Medio Oriente, Gallagher sente il ministro degli Esteri in Iran: non allargare il conflitto
31 Ottobre 2023In 5 articoli l’elezione diretta del premier Meloni: Italia nella Terza Repubblica
31 Ottobre 2023I biglietti della premier sul tavolo e la «bacchettata» per le sbavature: il governo non ne è uscito bene
Il retroscena
Da Tajani dubbi anche sul «metodo», lei replica con gli appunti
M. Cre.
ROMA «Siamo stati buoni. Degli agnellini…». Uno dei partecipanti al summit la dice così. Ironizza, ma non spinge la metafora fino al sacrificale: «Qualcosa, in fondo, è cambiato». La maratona del vertice di governo dura un paio d’ore buone, ma è doppia: accorpa infatti il confronto sulla legge di bilancio che ora approda in Senato e la discussione sulle riforme costituzionali, anzi soprattutto sul premierato.
Tra le due fasi, una pausa: il vicepremier Matteo Salvini ha un incontro fissato al ministero dei Trasporti, ma è assenza breve. Giorgia Meloni ha un coprotagonista, il ministro dell’Economia e leghista dialogante Giancarlo Giorgetti. È lui che tira le somme sulla manovra sottolineando ai presenti che quella che hanno sul tavolo è «un’ottima legge di bilancio, francamente la migliore che potessimo fare». Ed è lo stesso uomo del Mef che ribadisce quello che tutti già si sono sentiti ripetere: «Tra un paio di settimane, arriva il giudizio più importante sul nostro debito, quello di Moody’s. Ma il giudizio dei mercati è quello che in prospettiva ci consentirà di fare quello che serve…».
E così, alla fine tutto fila liscio, anche se questo non evita ai presenti il rimbrotto della premier per le sbavature: «Il governo non ne è uscito bene…». Il controcanto però esiste e lo interpreta il vicepremier Antonio Tajani. Forza Italia è il partito che più aveva fatto sentire le proprie perplessità. Appunto quelle rappresentate da Tajani: «C’è anche una questione di metodo — avrebbe detto — aspetti di cui avevamo parlato molto genericamente che improvvisamente diventano testo». E così Tajani parla di affitti brevi, di calo del canone in bolletta, di pensioni soprattutto per il settore pubblico.
Ma contro il foglietto nulla si può. Delle contro repliche a Tajani si incarica in prima persona la premier Meloni aiutandosi con una moltitudine di biglietti che alla fine della riunione formano un mucchietto sotto le sue mani. «Sembrava — scherza uno dei presenti — che leggesse nella mente di Tajani, consultava i foglietti e ne anticipava le obiezioni». Resta il fatto che il ministro degli Esteri esce a sua volta soddisfatto dal vertice, anche se non tutto forse è andato secondo auspici. La parola chiave è Cin, che sta per Codice di identificazione nazionale. Sarà una sorta di iban di coloro che affittano alloggi per periodi brevi ed entrerà nel decreto che è già in Parlamento: «Emergeranno affitti in nero per almeno un miliardo» assicura il ministro. Soprattutto, la cedolare secca al 26% riguarderà soltanto coloro che mettono in affitto più di un appartamento».
Il «muro»
Quando il leader di Forza Italia prova a ridiscutere le pensioni trova «un muro»
Al leader di Forza Italia va meno bene quando prova a ridiscutere alcuni aspetti delle pensioni. Non soltanto Meloni lo ferma con in mano un nuovo biglietto, ma gli altri presenti lo guardano senza muovere un muscolo. «Un muro» commenterà Tajani con un compagno di partito.
Il ministro azzurro affronta anche il tema del canone Rai, che l’anno prossimo scenderà da 90 a 70 euro. La differenza dovrebbe essere reperita nella fiscalità generale. «Ma perché il sistema funzioni — avrebbe detto Tajani — occorre una previsione proiettata su almeno tre anni». L’obiezione in qualche modo fa breccia. Con Giancarlo Giorgetti che assicura la disponibilità ad approfondire la questione con i vertici Rai. Di modifiche dei tetti pubblicitari, giura Maurizio Lupi di Noi moderati, «non si è parlato. Ma l’obiettivo è permettere all’azienda non solo di stare sul mercato e di investire, ma di continuare a svolgere la funzione di servizio pubblico».
L’ultimo incaglio riguarda tutt’altro tema: le riforme e i senatori a vita. Nella prima formulazione, per dire che gli oggi senatori rimarranno in carica, si era scritto «fino al termine del mandato». Una formula che è sembrata indelicata. Per cui si è preferito scrivere che «gli attuali» senatori resteranno in carica.
Giorgetti e il rating
L’avviso: è in arrivo Moody’s, in prospettiva grazie ai giudizi faremo quello che serve…