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26 Dicembre 2022Il Punto 23/12/2022
26 Dicembre 2022C’è qualcosa di buono nel fatto che decine di milioni di persone guardino due ricchi lamentarsi di quanto sia difficile essere nella famiglia reale: forse alcuni inizieranno a chiedersi se la monarchia ha senso di esistere
Harry & Meghan, il nuovo documentario di Netflix che racconta la storia d’amore, il matrimonio e l’eventuale partenza dalla famiglia reale del principe Harry e Meghan Markle con le loro stesse parole, ha diverse grandi ambizioni. Si propone di mostrare Harry e Meghan come due persone normali che si sono appena innamorate: una «fiaba moderna», dice Meghan. Vuole convincerci che far parte della famiglia reale britannica è un onere terribile piuttosto che un immenso e ingiusto privilegio. Cerca di portare a casa un messaggio di giustizia sociale sulla rappresentazione e la diversità nel ventunesimo secolo. E intende mettere sotto accusa i media feroci e orientati al profitto che si intromettono nella privacy delle celebrità. Sfortunatamente, ci riesce solo alla fine.
La serie di quasi sei ore è estremamente noiosa nella seconda metà, quando diventa chiaro che i due non faranno critiche dirette a nessuno che non siano i media britannici. Per quanto li riguarda, il mondo gira abbastanza bene, fatta eccezione per i paparazzi voraci che cercano sempre di entrare nei loro affari, impedendo loro di fare il buon lavoro filantropico per conto della monarchia britannica che «avrebbero potuto fare per il resto della loro vita».
Una fiaba moderna
La serie inizia con una panoramica di come Harry e Meghan si sono incontrati e innamorati, il che dovrebbe essere noto a molte persone pur non essendolo (un’altra cosa totalmente riconoscibile che fanno è riferirsi l’un l’altro con le loro prime iniziali, «H» e «M», invece dei loro nomi. Questo li fa sembrare più colleghi tormentati che scrivono al volo un’e-mail piuttosto che due persone che hanno intenzione di passare il resto della vita insieme).
Harry ha contattato Meghan dopo che è apparsa nel video di un conoscente sui social media, hanno avuto due appuntamenti a Londra, e poi hanno chattato per un mese dopo che Meghan è tornata a Toronto per continuare le riprese di Suits, il programma televisivo in cui ha recitato. Successivamente, Meghan è volata in Botswana, dove lei e Harry hanno trascorso insieme una settimana idilliaca in safari. I due hanno poi intrapreso una storia d’amore segreta di voli transatlantici bisettimanali. In tutta la serie, l’amore condiviso per l’Africa viene offerto come prova della loro buona fibra morale e mancanza di pretese, come individui e come coppia («Per me, [l’Africa] è sempre stata piuttosto speciale – ci dice Harry – Quindi è stato assolutamente fondamentale condividerla con Meg»).
Anche i passaggi che ripercorrono la loro infanzia e il loro background familiare sono molto caratterizzati in questo senso. Harry è presentato come un ragazzo che non si è mai adattato del tutto all’ambiente elegante del collegio e della famiglia reale. In mezzo alla campagna mediatica negativa sul suo cattivo comportamento da adolescente, Harry si ritira in Lesotho per un anno sabbatico, dove può vivere da ragazzo normale che costruisce staccionate e fa opere di beneficenza con il principe Seeiso. «Il Lesotho mi ha dato lo spazio e la libertà per respirare, vivere e crescere», dice.
Successivamente, usa l’esercito come via di fuga dalle pressioni della giovane età adulta. Il tratto principale della personalità di Harry è che gli piace stare a piedi nudi, cosa che viene menzionata più volte durante il documentario e confermata da riprese costanti di lui che cammina all’aperto senza scarpe. Che uomo rilassato del popolo!
Per contrastare i fischi razzisti dei tabloid di destra parte delle incursioni pesanti nel passato di Meghan, che hanno accompagnato la sua ascesa alla fama come fidanzata di Harry, il film si impegna molto a dimostrare che Meghan aveva una pelle prevalentemente bianca e un’educazione da classe media a Los Angeles. Innumerevoli foto di gruppo dell’infanzia lampeggiano sullo schermo, mostrando Meghan come l’unica persona non bianca. Il documentario sembra dire, ancora e ancora: «Meghan sicuramente non è cresciuta a Compton, come hanno detto alcune persone. Non che ci sarebbe qualcosa di sbagliato!».
