ALLE RADICI DEL RISPETTO
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21 Novembre 2023
di Etgar Keret
Lo scrittore: hanno scelto di schierarsi con una parte
Qualche giorno fa ho incontrato una vecchia amica. Come la maggior parte degli israeliani nei quali mi sono imbattuto dal 7 ottobre, anche lei aveva un’aria affranta e angosciata. Ma al di là delle prevedibili reazioni di sofferenza, terrore e cordoglio, ho avvertito qualcos’altro nel suo sguardo: un senso di tradimento.
Da strenua progressista come ama definirsi, era per lei una sensazione del tutto inattesa. Si era sempre considerata una persona perbene, manifestando per le giuste cause, rinunciando alle cannucce di plastica e cancellando tutti coloro che si meritavano di essere cancellati. Per anni si era schierata con i deboli, per identificarsi con la loro sofferenza, deridendo quella altrui. E poi, nel giorno più brutto della sua vita, quel sabato di sangue, quando i miliziani di una brutale organizzazione terroristica avevano massacrato e rapito migliaia dei suoi connazionali, tutti gli americani e gli europei che avevano sfilato al suo fianco nei più svariati movimenti le avevano voltato le spalle.
«Non capisco — gemeva — ma non hanno occhi per vedere i massacri? La barbarie? La disumanità? Come fanno a non comprendere che in quella storia orrenda del 7 ottobre, noi eravamo dalla parte dei buoni?». La risposta è no. Non possono capire che siamo noi i buoni, perché nel mondo in cui viviamo i buoni non esistono più: ci sono solo i cattivi, e quelli ancora peggio. Il paradigma progressista stabilisce che decidi tu chi sono le vittime e ti identifichi con loro a tal punto che finisci con l’ignorare le argomentazioni e le sofferenze dei presunti aggressori. In questa modalità di pensiero, è molto facile ritrovarsi dalla parte che viene cancellata. Specie quando occupi da oltre 56 anni il territorio appartenente a un altro popolo. La realtà è ambigua e complessa, mentre l’universo progressista è semplificato e moralista. Questa mia amica era sempre presente quando i comici venivano boicottati per una battuta omofoba, razzista o misogina. E quando invece quegli stessi artisti, ignoranti e grevi, si lamentavano che erano stati distrutti per una barzelletta infelice, lei accorreva a lanciare i suoi «buu» di scherno.
Le ho consigliato di provare a immaginare quelle emozioni. Come ci si sente quando qualcuno riduce la tua esistenza a bene o male, uno o zero? Quando qualcuno considera la tua sofferenza indegna di empatia? La sinistra progressista non ha tradito Israele. Nella visione binaria del mondo che impone di appoggiare una parte e odiare l’altra, la sinistra progressista ha scelto, legittimamente a suo avviso, di schierarsi con gli oppressi dei territori occupati. E nel momento stesso ha perso ogni interesse per le angosce dell’altra parte. Così quando i bambini decapitati, le donne stuprate e uccise, gli anziani trascinati a Gaza appartengono alla parte colpevole, tutti costoro meritano di essere cancellati.
Ho consigliato alla mia amica di riconoscere la verità, anziché accusare la sinistra progressista di aver tradito i suoi stessi valori: queste organizzazioni e questi individui sono rimasti strenuamente fedeli alle loro convinzioni. Forse troppo superficiali, insensibili e piuttosto ingiuste, ma sono sempre convinzioni che hanno contribuito a introdurre cambiamenti positivi nel mondo. Secondo il loro metodo però non c’è più spazio per autocritica, esame dei fatti, nulla a impedire di buttar giù un post furibondo che potrebbe diventare virale. Se è legittimo cancellare le persone, tra non molto si finirà per cancellare interi Paesi. Greta Thunberg o Roger Waters non hanno tempo per le lamentele di una nazione che occupa le terre di un altro popolo, quando le sue famiglie vengono arse vive.
Prima di salutarci, le ho ricordato una vecchia discussione avuta a proposito del #MeToo. Per come la vedevo io, il movimento era nato non tanto per esaminare i fatti accaduti e rendere giustizia alle vittime, quanto per dar sfogo a rabbia e vendetta, e che nell’intento di correggere mali fondamentali, rischiava di cancellare tanti individui che non lo meritavano. «Quando si abbatte un albero, anche le schegge volano via» mi aveva risposto. E come poteva immaginare che un giorno lei stessa sarebbe volata via come una scheggia?
(Traduzione di Rita Baldassarre)