Gli assurdi danni del Pnrr: Certaldo rovina la piazza
9 Gennaio 2024Sezen Aksu – Begonvil
9 Gennaio 2024
Europee, l’asse contro la sfida Meloni-Schlein
L’ipotesi dell’“una contro una” è avversata dalla strana coalizione formata da Tajani, Salvini, Bonaccini e Conte
Le due “prime donne” della politica italiana hanno una voglia irrefrenabile di scontrarsi non solo in televisione, ma soprattutto nelle urne delle elezioni europee di giugno. Ma più si palesa il loro desiderio di candidatura, più rischiano di costruire intorno a loro una strana coalizione di nemici. Insomma, l’all in potrebbe fare bene alle loro posizioni personali, ma il rischio potrebbe essere l’implosione delle alleanze di cui hanno bisogno. Per individuare la “strana alleanza” che avversa l’eurosfida Meloni-Schlein basta mettere l’una accanto all’altra le dichiarazioni di Tajani, Salvini, Bonaccini e Conte. Eufemisticamente, un caloroso invito a evitare «personalizzazioni» e «conte». I motivi del «no» alla candidatura delle due leader sono diversi, ma hanno un fine comune: impedire in tutti i modi, a entrambe, di costruirsi un bipolarismo a loro immagine e somiglianza, suffragata a suon di voti che inevitabilmente apparirebbero alla “persona” più che alla “proposta politica”.
L’ultimo in ordine di tempo a intervenire nel dibattito abbastanza surreale, in cui in sostanza ogni partito o leader cerca di incidere nelle scelte degli altri partiti o leader, è il governatore dell’Emilia Romagna e presidente del Pd, Stefano Bonaccini. Il superfavorito alle primarie dem, sconfitto dopo che il voto ai gazebo ha sovvertito quello dei militanti, ricorda alla sua segretaria che «noi non siamo il partito di un uomo o di una donna al comando. Disponiamo di una classe dirigente vera e plurale. L’escamotage di una finta candidatura in tutte le circoscrizioni serve a Meloni per coprire le debolezze di classe dirigente che ha dietro di sè». Poche ore prima, un altro dem di peso, Andrea Orlando, aveva avvisato: questo schema “una contro una” alla fine rischia di penalizzare proprio il Pd.
E davvero è impossibile non leggere nelle parole di Bonaccini un’eco di quelle del leader di Forza Italia Antonio Tajani, che nella formula «o tutti o nessuno » fa intendere quanto la candidatura di Giorgia Meloni rappresenti un’Opa, una minaccia per gli altri partiti di destra e di centrodestra. Ed è pur vero che Giorgia Meloni non avrebbe pensato alla candidatura se non avesse visto Matteo Salvini tuffarsi in una campagna elettorale anticipata, che ha lo scopo di recuperare terreno sul partito della premier. Insomma, la presidente del Consiglio da un lato sta seriamente pensando all’esposizione in prima fila per aiutare i Conservatori a non soccombere all’asse tradizionale popolari-socialisti-liberali, dall’altro usa la possibile candidatura come clava per portare a più miti consigli i suoi alleati.
Marco Iasevoli