In effetti, sembra che Meghan sia lei stessa un po’ una nepo baby. Suo padre era un direttore della fotografia e direttore delle luci, e ha frequentato la Hollywood Little Red Schoolhouse, una scuola elementare privata dove la retta annuale è superiore a 20.000 dollari, per poi laurearsi alla Northwestern University prima di diventare un’attrice.
La vorticosa storia d’amore di Harry e Meghan viene presentata come guidata dalla loro reciproca passione per la giustizia sociale e le cause filantropiche. La scelta di Harry di Meghan come partner è spiegata dal fatto che lui segue il suo cuore invece che il cervello, scegliendo un’estranea non conforme a un’istituzione con il pedigree in cui è nato e cresciuto.
Non si dice mai che Meghan fosse, per molti versi, una scelta estremamente pratica per un partner reale: una celebrità di Hollywood che era già abituata a parlare in pubblico, ad apparire sulla stampa e a vivere una vita sotto gli occhi dei media. Meghan si ritira dalla recitazione dopo che si sono sposati: non le è mai importato davvero di fare l’attrice, ci dice la serie, voleva solo che la sua voce fosse ascoltata! Che adattamento perfetto per diventare una che stringe mani a tempo pieno, un’oratrice e una raccoglitrice di denaro.
Ma, ops. Sembra che far parte della famiglia reale sia molto peggio che essere una normale celebrità. In effetti, fa schifo. Il controllo è insopportabile e l’aspettativa di essere sempre perfettamente gentili senza mostrare alcuna vera emozione è profondamente disumana. Più di ogni altra cosa, il documentario mostra che Harry e Meghan vorrebbero poter essere dei semplici ricchi.
Un’occasione persa
La serie dà il suo peggio quando fa tentativi maldestri di tracciare collegamenti tra la narrazione senza fine della sofferenza di Harry e Meghan e temi sociali più ampi. Il trolling razzista online che Meghan ha subito è attribuito alla «disinformazione» e ad «account bot» che sono descritti, incredibilmente, come una «crisi umanitaria», come se le molestie alle celebrità sui social media fossero un problema simile alla paura dei vaccini o ai dubbi sulla legittimità delle elezioni democratiche. Il racconto di Meghan che non sta bene nei mesi successivi al parto e che lotta con la propria sanità mentale è presentato come un atto coraggioso che «riguarda tante persone».
Harry e Meghan si percepiscono chiaramente come trasformatori all’avanguardia la cui stessa esistenza in un matrimonio interrazziale è radicale. Quando le cose iniziano a sgretolarsi e Meghan diventa il bersaglio di attacchi negativi da parte dei media scandalistici, ipotizzano che potrebbe essere stato perché era troppo popolare e di successo: una minaccia eccessiva per l’istituzione della famiglia reale. «Se riesci a distruggere le persone che sono simboli di giustizia sociale, allora è un messaggio alle altre persone di ritirarsi – spiega Meghan in uno dei tanti momenti dolorosamente auto-esaltanti del documentario – Se dici la verità al potere, è così che rispondono».
La partenza di Meghan è descritta da Harry come la famiglia reale che ha «perso un’enorme opportunità» per riflettere la diversità del Commonwealth, che è composto da «2,5 miliardi di persone per lo più non bianche», come se il colonialismo fosse un problema che può essere risolto per rappresentazione. La regina Elisabetta II, citata nel film solo con toni entusiasti e ammirati, è elogiata per aver «combattuto per tenere unito il Commonwealth», un’associazione politica di cinquantasei paesi che sono per lo più ex territori coloniali dell’Impero britannico. Diversi intermezzi nel documentario forniscono una breve panoramica dei crimini coloniali della Gran Bretagna, ma questi sono sempre narrati da mezzi busti, come la presentatrice televisiva Afua Hirsch e lo storico David Olusoga, e mai commentati da Harry o Meghan stessi.
Si allude persino al fatto che le Barbados potrebbero non aver dichiarato l’indipendenza dalla monarchia nel 2020 se Meghan fosse stata ancora un membro attivo della famiglia reale. Il film ricorda il disastro che è stata la visita di William e Kate in Giamaica durante il Platinum Jubilee Royal Tour of the Caribbean all’inizio del 2022, durante il quale hanno incontrato una significativa resistenza repubblicana, riflettendo di conseguenza sul diffuso successo e popolarità di Meghan nelle visite diplomatiche alle ex colonie per conto della regina. Harry e Meghan sembrano malinconici mentre riflettono sul buon lavoro che avrebbero potuto fare per la famiglia reale (e, anche se non lo menzionano esplicitamente, per l’impero britannico), rafforzando i legami con le ex colonie e prolungando l’influenza della monarchia in tutto il mondo.
