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26 Luglio 2022La recessione ci sta fissando? Già su di noi? Ecco perché è difficile da dire
27 Luglio 2022di pierluigi piccini
È chiaro e non potrebbe essere altrimenti, che sinistra, centro e destra sono alle battute iniziali. E le boutades non mancano, come quella di pessimo gusto rivolta a Brunetta. O le quasi citazioni di Letta rivolte alla Meloni: “Il sole e la luna, bisogna marcare la distanza, il bivio, rendere evidente che parliamo di due Italie profondamente diverse”. E ancora: “Non farò campagna sugli-ismi”. Bene, anche se, in realtà, Letta accantona il fascismo storico, l’ideologia, per dirci che oggi il fascismo si declina nelle scelte programmatiche di Fratelli d’Italia. Tempo fa uscì un saggio che invitata a riconoscere il fascismo nel contemporaneo: ebbene, il “super nipote” ci darà una preziosa chiave di lettura.
Il centrodestra, viceversa, è impegnato a definire gli assetti o, meglio, le poltrone e chi farà il leader. Di programma non se ne parla, quindi non abbiamo la possibilità, ad oggi, di verificare l’invito di Letta. Con una nota che ci permettiamo di sottolineare: I “Democratici progressisti”, toh! Il Pd rinuncia al suo nome, sono in attesa di un programma che sarà reso pubblico ad agosto. Anche perché, in generale e per tutti, non c’è trippa per gatti.
Il centro si agita, soprattutto Calenda, che a detta di qualche dirigente del Pd “è un problema gestirlo ed è un problema averlo contro”. Poi, agita quell’agenda Draghi che è difficile capire cosa significhi. Draghi nasce come presidente del consiglio sull’emergenza: ai partiti che dovrebbero governare per cinque anni, mission impossible, si chiederebbe altro.
Per ora a fare da padrone è il calcolo numerico relativo alle regole della legge elettorale, per la quale “anche liste piccolissime potranno essere determinanti per far scattare un seggio proporzionale, far vincere un collegio uninominale o far aumentare le percentuali dei partiti maggiori”. Considerazioni che non aiutano a combattere l’astensionismo, a meno che non si verifichi un cambiamento nei nomi, cosa che sembra lontana dal vero (almeno da quello che si legge, ad esempio, sulla stampa locale).
Quindi: agenda Draghi, comunismo (Berlusconi ha ripreso a parlarne), fascismo nella formula consolidata e in quella aggiornata da Letta, con la sola concretezza dei numeri della legge elettorale e della riduzione dei parlamentari. E se il vero problema della crisi fosse: chi fa le nomine in scadenza il prossimo anno? Ricordiamoci di Paolo Savona.
2 – continua