A Siena ha già deciso da che parte stare
7 Maggio 2023News
8 Maggio 2023di Pierluigi Piccini
Il “groviglio armonioso” che solo in parte è “ricciarello magico” si è preso le mani libere. Questo gruppo di senesi uniti più dal potere che dalle appartenenze politiche, non sentendosi sicuro di vincere con un solo candidato ha deciso di puntare non solo su Castagnini che ora si professa “civico”. Diventato “civico” dopo che i partiti della destra hanno concordato con il “ricciarello ex magico” di andare divisi (Michelotti e Bellandi) e hanno preferito dividersi e scegliere una donna la Fabio (Tajani). Le candidate dei partiti, Ferretti e Fabio, fanno a loro volta finta di prendere le distanze da scomodi rapporti, ma solo per centrare l’obiettivo del ballottaggio, ma tutti sono uniti dallo stesso sistema di accordi. Un “groviglio armonioso” che ha deciso sindaci dai tempi di Vannini e Barni e hanno gradito Ceccuzzi, che non parla con la Ferretti da Natale. Invece era e rimane sgraditissimo Pierluigi Piccini (il quale, non a caso, fu espulso dal principale partito di centrosinistra perché troppo autonomo. nonché contrario alle disastrose scelte sul Monte dei Paschi). Altro candidato poco amato dal “groviglio” è stato Valentini, per questo avversato da una parte del PD e dai renziani. Renziani che al secondo turno preferirono votare a favore di De Mossi. Almeno nelle elezioni attuali lo Scaramelli è venuto allo scoperto alleandosi con Castagnini e De Mossi. Due più due fa quattro. Anche la presenza di Valentina Farnetani tra i candidati del Castagnini fa pensare. A pensarci, Piccini non poteva al secondo turno che allearsi con Valentini, avendo avversari in comune, tanto più che avrebbe controllato il Consiglio comunale grazie al premio di maggioranza, essendo la sua lista arrivata prima. L’apparentamento previsto per legge avrebbe certificato tale ipotesi. Apparentamento non amato e contrastato da parti del Pd e non solo da esse. Contrasto che è costato carissimo ai piddini senesi. De Mossi, Castagnini e gli altri rientrano nella schiera dei candidati sostenuti da un potere trasversale, che poi tanto trasversale non è (basti guardare i nomi che galleggiano ogni volta negli incarichi, tant’è che Degortes afferma di non aver mai perso le comunali). Sono tutte facce presentate come nuove, lo stesso De Mossi che faceva il paladino anti-Mussari era stato piazzato in una società del Monte dei Paschi. Ferretti ha avuto incarichi con la benedizione di Ceccuzzi. Montomoli sosteneva il sindaco uscente, tant’è che sua moglie era in giunta con De Mossi prima di prenderne le distanze perché “troppo succube della destra”. Il fatto che inizialmente Montomoli fosse appoggiato proprio dalla destra, per quanto indigesta alla moglie e a lui stesso fino a poche settimane prima, dimostra che i partiti non hanno forze sufficienti e candidati all’altezza, diventando ostaggi di fatto di un gruppo di potere trasversale. La Fabio, che ha preso il posto di Montomoli come candidato “ufficiale”, cerca di apparire un punto di rottura (e lei cerca di rimarcarlo) ma non è credibile: anche volendo come fa la destra a rifarsi una verginità, quando ha vinto e potrebbe vincere solo alleandosi al “groviglio” al secondo turno? Una sorte che l’accomuna alla Ferretti. Castagnini (sostenuto anche dai renziani), voluto a sua volta dal sindaco meno apprezzato d’Italia (secondo i sondaggi) è l’altra pedina a disposizione del “ricciarello magico”. Il “civico” Montomoli, ha di fatto tolto consensi proprio al campo civico, facendo al tempo stesso la conta per il secondo turno in attesa di vedere i risultati. Intanto però, gran parte di coloro che avevano votato in buona fede De Mossi cercando il cambiamento o Valentini per la sua autonomia da certe logiche, molti delusi di destra e di sinistra, ora fanno parte di un “campo largo” civico, che ha scelto un candidato autorevole e stimato, estraneo ai giochi della “politica” senese. Tra tante ingarbugliate trame, c’è una certezza: i candidati sono otto ma la scelta appare chiara: o si sta con Pacciani o con uno degli altri.