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2 Ottobre 2024NEWS
2 Ottobre 2024Moda e non solo
di
Raffaele Palumbo
A Scandicci c’era un modo di dire, tra gli addetti ai lavori: i francesi si sono tenuti i marchi e noi ci siamo tenuti la manifattura. E finché l’equilibrio è durato, è andata bene così. Ma per restare al nostro esempio — Scandicci rappresenta la capitale della manifattura per i grandi brand della moda di lusso — le cose stavano cambiando già da un pò (e poi sono precipitate, portandosi dietro i distretti della pelle, del tessile e degli accessori). Primo, quando il gioco ha iniziato a farsi pesante, è iniziata la lenta e inesorabile sparizione delle piccole botteghe di terzisti a conduzione familiare. Due: la pandemia ha avuto lo stesso impatto dell’asteroide che fece estinguere i dinosauri. Tre: quel mondo ha deciso di fare finta di niente e di godere nel rimbalzo post Covid che ha regalato l’illusione di una ripartenza resiliente e che in tanti casi ha riempito i magazzini di merce rimasta poi ferma. Quattro: l’illusione del contro rimbalzo. In molti hanno sostenuto che dopo l’ubriacatura post Covid il mercato avrebbe avuto un brutto arresto per poi tornare a riassestarsi sui risultati dei bei tempi passati. Così non è andata. Anzi. I dinosauri sono spariti e al loro posto sono comparsi i nuovi terzisti, ovvero aziende da un centinaio (almeno) di dipendenti che si occupano di ricerca e sviluppo, progettazione, prototipazione e produzione, integrando tecnologia e artigianato, utilizzando strumenti come la modellazione 3D e sistemi Cad per creare prodotti di altissima qualità.
Il terzista 4.0, evoluzione moderna del mestiere artigianale. Quinto. Il fatto che la crisi del settore sia una crisi strutturale, epocale, ansiosa di cambiare paradigma è ora evidente a tutti. Sesto. I brand del lusso sono tornati a fare il lusso. Chiusi gli outlet, dove anche un compratore medio poteva permettersi la borsa firmata per poche centinaia di euro, adesso chi vuole quella borsa deve spenderne migliaia di euro. Settimo. Questo processo va ad incidere profondamente sul tema della quantità e delle continuità del lavoro. Ovvero, ora si riportano i prezzi delle merci di lusso alle stelle, si producono molti meno pezzi con più margini di profitto. Perfetto. Cioè, perfetto per Parigi, ma per Scandicci (e per la Toscana, e per l’Italia)? Male, malissimo, perché quello che prima abbiamo definito il terzista 4.0, che fa dalla progettazione al prototipo, adesso ha bisogno di lavoratori intermittenti, che intervengono quando servono. L’esatto contrario della fast fashion e delle vetrine nuove ogni settimana. Ottavo. I cinesi stanno smettendo di comprare i prodotti di lusso fatti da noi (diciamo così). Nono. Le guerre alle porte, l’incertezza, l’inflazione che ha falcidiato la classe media, il costo delle materie prime e dell’energia, le speculazioni pure sui costi delle materie prime e dell’energia hanno fatto il resto. In un ambiente già minato da una dissonanza di tempi: i tempi dell’artigiano che sono andati prima a collidere con i tempi dell’industria e poi coi tempi della finanza. Decimo. L’ex deportato a Mauthausen Marcello Mancini, pratese, amava ripetere ai giovani: «Quando ti portano via tutto, ti resta solo quello che hai nella testa e nelle mani». È quello che ci resta e in questo non abbiamo concorrenti (ma per sfruttare queste capacità sarà necessario ripensare il distretto). Varrà ancora qualcosa in questo mondo?
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