Matthew Kroenig
Alberto Simoni
Corrispondente da Washington
«Tutti si stanno concentrando sull’aspetto più sensazionale della frase di Trump, ovvero che lascerebbe Putin invadere un Paese della Nato, ma così si perde di vista il punto vero, ovvero che gli Stati si sono impegnati a destinare il 2% del loro Pil alle spese per la difesa. E questa soglia non è il tetto dell’impegno, bensì il punto di partenza».
Matthew Kroenig ha lavorato al Dipartimento della Difesa e nell’intelligence con le Amministrazioni di Bush, Obama e con Trump. È stato consigliere per la politica estera di Romney (ex candidato repubblicano alle presidenziali) nel 2012 e ora è il vicepresidente dello Scowcroft Center dell’Atlantic Council, il think tank di Washington più sensibile alle relazioni transatlantiche.
Su cosa Trump ha ragione?
«Sul piano strettamente politico la sua posizione è in linea con quanto molti in America sostengono».
E sul fatto di consentire a Putin di estendere il conflitto?
«La vicenda dell’invasione è appunto sensazionalismo, a lui piace ricorrere a queste espressioni, ma la linea politica è diversa».
Trump non è il primo presidente a chiedere agli europei più spesa. Obama aveva sollevato, con modi meno rudi, la questione. Perché?
«Se vogliamo individuare il precursore allora bisogna evocare Eisenhower, disse una cosa più o meno così: non vogliamo che lo Zio Sam diventi lo zio sucker, ovvero quello a cui gli europei risucchiano energie e quattrini per la loro difesa. Robert Gates, che fu segretario della Difesa di Obama, a Bruxelles tenne un discorso molto duro sulla necessità che gli alleati spendessero di più. Ed è una linea che gli esperti in fondo condividono».
Per quali ragioni l’Europa dovrebbe aumentare le proprie spese?
«Molti Paesi le hanno aumentate, la Polonia è un esempio virtuoso, l’Estonia spende il 2,73%. Ma sono le Nazioni con economie avanzate che generano vantaggi se aumentano le spese. Paesi come Germania e Italia ad esempio».
Aumentare la spese in relazione al Pil è solo un modo per “calmare” l’alleato americano o c’è di più?
«È fondamentale per motivi strategici e geopolitici. Siamo in una situazione in cui dobbiamo affrontare Russia, Cina, Iran, Nord Corea nello stesso tempo e gli Stati Uniti da soli non possono farlo. Serve un passo avanti europeo. E sarebbe un vantaggio per gli stessi Paesi dell’Europa».
Perché?
«Raggiungere l’obiettivo del 2% posto dalla Nato è il modo migliore per difendersi. Se Trump venisse eletto, gli europei avrebbero la forza di rivendicare una maggiore indipendenza. E anche dovesse verificarsi lo scenario peggiore, ovvero un ritiro Usa dalla Nato o l’incoraggiamento a Putin di colpire un Paese alleato, a quel punto gli europei sarebbero solidi per difendersi».
Le ambasciate e le cancellerie europee temono lo scenario di un’America in collisione con la Nato…
«Capisco che possa generarsi paura e rabbia dinanzi a una frase come quella di Trump – se non pagate, non vi difendo – ma da biasimare sono proprio alcuni Stati europei che in dieci anni non hanno fatto granché per raggiungere il 2%. Quindi perché preoccuparsi ora e non mobilitarsi dieci anni fa? Devono venire gli americani a morire per la vostra difesa? Fate la vostra parte, è il ragionamento».
Vent’anni fa Robert Kagan scrisse “Of Paradise and Power”, dipinse gli europei come provenienti da Venere, votati alle arti liberali, allo stato sociale, poco inclini a spendere la difesa. C’erano gli americani – marziani – che ci pensavano. Sembra attuale…
«Decisamente un bel libro. Ma durante la Guerra Fredda la Germania faceva più per la difesa collettiva di quanto faccia oggi. Anche allora gli americani talvolta si lamentavano ma gli europei erano molto più coinvolti di quanto accade oggi».
Le parole di Trump hanno un impatto anche su Capitol Hill. Il pacchetto di aiuti straordinari all’Ucraina è fermo da mesi. Il Senato sta provando a farlo andare avanti. Arriverà in porto?
«Non lo so, la cosa giusta da fare era sostenere l’Ucraina settimane fa. I leader repubblicani come Mitch McConnell al Senato e Mike Johnson, Speaker della Camera, sono favorevoli a proseguire il supporto a Zelensky, ma la maggioranza è ostaggio di frange estreme».