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10 Febbraio 2024di Marco Imarisio
Budapest, sui muri della città disegni che mostrano la militante monzese impiccata
BUDAPEST Ilaria chi? Ma sì che la conoscete. È quella donna che viene ritratta mentre penzola da una trave nei poster appiccicati nel parco che circonda lo zoo. Sulla veste hanno scritto il suo nome abbreviato, per fare spazio alla scritta «Antifa», antifascista, è questa la colpa che le vale l’impiccagione.
È quella donna della quale si parla nell’editoriale di oggi del Magyar Nemzet, il quotidiano più venduto d’Ungheria tra i non tabloid, che dopo anni di pesanti scomuniche ha barattato la propria sopravvivenza con la sottomissione totale a Viktor Orban e alla sua personale idea di libertà di stampa. Non è un caso che anche qui l’accento venga posto, a randellate verbali, su un unico aspetto. «Fiera antifascista», è il titolo dell’articolo firmato dall’ex direttore della testata Laszlo Szentesi. «Fino a cento anni fa, una persona come lei sarebbe stata lapidata nei quattro quinti del mondo. Noi invece le faremo un regolare processo. Qui, qualsiasi spazzatura ha diritto a difendere se stessa davanti alla legge». L’italiana viene definita «stupida come una zucca». Questa è la parte finale della lapidazione a mezzo stampa: «Da qualche parte, in una bettola italiana, si è riunita con altre persone come lei piene di odio, malate, dalla vita personale miserabile e degradata per recarsi in Ungheria dove ha picchiato alcune persone fino quasi ad ammazzarle».
Arrivano grida dallo slargo davanti al ministero dell’Interno, di fronte al ponte delle catene che collega le due parti della città. Non sono molti, al massimo cinquecento, ma ci sono tutti, con le loro bandiere. Verdi, socialisti, Coalizione democratica. Protestano contro la Presidente della Repubblica Katalin Novak, che ha concesso la grazia al vicedirettore di un orfanatrofio condannato per aver coperto atti di pedofilia commessi dal suo superiore. I fatti risalgono al 2018, e sono avvenuti a Bicske, la piccola città accanto al villaggio dove è cresciuto Orban. La questione ha un valore simbolico. I pochi oppositori finiscono prima o poi per essere tacciati di pedofilia o omosessualità. La legge da lui voluta nel 2021 contro la pedofilia è servita soprattutto a equiparare ogni forma di diversità sessuale alla pornografia e agli abusi sui minori, contribuendo all’ulteriore isolamento dell’Ungheria.
Un caso tutto italiano
Nella capitale, tra Verdi, socialisti e democratici, quasi nessuno ha mai sentito nominare Ilaria
«Quale madre di famiglia darebbe la libertà a un pedofilo?», «Il pesce puzza dalla testa». Nel variopinto alternarsi dei tazebai di protesta per la perdita dei diritti civili, spicca l’assenza di qualunque riferimento a Ilaria Salis e alla sua detenzione che proprio domani compirà un anno. Tre ragazze militanti sostengono di non averne mai sentito parlare. Un anziano pensionato «antifascista e libertario» che ha portato in piazza una decina di manifesti ascolta il riassunto della vicenda della maestra e militante monzese con vivo interesse, per poi commentare che le carceri ungheresi sono così da sempre, perché stupirsi.
I murales con Ilaria impiccata fanno un macabro verso a quello che ritrae l’antifascista italiana mentre spezza le catene, affisso la notte del 30 gennaio davanti all’ambasciata ungherese a Roma. E costituiscono un avviso di chiamata. Oggi dovrebbe esserci la replica di quel che avvenne l’anno scorso. La Giornata dell’onore, che richiama neonazi da mezza Europa per rievocare la resistenza delle truppe di Hitler, tra le quali figuravano moltissimi ungheresi, contro l’avanzata dell’Armata Rossa. Fu questa parata di poche centinaia di persone, che si sovrappone alle celebrazioni ufficiali, a portare qui la Salis. Nel 1945 finì in un massacro, con migliaia di corpi martoriati lasciati a marcire intorno alla piazza Kapistra, dove a tarda sera si tiene una piccola cerimonia, presenti i tre sindaci dei distretti di Budapest nei quali si svolse la battaglia. «Erano vittime di guerra, che oggi non devono essere rivendicate da nessuno», spiega Zsombor Szasz, coordinatore politico della manifestazione, mentre pone lumini per terra. «La nostra è un’iniziativa di riconciliazione». Anche lui confessa di avere sentito «qualcosa» su Ilaria, ma aggiunge che ne sa poco. Nel tardo pomeriggio di oggi la piazza verrà occupata dai neonazi e dalle loro celebrazioni. Più in basso ci sarà il raduno degli antifascisti. Dall’Italia sono arrivati finora cinque militanti romani, che stamattina davanti al carcere saluteranno la loro compagna. Per farla sentire meno sola. Anche perché più di così, è difficile.