LE INSICUREZZE E I SOSPETTI CHE MINANO IL CENTRODESTRA
28 Giugno 2022“Perché il modello civico locale che ha prevalso in queste elezioni amministrative…”
28 Giugno 2022Dopo la scissione dei 5stelle la strategia del segretario dem è in salita. Ma la conquista di 7 capoluoghi lo spinge a insistere
ROMA — Foto di squadra nella metà campo del centrosinistra: Carlo Calenda e Luigi Di Maio su un’ala, Giuseppe Conte e Roberto Speranza nell’altra. Il ruolo di “ct” a Enrico Letta e al Pd. E Matteo Renzi nel gruppo, decida lui dove posizionarsi. Ecco il “campo largo”.
Il “campo largo” è per Enrico Letta la scommessa dell’unità tra le forze politiche progressiste, europeiste, riformiste e ambientaliste, che laddove si realizza, a dispetto dei personalismi e delle vanità, funziona. Persino i ballottaggi lo hanno dimostrato. E all’indomani del voto che ha assegnato al Pd ben sette capoluoghi su 13 (Verona, Parma, Piacenza, Alessandria, Catanzaro, Cuneo, Monza) più Carrara, che sembrava una sfida impossibile, il segretario dem trae questa morale: «Ogni volta che si chiede agli elettori del Pd e del centrosinistra cosa vogliono, la risposta è sempre la stessa: unità. Lo hanno confermato le amministrative dello scorso anno, lo ribadiscono queste». Il “campo largo” paga.
Dopo la scissione dei 5Stelle, la strategia del “campo largo” è in realtà ancora più in salita. Lafaglia che divide grillini ed ex ora in “Insieme per il futuro” di Di Maio, liberaldemocratici e centristi di nuovo conio, è profonda. «Su base nazionale tutto è più complicato, ma la regola aurea è che dove vai diviso perdi, dove vai unito vinci», dice il dem Enrico Borghi.
Sul voto locale tessere la trama del “campo largo” è stato più semplice. Come dimostrano (quasi) tutte le città al secondo turno, con alcune eccezioni nel centrodestra, dove le divisioni hanno ceduto il passo ai rancori, come a Verona.
Per restare al “campo largo” valgano le dichiarazioni di Carlo Calenda che è contrario e di Matteo Renzi. Renzi sostiene che si vince al centro e comunque con il “modello Monza”, ovvero candidati moderati. Rivendica di avere appoggiato a Viterbo la civica Chiara Frontini cheha surclassato il centrosinistra rappresentato dall’assessora di Zingaretti, Alessandra Troncarelli. A Lucca non è andata bene ai progressisti uniti per una manciata di voti, però ha fatto il giro del web la foto di Letta e Calenda insieme in città per i comizi finali. Qui infatti Calenda ha sconfessato il “suo” candidato centrista al primo turno, che aveva annunciato l’appoggio a Mario Pardini alleato pure con CasaPound e con i no vax e che poi ha vinto. “Campo largo” a Parma per Michele Guerra (con un’avvertenza: il M5Stelle è di fatto svaporato da tempo). Piacenza, che ha portato alla vittoria di Katia Tarasconi, è esempio dell’unità del centrosinistra. Ma soprattutto è Verona il fiore all’occhiello del “campo largo” di Letta. Borghi chiosa: «Ha sommato la capacità espansiva del campo di centrosinistra, un grande candidato e le divisioni del centrodestra». Monza è modello “campo largo” che funziona, al punto da strappare la città a Berlusconi. A Catanzaro invece Nicola Fiorita ha avuto il sostegno giallorosso, civico e di Azione al secondo round. I ballottaggi hanno quindi un impatto ricostituente sul “campo largo” di Letta. Almeno per ora.