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dal nostro inviato
Piana (Lega): o non vado al Salone di Torino
Genova «Senza un mandato politico, io non ci vado». Volavano parole, e anche grosse, ieri pomeriggio sotto i portici del palazzo della Regione. Mancavano poche ore all’inaugurazione del Salone del Libro di Torino, dove quest’anno la Regione ospite è la Liguria, e ancora non si sapeva a chi sarebbe toccato l’onore e l’imbarazzo della comparsata istituzionale al Lingotto. In linea gerarchica, spetterebbe al vicepresidente leghista Alessandro Piana, il più alto in grado, il quale però al telefono chiedeva a gran voce una sorta di investitura. Altrimenti «non vado a fare brutte figure», anche se il termine utilizzato con un anonimo interlocutore era più brutale.
«Siamo tra coloro che sono inutilmente sospesi», dice un assessore di passaggio citando il limbo di Virgilio, e alla richiesta di spiegazioni sull’inserimento dell’avverbio, rincara la dose con un’aggiunta di lirismo. «Stiamo vivendo un tempo di mezzo, tra il prima e il dopo». Questi sono gli umori che trasudano da un governo regionale che fino a martedì mattina aveva la Liguria in mano, nessuna credibile minaccia politica all’orizzonte, e adesso si trova a contare i giorni, scanditi da impegni ufficiali già programmati che invece di essere riempiti dall’alone di grandeur caro a Giovanni Toti, diventano un calvario per chi presentarsi al suo posto.
Appena dietro le dichiarazioni d’obbligo, la vicinanza al leader in ambasce e l’auspicio di immediata chiarezza, nella maggioranza ligure si cela un senso evidente di smarrimento e la certezza che così non si potrà andare avanti per molto. C’è ancora un domani, per il centrodestra ligure, ma non si annuncia dei migliori. Se cade lui, cadono tutti, lo dice lo statuto della Regione Liguria, che in caso di dimissioni o sfiducia del presidente in carica prevede il decadimento dell’intero consiglio regionale.
«Bisogna lasciare all’uomo la possibilità di decidere il proprio percorso, senza chiedergli di pensare ad altro che non alla situazione che lo riguarda». Lo scorso gennaio, con una cena in un noto ristorante della sua Imperia, Claudio Scajola aveva stretto un accordo con Toti, creando una alleanza tra civici del centrodestra in vista delle prossime elezioni regionali, che erano previste per l’autunno del 2025. Ormai da un paio d’anni, i due nomi più forti della politica ligure avevano messo da parte le divergenze per concentrarsi sulle affinità. «Nella storia di questa regione, non era mai accaduto che un presidente in carica venisse arrestato. Credo quindi che qualunque scelta debba essere ponderata con molta attenzione. Ma certo, è difficile andare avanti come se nulla fosse accaduto».
«Subito nuove elezioni» chiede in una nota di inusuale durezza il Partito democratico regionale e cittadino, che già ragiona di possibili candidati forti confidando nell’impossibilità del terzo rifiuto consecutivo da parte dello spezzino Andrea Orlando, nome che potrebbe anche mettere d’accordo quel che resta dei Cinque Stelle liguri. Fratelli d’Italia, che prima o poi avrebbe dovuto pronunciarsi sulla volontà dichiarata del governatore di candidarsi per un terzo mandato consecutivo, si trova all’improvviso titolare della regia di una giunta guidata al momento da un esponente leghista. Ma nel caso la situazione, già precaria di suo, dovesse precipitare, avrebbe individuato alcuni possibili candidati, tra i quali figura l’ex vicesindaco di Genova Massimo Nicolò. La Lega solidarizza e tace, consapevole del fatto che il viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi, al quale nove anni fa venne preferito Toti, ha poca voglia di partecipare a una corsa che dati gli eventi si annuncia incerta.
«Ci sono delle valutazioni che vanno fatte», conclude il saggio Scajola, parlando del futuro. «E si dovrà pur costruire qualcosa». In serata, la riunione dei parlamentari liguri ha espresso «pieno sostegno alla giunta regionale e al vicepresidente Piana», per altro senza mai nominare Toti. Ma al momento in cui scriviamo, ancora non è dato sapere chi oggi rappresenterà la Liguria in quel di Torino. Com’è misera la vita nei vuoti di potere.