Abruzzo la coalizione del centrosinistra è unita. Se si fosse presentata così alle elezioni politiche la partita sarebbe stata molto più difficile per il centrodestra».
Il campo largo del centrosinistra può avere un futuro anche a livello nazionale?
«Lo devono decidere i partiti trovando la quadra, la differenza sta nel fatto che il centrodestra litiga ma alla fine ha obiettivi comuni. Il centrosinistra invece si spacca su molte realtà. Il tema è fare sintesi e studiare un programma unitario».
Il Partito democratico può aspirare ad avvicinare Fratelli d’Italia alle europee di giugno?
«Innanzitutto il Pd deve staccare il Movimento 5 stelle che lo tallona in termini di percentuali, c’è però un bacino di elettori che potrebbe esprimere un voto utile per Schlein. Il punto d’incontro tra i due partiti per un eventuale testa a testa potrebbe essere il 25%, con il Pd in crescita e Fratelli d’Italia in calo».