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Ieri, alla riunione dei capigruppo convocata per trovare una soluzione alla riduzione degli spazi dei consiglieri comunali nei comunicati prodotti dall’ufficio stampa del Comune, la maggioranza non c’era. I partiti del centrodestra che appoggiano l’attuale sindaco hanno disertato l’incontro. La minoranza, al contrario, era tutta presente. Il presidente del consiglio era malato e impossibilitato a tenere la riunione che è stata presieduta dal vice presidente, Mazzini. Riunione che non ha sortito nessun effetto decisionale e che sarà riconvocata a data da destinarsi.
A cosa è dovuta questa assenza? È facile indovinare: dal clima che si respira ormai da tempo in Comune e dagli atti di forza che si scambiano vicendevolmente il sindaco e i partiti della sua maggioranza. De Mossi vorrebbe utilizzare il fondo di un milione e trecentomila euro per il caro bollette costituito in buona parte dalle entrate straordinarie provenienti dal Tra.In. A dirla tutta, erano soldi destinati, in un primo momento, al Pnrr e poi sostituiti dalla contrazione di un mutuo. Prestito che indebita il bilancio del Comune per alcuni anni a gravare su tutti i cittadini. Tant’è che il sottoscritto ha chiesto che almeno si aspettasse di conoscere gli interventi dello Stato prima di procedere all’erogazione delle somme e alla individuazione dei criteri di assegnazione. Aiuti già decisi dal governo Draghi ai quali si stanno per aggiungere quelli del nuovo governo. In seguito alle decisioni sul bilancio prese dalla maggioranza, il sindaco, con un atto autonomo, ha deciso di convocare un gruppo di “esperti” con lo scopo di individuare i criteri per l’assegnazione delle somme. Una specie di commissione senza la presenza dei consiglieri comunali e senza nessun atto di nomina dei partecipanti. A questo proposito c’è da ricordare che il Comune non ha un regolamento per l’assegnazione dei contributi, come previsto dalla legge e che tale regolamento non può che essere predisposto solo dopo che il Consiglio comunale ha stabilito i criteri generali. Venuti a conoscenza della convocazione degli “esperti” i consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza hanno rivendicato il loro ruolo con due atti: la richiesta di un Consiglio comunale straordinario con la relativa mozione di accompagnamento. Questi i fatti. Chiaro è che dietro la contrapposizione emerge in tutta la sua portata la dimensione di uno scontro politico: i partiti di maggioranza vogliono scaricare il sindaco De Mossi e non ripresentarlo come candidato alle prossime amministrative del 2023. Tale scontro tutto dentro la maggioranza ha come conseguenza il blocco delle attività dell’Amministrative: esempio ne è la riunione dei capigruppo del 26 ottobre.
L’intervista di Michelotti rilasciata oggi alla Nazione sarebbe spiritosa, se non fosse estremamente preoccupante. Fa capire che De Mossi è al capolinea, ma la prima mossa la dovrebbe fare proprio lui, il primo cittadino.
Brutta fine di un mandato amministrativo già fortemente deficitario. Se volessero fare effettivamente chiarezza basterebbe che la maggioranza presentasse, visto che ha i numeri per farlo, una mozione di sfiducia al sindaco. Già, ma per farla ci vuole coraggio e poi dopo quasi cinque anni di convivenza dove è stato permesso al sindaco di fare tutto ciò che voleva nei quali la maggioranza ha digerito qualsiasi cosa e a pochi mesi di distanza dalle elezioni amministrative, chi se la prende la responsabilità? Come la spiegherebbero la sfiducia all’elettorato di centrodestra? E i senesi assistono a un’agonia che rappresenta la sola conclusione possibile di una Amministrazione che ha, nei cinque anni trascorsi, deluso.