L’unità della sinistra e la lezione di Lussu
9 Settembre 2024BATTERE MELONI SI PUÒ
9 Settembre 2024
di Cesare Zapperi
Buona accoglienza a Cernobbio per la leader pd e Calenda, meno per Conte
CERNOBBIO (Como) Uniti su alcune proposte economiche, divisi e distanti sulla guerra in Ucraina. Ai leader del centrosinistra forse converrà aggiornare la metafora scelta per rendere comprensibile la loro idea di alleanza politica e passare dal campo, più largo o più stretto a seconda delle visioni, ad una fisarmonica, strumento che si espande e si restringe come succede al variegato fronte progressista.
Carlo Calenda (Azione), Giuseppe Conte (M5S, in collegamento) e Elly Schlein (Pd) ne hanno offerto una plastica rappresentazione dalla tribuna del Forum Ambrosetti di Cernobbio. Finché si è trattato di offrire alla platea le proprie ricette economiche i tre protagonisti hanno avanzato proposte condivise e un metodo di lavoro comune, ma non appena è arrivata la sollecitazione a rispondere sulla guerra e la politica estera le differenze, non trascurabili, sono apparse evidenti.
È giusto continuare a sostenere l’Ucraina ma serve uno sforzo diplomatico più incisivo dell’Ue
Ciò che unisce, intanto, è il giudizio sul governo Meloni. Calenda è tranchant: «Al di là delle singole scelte e dei singoli scandali, questo governo ha un gigantesco problema di classe dirigente e non riesce ad amministrare il Paese». Conte punta il dito: «La politica economica di questo governo sembra puntare su nuove tasse, tagli e lavoro povero». Schlein è senza appello: «Ci aspettiamo una manovra economica che, come quella dell’anno scorso, sarà senza respiro e senza anima».
Il sostegno netto all’Ucraina è il modo per allontanare la guerra dai confini dell’Europa
La segretaria del Pd si dice disponibile a collaborare con l’esecutivo per trovare terreni di confronto comune, ma concorda con i colleghi del centrosinistra sul metodo pragmatico indicato da Calenda. «Come opposizione abbiamo un ruolo di pungolo e contrasto all’azione del governo — sottolinea la segretaria dem — ma dobbiamo anche presentarci come alternativa credibile e costruire maggioranze sulla concretezza dei contenuti». Per questo, dalla Festa dell’Unità di Reggio Emilia Schlein sprona gli alleati a predisporre una «piattaforma per governare» basata su 5 priorità. Dal lavoro all’istruzione, dai diritti all’industria e al clima. E poi la sanità, che è un tema su cui dare battaglia. «Nella prossima legge di Bilancio proporremo che almeno la parte relativa alle aliquote Irpef che vale 4 miliardi sia investita sulla sanità, perché riteniamo che sia uno dei problemi fondamentali di questo Paese» chiarisce il presidente di Azione. E Conte chiede di «rafforzare il sistema sanitario nazionale». Fronte comune pure su Industria 5.0., misura per la trasformazione digitale ed energetica delle imprese che per le opposizioni è «arrivata in ritardo» e andrebbe prorogata oltre la scadenza fissata al 2025.
Dobbiamo far sì che Kiev e Mosca si accordino per la pace e imporre una soluzione negoziale
Nei toni e nelle parole dei tre leader si percepisce il desiderio di provar a far breccia in un mondo, quello dell’impresa e della finanza, che non ha mai avuto, salvo eccezioni, grandi simpatie per il centrosinistra. E la platea conferma scarso feeling lesinando gli applausi, anche se nei confronti di Schlein l’accoglienza è stata cortese e decisamente più fredda con Conte (per Calenda, sull’Ucraina, l’unico applauso convinto). E ciò nonostante siano arrivati a Cernobbio con documenti e proposte studiate a tavolino per convincere gli interlocutori che, dovessero andare al governo, saprebbero dimostrarsi all’altezza.
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Ma quando il focus si sposta dal terreno di casa a quello internazionale, ecco che il campo (o la fisarmonica) si restringe perché ognuno va per la sua strada. La guerra in Ucraina è il discrimine. Calenda e Conte sono gli estremi opposti, Schlein sta in mezzo alla ricerca di un equilibrio che fatica a realizzarsi. Il presidente di Azione è per l’interventismo senza se e senza ma: «Sull’Ucraina stiamo dando un’immagine dell’Italietta, che dà un colpo al cerchio e uno alla botte, che non è capace di capire che il sostegno netto all’Ucraina è il modo per allontanare la guerra dai confini dell’Europa». Per Calenda, Putin «non sta attaccando solo l’Ucraina ma sta cercando di minare le nostre democrazie e va fermato». Sul fronte opposto si pone il presidente del M5S, con qualche mugugno della platea: «Il nostro obiettivo è vincere la guerra con la Russia? C’era un tavolo con reciproche concessioni che potevano prefigurare un accordo, ma Washington e Londra hanno detto no». Conte è per lo stop agli aiuti: «Dobbiamo far sì che le due parti si accordino per la pace, bisogna imporre una soluzione negoziale». Schlein si è attestata su una posizione mediana. «È giusto continuare a sostenere l’Ucraina» la premessa tesa a confermare la posizione assunta fin dall’inizio. Ma a seguire ecco l’auspicio perché gli attori internazionali mettano in campo tutti gli sforzi per arrivare ad una tregua e, quindi, alla pace. E a chi stava seduto di fronte è parsa una riedizione del «ma anche» veltroniano.
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