Lo Sceriffo non perde occasione per stare sulla scena. L’endorsement a Raffaele Fitto, mentre il Pd a Bruxelles era alle prese con un negoziato complicato (“Giusto sostenerlo, è un candidato italiano”, l’importante è che “tuteli le Regioni”), il saluto romano esibito in maniera scherzosa dopo che il Consiglio regionale aveva respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti. Ma anche le accuse al governo su Caivano (dopo le Europee “sui 40 milioni di euro che erano stati stanziati, 30 sono scomparsi nella proposta di legge di Bilancio”).
È in piena campagna elettorale, De Luca. Nonostante lo stop di Elly Schlein, che l’altra sera a DiMartedì s’è pure detta convinta di vincere in Campania senza di lui. Da giorni a Palazzo Santa Lucia rimbalza la minaccia fatta dal presidente della Campania ai suoi consiglieri regionali per convincerli a votare la legge che gli permette di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo nonostante la legge italiana ne preveda al massimo due. I consiglieri dem – nonostante lo stop della segretaria – hanno alla fine votato con lui.
Ma la partita delle dimissioni resta in piedi lo stesso. “Prima delle Regionali non succede nulla, ma poi De Luca valuterà”, dicono i suoi. Occhi puntati sull’Umbria, ago della bilancia per definire l’esito di queste elezioni. La Liguria è già stata vinta dal centrodestra, in Emilia-Romagna il centrosinistra è saldamente avanti. Dunque il risultato di Stefania Proietti è cruciale: se il centrosinistra riconquista l’Umbria, gli assetti rimarranno più o meno gli stessi, almeno nel breve periodo; se invece la perde, verranno rimessi in discussione. A essere indebolita sarà soprattutto la segretaria del Pd. Le insofferenze sono tutte dietro l’angolo. “Dopo l’Umbria”, non a caso, è la risposta a qualsiasi domanda tra i dem, mentre si arriva alle urne (domani e dopodomani) con un testa a testa ancora più serrato di quello in Liguria. E con i leader che si sono decisi solo all’ultimo minuto a consegnarsi a una foto comune: ieri davanti all’ospedale di Terni c’erano Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
Dunque, De Luca potrebbe a quel punto anche decidere di andare avanti, aspettare che la Schlein si logori (c’è chi tra i dem comincia addirittura a prefigurare un congresso nel prossimo autunno) e quindi provare a imporre la propria candidatura a un nuovo segretario o a quel che resta del Pd. Se la Proietti vince, la valutazione è più complessa: allo Sceriffo potrebbe convenire comunque forzare, puntando sul fattore tempo. Non è facile per il centrosinistra trovare un candidato davvero competitivo. C’è una disponibilità di massima di Roberto Fico, ma è tutto da vedere, anche rispetto a come va la Costituente dei Cinque Stelle e come ne escono il Movimento, il suo leader e la questione dei tre mandati. Dunque, De Luca potrebbe sparigliare e bruciare tutti sul tempo. Anche perché c’è un’altra questione da non sottovalutare: la legge voluta che consente il terzo mandato è stata depositata nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania lunedì scorso. Questo significa che lui può usufruirne. Ma anche che – una volta pubblicata in Gazzetta Ufficiale – può partire la pratica per il ricorso. L’appunto preparatorio è sul tavolo della ministra delle Riforme, Maria Elisabetta Casellati. Tocca a Palazzo Chigi decidere se procedere, ma pezzi grossi di Fratelli d’Italia, come Edmondo Cirielli, si sono già esposti per il sì. Dunque De Luca deve agire contro il tempo. Una partita a scacchi.