Luca Monticelli
Il governo riscrive il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) cambiando 144 obiettivi sui 349 da centrare entro il 2026. La bozza di revisione presentata dal ministro Raffaele Fitto elimina misure per 16 miliardi di euro: dall’efficientamento energetico dei comuni fino al dissesto idrogeologico, dall’utilizzo dell’idrogeno alla gestione del rischio alluvione. «Non c’è alcun definanziamento, evitiamo polemiche che non esistono», mette le mani avanti Fitto nel corso della conferenza stampa seguita alla cabina di regia a Palazzo Chigi, spiegando che gli interventi esclusi dal Pnrr verranno recuperati dagli altri programmi, quelli finanziati con i fondi della coesione o dello sviluppo. Lo stop a queste misure permette di incrementare le risorse destinate al RePowerEU: dai 2,7 miliardi assicurati da Bruxelles il valore del capitolo aggiuntivo del Piano – nato per fronteggiare le difficoltà energetiche causate dalla guerra in Ucraina – sale a 19 miliardi di euro.
Nel RePower trova spazio una nuova edizione dell’Ecobonus per l’efficientamento energetico delle abitazioni: 4 miliardi di euro per le famiglie a basso reddito con il meccanismo delle detrazioni fiscali.
Saltano dal Pnrr la tratta ferroviaria Roma-Pescara e due lotti della Palermo-Catania perché irrealizzabili da qui al 2026. Fitto conferma i 265 mila posti negli asili ma la revisione prevede 900 milioni in più per centrare l’obiettivo finale.
L’impatto dei progetti sacrificati lo sentono soprattutto i comuni. «Con la rimodulazione dei finanziamenti si spostano sul programma RePowerEU 13 miliardi di euro di fondi Pnrr che erano stati assegnati ai Comuni», sottolinea il presidente dell’Anci Antonio Decaro che aggiunge: «È una notizia che ci colpisce molto perché vengono spostate risorse assegnate alle uniche amministrazioni pubbliche che le stanno già spendendo con efficienza e rapidità, mentre ci sono soggetti attuatori che non hanno ancora elaborato i progetti». I sindaci sono preoccupati di perdere i soldi e chiedono all’esecutivo «garanzie immediate».
Fitto, sollecitato dalle domande dei giornalisti, insiste: «Non stiamo eliminando nulla, stiamo riorganizzando il Piano cercando le modalità per utilizzare bene le risorse. Vogliamo salvaguardare gli interventi che rischiano di non essere spesi, adeguando i progetti e le tempistiche, modificando gli obiettivi intermedi per mantenere quelli finali. Non vorremmo trovarci tra un anno con la Commissione europea che ci revoca i soldi per non aver centrato i target». Il ministro parla di una revisione «a tutela dei comuni per evitare altri casi come gli stadi di Firenze e Venezia che erano all’interno dei piani urbani integrati».
Fitto sostiene di voler aprire un confronto sia con gli enti locali, sia con le parti sociali e ricorda che martedì prossimo sarà in Parlamento per illustrare il restyling del Pnrr. Il governo incassa l’apprezzamento della Commissione europea: «Accogliamo con favore l’accordo raggiunto nella cabina di regia, stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità italiane e attendiamo di ricevere la presentazione formale delle modifiche al Piano entro la fine di agosto», sottolinea un portavoce della Commissione.
Fitto promette il dialogo, ma i cambiamenti sembrano già concordati con i tecnici di Bruxelles, quindi i margini di manovra su eventuali proposte alternative saranno molto stretti. Le opposizioni vanno all’attacco. «Ci vuole davvero coraggio a eliminare dal Pnrr più della metà dei fondi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico e tagliare progetti per le infrastrutture ferroviarie», commentano i capigruppo del Pd di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia. «È un insulto a un Paese sconvolto dagli eventi di questi giorni, l’esatto opposto di quello che servirebbe per accelerare la messa in sicurezza del territorio e contrastare il cambiamento climatico che è sotto gli occhi di tutti», protestano. Molto critica anche Italia Viva: «Siamo di fronte ad un governo di incapaci. Non sono in grado di spendere le risorse del Pnrr e allora cancellano opere fondamentali», dicono le senatrici renziane Silvia Fregolent e Raffaella Paita. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ricorda che «questo non è il piano del governo, è il Piano del Paese. Sono soldi che servono per ospedali, scuole, sanità. Adesso i cittadini sentono parlare di miliardi buttati all’aria, ma in realtà ammettere di non riuscire a realizzare il Piano è una sconfitta».