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15 Aprile 2023
di Maria Teresa Meli
Il caso dell’inceneritore a Roma. Le voci su Santoro in Rai
ROMA A poco più di un mese dall’assemblea nazionale che ha acclamato Elly Schlein segretaria del Pd, le tensioni tra i dem non sembrano essersi sopite. Certo, nessuno dei «big» del partito andrà allo scontro diretto con la leader in questa fase, nemmeno nella direzione prevista per la prossima settimana. Ma le critiche al suo operato non mancano. Tanto che nel Pd c’è chi sospetta che Schlein sia andata in vacanza anche per evitare le polemiche aperte dalle sue scelte per la segreteria. E questa sua decisione di tirarsi fuori per qualche tempo ha fatto sì che mancasse la voce della segretaria sulle nomine della partecipate o sul Def. Anche questo è stato notato con un certo stupore tra i dem. Oggi Schlein riappare in pubblico per un tour toscano in vista delle Amministrative, ma non è affatto detto che sarà l’occasione per fugare i dubbi dei suoi.
È stata la composizione della segreteria la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. E il fatto che i sondaggi non diano più i dem con il vento in poppa (YouTrend rileva una flessione di 0,3 punti percentuali) non aiuta a svelenire il clima. La decisione di Schlein di mettere esponenti che non vengono dal Pd nei posti chiave (un nome per tutti è quello di Igor Taruffi, ex Sel, cui è stata affidata l’organizzazione), di inserire due rappresentanti di Articolo 1 e di non dare spazio ai cattolici ha alimentato i mugugni. È vero che gli Enti locali sono stati affidati a un dem a tutto tondo, Davide Baruffi, fedelissimo di Bonaccini, ma nel Pd c’è chi sospetta che questa sia stata una mossa per coinvolgere nell’eventuale sconfitta delle Amministrative anche il governatore, evitando così di finire da sola sul banco degli imputati.
La segreteria dunque rappresenta ancora una ferita aperta. Osservava l’altro giorno Guerini: «Sarebbe sbagliato non avere consapevolezza del fatto che il pluralismo è uno dei tratti originari del Pd». Più esplicito Borghi: «Il rischio che i cattolici democratici se ne vadano c’è». E Delrio nei suoi colloqui non manca mai di sottolineare che «la necessità di dare cittadinanza al mondo cattolico resta». Una preoccupazione che nutre anche De Micheli: «Le prime scelte di Schlein non mi appaiono unitarie, il mondo cattolico non è rappresentato». E Cuperlo lamenta il fatto che non si sia «voluta riconoscere la ricchezza delle differenze».
Persino Prodi, che pure difende la segretaria, chiede a Schlein di «comporre le diversità». Quindi aggiunge: «I diritti li considero di un’importanza colossale, ma non possono diventare la bandiera esclusiva di un partito». L’ex leader dell’Ulivo lancia anche un ammonimento a Schlein: «Se Elly non recupera la sinistra e il centro perderà le elezioni, i moderati vanno recuperati».
Ma ci sono anche altri fronti. Sandro Ruotolo qualche giorno fa ha attaccato il termovalorizzatore di Roma proponendo di indire un referendum (e il presenzialismo di Ruotolo fa sospettare a più di un pd che sia fondata la voce secondo cui Schlein punta al ritorno di Santoro in Rai). Il Nazareno ha poi ripreso Ruotolo, il tema però resta. Per Gualtieri il termovalorizzatore è essenziale, ma Schlein, che evita di parlarne, ha dato l’Ambiente ad Annalisa Corrado, che poco tempo fa attaccava il sindaco di Roma per le sue «fake news» sull’inceneritore. Poi c’è il tema della maternità surrogata: i cattolici dem (e non solo loro) sono i fibrillazione e 200 femministe, tutte contrarie, chiedono a Schlein di pronunciarsi.
Le polemiche però non sembrano fermare la segretaria che va avanti, e punta dritta alle Europee. Secondo lei l’obiettivo del 25 per cento è a portata di mano. E a quel punto chi si alzerà più per criticarla?