Ha vinto la Superlega. Ma chissà se, come e quando nascerà la Superlega. È il paradosso della sentenza della Corte di giustizia europea: dar ragione a qualcosa che ancora non esiste. Il verdetto è comunque storico: Uefa e Fifa “stanno abusando di una posizione dominante”. Il mondo del calcio non sarà più lo stesso.
È l’epilogo clamoroso della vicenda iniziata come una farsa nell’aprile 2021 – quando 12 club, capitanati da Real, Barcellona e Juventus, diedero vita alla secessione dei ricchi durata meno di una notte – e che adesso rischia di farsi terribilmente seria. La Corte ha ribaltato anche il parere del procuratore generale, che lo scorso anno spalleggiava la Uefa. L’approvazione preventiva da parte dello stesso ente che organizza suoi tornei e ne sfrutta i proventi commerciali è illegale, così come il controllo esclusivo dei diritti può essere dannoso per club e consumatori. Per quanto la Uefa si affretti a sminuirne la portata, la sentenza è oggettivamente un duro colpo per l’impero di Ceferin e un successo per A22, la società organizzatrice della Superlega, che esulta: “Il monopolio Uefa è finito, il calcio è libero”.
Il tema adesso è cosa ne farà di questa libertà. La Corte – come specifica il dispositivo – non autorizza di per sé la Superlega. Stabilisce solo che ognuno può lanciare la sua proposta. Ed è quello che ha fatto subito A22, in competizione alla Champions: tre gironi con promozioni e retrocessioni (Star, Gold e Blue League), 64 squadre, 16 nella vera e propria Superlega, con 14 partite l’anno e poi eliminazione diretta per i vincitori.
Una formula apparentemente aperta, che è più chiusa che mai: ai vari gruppi si accederebbe comunque per rango dinastico e i campionati nazionali qualificherebbero solo alla Serie C, condannati di fatto alla marginalità, fagocitati nel calendario, con le riserve a giocarsi uno scudetto che non vale più nulla. Ammesso che la Uefa non trovi la forza di cacciare dai propri tornei i ribelli, spaccando però in due il sistema. Sui social rispunta persino il “condannato” Andrea Agnelli, che cita gli U2. Il tutto condito dalla balla più clamorosa: partite gratis online per tutti! Chi ci casca?
Per ora in pochi, pare. Oltre all’ovvia condanna di Uefa, Fifa e Eca (l’associazione dei club), fioccano i rifiuti illustri: Manchester, Bayern, Psg, le nostre Inter e Roma si sono chiamate fuori, per non parlare del governo inglese pronto a presentare una legge che impedisca l’adesione ai suoi club (e senza le inglesi si fa dura). Altre big, compresa la Juve, aspettano in silenzio circospetto. Ma A22 non è riuscita ancora a fare apertamente il nome di nemmeno un club a favore.
È chiaro però che i cancelli sono stati aperti e non sarà facile richiuderli. A22 potrebbe solo aver preparato il terreno per qualcun altro. Gli arabi, ad esempio, con i loro petrodollari possono far saltare il banco creando un loro torneo internazionale. Oppure le stesse Leghe europee, fin qui sempre a difesa della Uefa, potrebbero farsi ingolosire dalla possibilità di mettersi in proprio. È la concorrenza tanto cara alla Ue. La vera partita per il futuro del pallone inizia adesso e durerà anni: Ceferin dovrà giocare in difesa e sarà sempre più debole rispetto alle pretese dei club. Vincerà chi saprà convincere le squadre che contano presentando la proposta migliore. Che nel calcio moderno, purtroppo, è quasi sempre la più redditizia.