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Buonfiglio continuerà sulla scia di Malagò, ma non farà muro contro la politica e i grandi avversari
Vi invito a votare con il cervello ancor prima del cuore”. La prima raccomandazione di Luciano Buonfiglio, quasi 75enne (ma in grande forma), nuovo presidente del Coni è stata ascoltata perché la Giunta che lo accompagnerà nel suo quadriennio è una giunta che si può considerare amica con quelli che avrebbero potuto diventare dei sassolini scomodi lungo il cammino fuori dalle scarpe. Chissà se avevano votato con il cervello ancora prima che con il cuore anche quei 47 che lo avevano spedito sulla poltrona occupata per 12 anni da Giovanni Malagò. Probabilmente sì perché è stato il cervello a guidarli verso un porto sicuro, verso un futuro nuovo in cui sarebbe cambiato il meno possibile, soprattutto lontani dalla politica. La carta vincente di Buonfiglio, insieme alla spinta del suo predecessore, è stata certamente la volontà di confermare la squadra di comando a partire dal segretario generale Carlo Mornati, confermatosi l’ago della bilancia. I votanti hanno preferito continuare piuttosto che avventurarsi in un nuovo viaggio con Luca Pancalli, avversario degnissimo e dirigente straordinario del comitato paralimpico, che ha fatto l’errore di lasciarsi abbracciare dalla politica che poi non lo ha aiutato più di tanto. I suoi sponsor più importanti, Barelli e Binaghi, i presidenti di due federazioni efficienti e vincenti, sono stati visti dagli altri più come nemici di Malagò che come alleati e soprattutto lo sport non ha voluto lasciarsi guidare da chi in questi anni è rimasto lontano dal palazzo divertendosi solo a lanciare pietre dall’esterno. Se si vuole cambiare il sistema bisogna provare a farlo dall’interno. Alla fine è stato più decisivo il saggio Franco Carraro che ha orientato la votazione appoggiando Buonfiglio dopo aver avuto la garanzia che non avrebbe toccato Mornati. Anche Gravina e Petrucci lo hanno seguito e guarda caso in giunta sono arrivati in quota tecnico Elisabet Spina (calcio) e in quota atleti Giampaolo Ricci, capitano dell’Olimpia (basket).
“Io dico solo una cosa: credo di essere davvero il rappresentante dello sport, qualcun altro poteva essere il rappresentante di una parte della politica. E qui mi fermo”, ha detto l’altro giorno dopo l’elezione, chiarendo ancora di più il concetto quando ha aggiunto: “È stato percepito che lo sport ha la sua importanza”. Come dire sport batte politica, anche se Buonfiglio ha abbastanza esperienza e mestiere per sapere che il muro contro muro lo porterebbe a schiantarsi. Con lui, pur nella continuità, comincia l’era della collaborazione piena con la politica, con i ministri Abodi e Giorgetti che sono stati i primi a congratularsi. Il ministro dello Sport, che pur appoggiava Pancalli, gli ha immediatamente recapitato il suo messaggio: “Al neopresidente auguro buon lavoro e assicuro immediata e piena collaborazione con l’obiettivo di migliorare efficienza e utilità, non solo dell’ente, ma dell’intero sistema sportivo italiano a beneficio della competitività e dell’utilità sociale dello sport in tutte le sue forme”. L’obiettivo è chiaro: migliorare l’efficienza e l’utilità dell’intero sistema sportivo italiano. Non sta chiedendo al Coni solo le medaglie, anche se al resto oggi dovrebbe pensare soprattutto Sport e Salute.
Buonfiglio si è già messo al lavoro in quell’ufficio che ha frequentato tanto negli ultimi mesi quando con Malagò si ritrovava a fare il conto dei voti. Adesso si tratta di continuare a vincere come prima, costruendo qualcosa per il futuro e il dopo Milano-Cortina, un’Olimpiade in casa, dietro l’angolo con una giunta dove gli specialisti degli sport invernali a dire il vero mancano (resta solo Ivo Ferriani, membro Cio, già presidente della Federazione internazionale di bob e skeleton). “Con il segretario generale e la giunta faremo un’agenda di incontri istituzionali, mi farebbe piacere redigere il primo piano strategico quadriennale con governo e Sport e Salute. Io sono stanco di sentire lamentele, bisogna proporre. Ogni attore di questo mondo deve avere il suo ruolo e conoscere alla perfezione quella che sarà la nostra strada. Sono un manager cresciuto nello sport che ha cercato di costruire con gli altri un percorso che da solo non sarebbe riuscito a fare e il bene più prezioso di un’azienda, di una società, ma anche di una famiglia sono le persone”, ha detto l’altro giorno. Attorno a sè ha la squadra per poter realizzare il programma. Magari quando andrà al voto non sarà sempre promosso all’unanimità come è accaduto negli ultimi anni a Malagò, ma avere qualche rivale può aiutare a migliorarsi e non è male che abbia allungato una mano verso i nemici del suo predecessore: “La litigiosità non fa parte del mio mondo e se Binaghi e Barelli vogliono parlare di sport non c’è bisogno di essere amici, basta essere professionisti e professionali”. Ecco, smarcarsi dal suo grande elettore su certe tematiche, può essere importante per aumentare la propria autorevolezza.
La scelta di Mornati come segretario generale, di Diana Bianchedi come vicepresidente vicario e di Di Paola (sport equestri) come vicepresidente sono un tributo al passato e nello stesso tempo un messaggio di concretezza. Sono state scelte due persone che conoscono la macchina olimpica alla perfezione, oltretutto due ex atleti olimpici come lui (Bianchedi anche olimpionica). Il Coni oggi è l’unico comitato olimpico nazionale tra i top ten di Parigi ad avere un presidente e un segretario generale con un passato da atleti olimpici. “Neppure il Cio ce li ha”, fanno notare. Sarebbe stato lo stesso anche con Diana Bianchedi presidente, ma per avere una donna al comando dovremo aspettare ancora parecchio tempo.