Il Punto 03/03/2023
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6 Marzo 2023Sinistra e ambiguità
di Maurizio Ferrera
Sotto la guida di Elly Schlein, il tema dei «diritti» diventa una priorità nell’agenda del Pd. E acquista una accezione estesa: secondo la nuova segretaria non contano solo i diritti sociali, ma anche quelli civili. I due sono anzi inscindibili per creare una società più giusta e più eguale.
Nel programma di Schlein si nota però una evidente asimmetria. Sui diritti civili vi sono proposte concrete, in linea con i più avanzati orientamenti delle sinistre europee. Il principio di base è l’eguale riconoscimento delle diversità. Dunque tutela della libertà di scelta su temi come l’aborto, il fine vita, l’identità di genere. E sanzioni contro i discorsi d’odio e tutte le forme di discriminazione. Posizioni nette rispetto a molte prudenze del vecchio Pd.
Sui diritti sociali vi è una certa ambiguità, lo sguardo sembra spesso rivolto all’indietro. Questa impressione è suffragata dal bersaglio polemico su cui insiste Schlein: il Jobs Act, indicato come un grave peccato di marca neo-liberista, responsabile del tracollo elettorale del Pd. Una posizione che è condivisa dalle correnti più radicali della sinistra, dentro e fuori il partito.
Non è chiaro se Schlein voglia tornare all’articolo 18, ma sicuramente intende introdurre drastiche limitazioni ai contratti a termine. La neo-segretaria non fa distinzione tra precarietà e flexsecurity e chiede maggiori tutele contro i licenziamenti.
I l programma di Elly Schlein in tema di lavoro è molto più ricco e articolato, ma nella comunicazione pubblica le parole d’ordine tradiscono la nostalgia per un mondo in cui la flessibilità non esisteva.
In Italia la quota di contratti «non standard» sul totale (16,3%) è più o meno in linea con l’Europa, vicino a quella francese e più bassa di quella olandese e spagnola. Più che il tipo di contratto, la vera sfida per chi lavora è oggi il rischio di povertà, a sua volta connesso alle basse retribuzioni, ai tanti lavori di qualità scadente in settori arretrati. Due problemi che riguardano anche molti contratti a tempo indeterminato. La povertà è poi endemica tra le famiglie numerose con adulti disoccupati.
Il salario minimo (che è nell’agenda Schlein) può attenuare la sfida, ma conviene espandere la gamma delle possibili risposte. In alcuni Paesi è lo Stato a integrare i redditi più bassi (i cosiddetti in-work benefits ). Nella sinistra europea si è poi aperto un dibattito sulla cosiddetta «garanzia universale dei servizi di base» (Universal Basic Services). L’accesso a questi servizi — inclusi i trasporti, l’energia e l’alimentazione — dovrebbe essere calmierato o gratuito per i ceti meno abbienti, in modo da sostenere il loro potere d’acquisto. Cruciale anche il versante della formazione. Schlein propone che i tirocini dei giovani siano retribuiti: da chi? Una proposta concreta potrebbe essere l’introduzione di un nuovo diritto sociale, peraltro già nell’agenda della Ue: avere un conto personale per l’apprendimento e la formazione lungo l’arco della vita (stage compresi), alimentato da trasferimenti pubblici e dalle imprese. Al conto personale potrebbe aggiungersi il diritto a una «indennità di transizione», per facilitare i passaggi lavorativi dai settori inquinanti a quelli «verdi».
La vulnerabilità economica affonda le radici più profonde nella bassa partecipazione lavorativa. L’Italia ha quasi il doppio di nuclei monoreddito rispetto alla Francia. È difficile oggi mantenere partner e figli con un reddito solo. Abolire il Jobs Act aggraverebbe solo il problema. La soluzione è creare nuova occupazione (femminile). Nei dibattiti della sinistra europea e nord americana circola l’idea di istituire una job guarantee . In caso di disoccupazione, al posto del sussidio verrebbe garantito un posto di lavoro nei settori dove oggi si concentrano molti bisogni «eco-sociali» non soddisfatti: cura degli anziani e dei bambini, tutela dell’ambiente e dei territori, agricoltura sostenibile, conservazione e promozione del patrimonio culturale e così via. Si creerebbe in questo modo un circolo virtuoso: garanzia di occupazione a chi non ce l’ha, doppi redditi in famiglia e meno vulnerabilità, nuovi diritti all’assistenza e alla qualità dell’ambiente per tutti. Vari esperimenti di job guarantee sono già stati avviati in alcuni Paesi a livello locale, secondo un approccio denominato «zero disoccupati di lungo periodo». Sotto il governo Draghi, il ministro Orlando — oggi fra i sostenitori di Elly Schlein — ha introdotto la Gol (garanzia occupabilità dei lavoratori). Facendo leva su questo schema, si potrebbe sperimentare una job guarantee per quegli «abili al lavoro» destinati a perdere il reddito di cittadinanza in base alle nuove norme del governo Meloni.
Elly Schlein ha annunciato che il nuovo Pd si mobiliterà a difesa dei poveri, dei precari, dei disoccupati. Un discorso di sinistra, finalmente attento alle donne. Ma per ora un po’ ossessivamente incentrato su precarietà e Jobs Act. Ci sono tante altre proposte da fare per aiutare l’Italia «che fa più fatica». Proposte che guardano avanti, calibrate sulle irreversibili «diversità» dell’economia e della società di oggi. Diversità che richiedono, come sul versante civile, adeguato riconoscimento programmatico, nonché l’introduzione di nuovi e più efficaci diritti eco-sociali.