Per sempre felici e contenti
Gran parte del documentario è dedicato all’incriminazione della stampa e alla discussione di quanto sia orribile passare la vita sotto la lente d’ingrandimento dei tabloid. Harry sostiene di aver visto sua madre, la principessa Diana, soffrire la stessa cosa quando era bambino, e Meghan dice di pensare al suicidio nel momenti di massima copertura mediatica negativa. Questi sono gravi svantaggi di quella che potrebbe apparire altrimenti come un’esistenza incantata.
È interessante, quindi, che i due abbiano scelto di mettersi sotto i riflettori più e più volte, a partire dall’intervista del marzo 2021 con Oprah Winfrey e raggiungendo l’apice con il debutto di Harry & Meghan, il documentario Netflix più visto di sempre nella prima settimana di trasmissione, con 81,55 milioni di ore visualizzate da oltre 28 milioni di famiglie. La serie è costellata di video su iPhone che i due hanno registrato di sé stessi e delle loro reazioni a momenti importanti risalenti a diversi anni fa, suggerendo che avevano in programma di rendere pubblica la loro storia da un po’ di tempo.
Presumibilmente, lo stanno facendo per soldi. Secondo quanto riferito, hanno stretto un accordo con Netflix per guadagnare 100 milioni di dollari dal film, il che li aiuterà sicuramente a renderli finanziariamente indipendenti dalla famiglia reale preservando lo stile di vita a cui sono abituati. Sono sbalorditi quando la famiglia di Harry interrompe i loro dettagli sulla sicurezza nel marzo 2020. In uno scatto del novembre 2021, Meghan si lamenta di quanto si sia trascinata la sua causa contro il Mail on Sunday per la pubblicazione di una lettera privata che ha scritto a suo padre, mentre una persona le arriccia i capelli e un’altra le massaggia la mano sinistra. Recenti filmati dei due in sella alle loro biciclette a Santa Barbara, in California, li mostrano mentre arrivano a casa in un cortile d’ingresso privato dove tate e assistenti dai volti offuscati aspettano di riceverli. «Ora posso fare cose con i miei figli che non sarei mai in grado di fare nel Regno Unito», dice Harry.
Gli spettatori dovrebbero celebrare la fuga di Harry e Meghan dalle fredde e spietate pressioni dell’appartenenza alla famiglia reale britannica. Ma Harry e Meghan non vedono alcun problema nella monarchia per come funziona attualmente, fatta eccezione per la sua relazione simbiotica con i tabloid e la sua mancanza di diversità. Il documentario non riesce a sottolineare questo punto, ma in un certo senso l’esperienza di Meghan e Harry è un’accusa alla politica liberale dell’inclusione. Pensavano di poter trasformare l’istituzione della monarchia (qualunque cosa significhi) diversificandola, ma anche loro si rendono conto di aver fallito.
Se qualcosa di buono viene da decine di milioni di persone che guardano questi due ricchi incredibilmente noiosi lamentarsi di quanto sia difficile appartenere a una famiglia reale, è che forse alcuni inizieranno a chiedersi se la monarchia debba esistere. Come spiega Ben Burgis, «L’idea che qualsiasi essere umano meriti di avere un ruolo all’interno di un’istituzione statale esclusivamente a causa della sua linea di sangue è offensiva per lo stesso motivo per cui è offensivo che viviamo in un mondo in cui alcune persone nascono ricche e altre nella povertà».
Quindi, certo, la famiglia reale britannica sembra cattiva e poco accogliente, e non biasimo Harry e Meghan per aver voluto «fare un passo indietro» da una famiglia che li rendeva infelici. Ma l’esistenza stessa della monarchia è un inno alla gerarchia e alla disuguaglianza, e può e deve essere semplicemente abolita. L’unico aspetto negativo sarebbe che tutti i membri della famiglia reale dovrebbero iniziare a guadagnarsi da vivere attraverso podcast e documentari Netflix, e probabilmente li sentiremmo sentiremmo parlare più di adesso.
*Amelia Ayrelan Iuvino è deputy editor per Jacobin. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.