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4 Ottobre 2022Le comunità energetiche in Toscana
4 Ottobre 2022Dal confronto fiorentino numeri choc: 200 milioni in più per l’energia, un miliardo bruciato dal Covid
Giulio Gori
«Sulla sanità c’è una questione fondamentale: le risorse. La mia principale preoccupazione è far quadrare i conti e evitare il commissariamento». Così, il governatore Eugenio Giani, dal palco del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, illustra a chiare lettere le difficoltà che la sanità toscana dovrà affrontare nei prossimi mesi: non solo i costi dell’emergenza Covid, ma anche «le spese energetiche dei 45 ospedali toscani che crescono di 200 milioni di euro rispetto all’anno scorso», con un aumento di oltre il 100% rispetto al 2021.
Così, mentre il direttore generale dell’assessorato regionale alla Salute, Federico Gelli, spiega che «mai la situazione finanziaria della Toscana è stata un tema così rilevante» (anche alla luce di spese Covid che, tra 2020 e 2021, hanno superato il miliardo di euro per la Toscana, a fronte di solo 480 milioni di rimborsi da Roma), l’assessore alla Salute Simone Bezzini evoca le difficoltà legate alla carenza di personale e il sindaco Dario Nardella, aggiunge: «Non possiamo permetterci tagli». E alla fine, l’incontro voluto a Palazzo dall’Ordine dei medici di Firenze, «La questione medica in Toscana», per avanzare richieste alla politica sul futuro della sanità, vede un ribaltamento di prospettiva, con la politica fiorentina e regionale a farsi portavoce delle richieste della categoria. Perché il presidente dell’Ordine, Piero Dattolo, mette sul tavolo due punti fondamentali: «Dobbiamo investire le prossime risorse sull’aumento dei medici e sulla creazione di nuovi spazi di cura intermedi», anche alla luce di stime che parlano di un fabbisogno di 800 medici specialisti ospedalieri e 250 tra medici di famiglia e pediatri di libera scelta; e col problema che nei prossimi tre anni ci saranno 4 mila pensionamenti.
Di fronte a questa denuncia, dopo oltre un anno di polemiche, la Regione non fa più muro: sarà forse l’imminente cambio di insegne del governo nazionale, o forse la paura di un bilancio della sanità difficilissimo da chiudere in pareggio, ma l’apertura alle richieste dei medici sembra ora totale. Anche i toni sono cambiati. Bezzini punta l’indice contro Roma, «per il sottofinanziamento del Fondo sanitario nazionale e contro i vincoli alle spese sul personale che rischiano di produrre effetti perversi», il tetto di spesa che ricade solo sul personale sanitario pubblico e quindi penalizza di più le Regioni che hanno meno convenzioni con i privati. Gelli guarda invece al recente passato della Toscana e spiega che le imminenti riforme della guardia medica (molti dottori che la notte «gestiscono in media due telefonate e mezzo a turno» saranno dirottati sulla medicina del territorio, anche domiciliare) e dell’emergenza urgenza (più infermieri, ma meno medici, per dirottarli sui pronto soccorso) «se fossero state fatte cinque anni fa, oggi avre mmo una situazione migliore».
Una critica al passato che tuttavia Giani non raccoglie, perché, pur ammettendo la necessità di «ritoccare la legge 40» (la riforma della sanità di Enrico Rossi), conferma la bontà del modello con 3 maxi Asl e 45 ospedali. Da parte sua, il sindaco Nardella fa un accorato appello in difesa della sanità pubblica, e aggiunge che «servono più risorse, in particolare per tre priorità, le 3P: prevenzione, prossimità e professionisti».
Così, nel Salone dei Cinquecento, il vice segretario nazionale di Anaao Flavio Civitelli, il principale sindacato dei medici ospedalieri, commenta: «Tutto molto bello, ma rischia di essere tardi: di recente, la Corte dei Conti ha richiamato la Toscana per aver sforato alcuni tetti di spesa sul personale, mentre altre Regioni hanno scelto di aggirarli con la chiamata a gettone dei medici. La Toscana ha fatto la scelta giusta, ma avrebbe dovuto farne una grande battaglia politica pubblica. Purtroppo ha taciuto per troppo tempo».
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