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25 Novembre 2022Inviati i conti: dalle pensioni 1,6 miliardi, mancano le voci per altri 15 Recovery: obiettivi per 40 miliardi in ritardo, verso una nuova governance
ROMA — La rassicurazione a Bruxelles sulla natura prudente della manovra passa dalle parole che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti scrive nella premessa del Documento programmatico di bilancio, la sintesi delle misure e delle coperture. Le norme contro il caro bollette non sono un problema, lo è invece il peso delle misure bandiera, dalla flat tax a quota 103 per le pensioni. Il segnale si concentra qui: «Sono misure che dotate di autonoma copertura non impatteranno negativamente sull’indebitamento netto», è il passaggio che serve a certificare la sostenibilità di un terzo della legge di bilancio.
Nel documento inviato alla Commissione europea sono indicate le coperture, ma non ci sono tutti i titoli delle singoli voci. Dal taglio dell’adeguamento all’inflazionedelle pensioni sopra i 2.100 euro arriveranno 1,6 miliardi, i paletti al Superbonus valgono circa 300 milioni, mentre l’intervento sul Reddito di cittadinanza per i beneficiari occupabili porterà una dote di circa 730 milioni. Quindici miliardi, tra tasse e risparmi di spesa, però sono assegnati alla voce “altro”.
Non c’è, ad esempio, l’indicazione della tassa sugli extraprofitti nè si specifica un’altra voce di entrata attesa, quella delle sigarette. I numeri della manovrano passano all’esame di Bruxelles, ma il Dpb serve anche ad aggiornare lo stato dell’economia. La “lieve flessione” a fine anno complica le cose per il 2023, i soldi a marzo saranno finiti, ma la linea del governo resta sempre quella della prudenza. Non a caso Giorgetti spiega che, se servirà, si utilizzeranno «eventuali entrate aggiuntive e risparmi di spesa ». C’è anche l’impegno a ridurre e poi a togliere gli aiuti appena i prezzi del gas torneranno ai livelli pre-crisi. L’incognità, però, è quando si ridimensionerà la fiammata dei prezzi.
Non è solo il giudizio dell’Europa sulla manovra a tenere il governo con il fiato sospeso. Le prossime settimane saranno decisive anche sul fronte Pnrr. Giorgia Meloni promette ai sindaci che il reato d’abuso d’ufficio sarà riformato per non restare più «inchiodati alla paura della firma». L’attuazione del Piano sui territori è uno degli impegni più gravosi che la premier dovrà gestire insieme a una spesa che nel 2023 ammonterà a oltre 40 miliardi. Prima però bisogna centrare i 55 obiettivi che scadono a fine anno e che valgono un assegno da 19 miliardi. Draghi ha portato avanti una parte importante del lavoro, ma tirare le conclusioni non è facile. Il tempo stringe e bisogna anche trovare soluzioni per i cantieri che soffrono l’aumento dei prezzi delle materie prime. Una prima ricognizione dice che a rischio ci sono circa 40 miliardi di investimenti. Il tentativo di recuperare passa da un decreto che arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri entro due settimane: dentro ci saranno le norme, soprattutto su istruzione e infrastrutture, per blindare alcune delle scadenze del secondo semestre. La partita, però, è più ampia e passa dalla trattativa con Bruxelles per modificare il Pnrr. La premier parla di aggiornamento, ma dietro questa parola c’è la consapevolezza che alcuni progetti dovranno necessariamente essere negoziati. Il ritmo rischia di essere troppo sostenuto e quindi impraticabile. C’è anche un’altra valutazione che il governo ha iniziato a fare in queste ore: modificare la governance del Pnrr. Toccare l’equilibrio dei poteri tra palazzo Chigi e il Tesoro è delicato e rischia anche di rallentare la marcia degli investimenti, ma il ragionamento è in corso. L’intervento, spiegano fonti di governo, nel caso sarà fatto dopo la legge di bilancio. Troppa carne al fuoco per avventurarsi in un’operazione rischiosa.