Simona Siri
New York
Vittime giovani, studenti, madri con figli piccoli, sportivi, ragazzi e ragazze che avevano deciso – chi all’ultimo momento, chi dopo averlo pianificato per mesi – di trascorrere l’ultima notte dell’anno in una delle città più eccitanti degli Stati Uniti in quanto a festeggiamenti, musica e anche alcool, certo. Il terribile lavoro di dare un nome e un volto agli innocenti falciati dalla follia terrorista di Shamsud-Din Jabbar è già iniziato, ma non si può dire finito. Il numero delle vittime è al momento fermo a 15 compreso il terrorista, ma potrebbe anche salire e le autorità non hanno ancora consegnato la lista completa dei nomi: quelli già riconosciuti lo sono perché familiari, amici, a volte il rettore della scuola, hanno parlando direttamente con gli organi di informazione, spinti dalla volontà di ricordare i propri cari, di far sì che siano molto più di semplici numeri nella triste conta dei caduti per terrorismo.
È quindi grazie alla madre Michelle che sappiamo che Martin “Tiger” Bech, 28 anni, aveva un passato di giocatore di football alla Princeton University e che dopo la laurea, nel 2021, si era trasferito a New York per lavorare alla Seaport Global, una società di investimento. «Mio figlio era sul tetto del mondo», ha dichiarato la donna a ABCNews, a significare una vita vissuta al massimo e che ancora tanto aveva da vivere. «Tiger era in Louisiana con gli amici del college di Princeton per un lungo fine settimana di caccia e pesca, due delle sue attività preferite. Il suo ritorno a New York era previsto per mercoledì pomeriggio. Suo fratello minore, Jack Bech, è un grande ricevitore per la squadra del Texas Christian University Football e Tiger andava spesso ad assistere alle sue partite».
In una dichiarazione a ABCNews, l’allenatore di football del Princeton Bob Surace ha descritto il ragazzo come «un giocatore con un’energia infinita, un amato compagno di squadra e un amico premuroso». Anche Melissa Dedeaux ha voluto ricordare la figlia diciottenne Nikyra Cheyenne parlando con la stampa. «Era una giovane donna gentile ed estroversa, entusiasta di frequentare la scuola per infermieri. Una persona dolce, molto amata». L’ultima volta che la signora Dedeaux ha visto la figlia è stato martedì sera. «Le avevo implorato di non andare a Bourbon Street per Capodanno, come aveva fatto l’anno prima. Ero preoccupata perché la zona è sempre un po’ pericolosa e poi volevo che mi venisse a prendere alla fine del mio turno di lavoro notturno, mercoledì mattina presto». Cosa che Melissa non ha potuto fare, morta sull’asfalto alle 3.45 del mattino. «Spero che sia ricordata come una persona gentile».
Reggie Hunter con i suoi 37 anni è una delle vittime più grandi di età. La sua morte è stata confermata dalla cugina di primo grado, Shirell Jackson. «Non se lo meritava – ha detto –. È insensato, è crudele. Vorrei che non fosse mai accaduto». Reggie lascia due figli, Landon di 11 anni e Christian di 18 mesi. Secondo la cugina era l’anima della festa, con un grande cuore, divertente, amorevole e premuroso. «Ci aspettavamo così tanta vita da vivere con lui. Era una bella persona, e non se lo meritava». Erano giovanissimi Kareem Badawi e Hubert Gauthreaux, 18 e 21 anni, entrambi della Louisiana. Il primo aveva appena completato il suo primo semestre all’Università dell’Alabama, scelta perché ha un programma di ingegneria migliore rispetto all’università del suo stato. E in un’altra università della Louisiana, la Auburn, si era laureato nel 2023 Drew Dauphin, anche lui tra le vittime. La morte di Nicole Perez, 27 anni, è stata confermata da Kimberly Usher-Fall, il suo datore di lavoro e amica di famiglia. «Nicole era stata recentemente promossa a manager in uno dei miei negozi ed era davvero entusiasta della posizione. Aveva un figlio di 4 anni, Melvin, che portava spesso al lavoro con lei ed era una madre eccezionale, bella e piena di vita». Perez non è morta sul colpo, è stata portata all’ospedale, ma è morta poco dopo a causa delle ferite riportate.
Era giovanissimo anche Matthew Tenedorio, solo 25 anni, ma con già una carriera avviata come esperto di fibra ottica e di video presso il Superdome, l’imponente stadio che ha ospitato spesso il SuperBowl e dove giocano in casa i New Orleans Saints, la squadra di football della città. «Un ragazzo con un potenziale senza limiti», secondo le parole dei genitori Louis e Cathy. «Quando entrava in una stanza la rendeva viva con il calore e l’umorismo che i suoi amici apprezzavano così tanto». I Tenedorio hanno visto il figlio per l’ultima volta a cena la vigilia di Capodanno. «L’ho abbracciarlo e gli ho detto che lo amavo e di mandarmi per favore mandami un messaggio quando sarebbe tornato a casa». Un messaggio mai arrivato. Mercoledì mattina hanno iniziato a provare a contattare il figlio e a cercare di ricostruire i suoi ultimi passi chiedendo agli amici che erano con lui. «Ci hanno descritto una scena di caos e carneficina a causa della quale il loro gruppo si è diviso. E quando la sparatoria tra la polizia e il terrorista è finita, gli amici non sono più riusciti a trovare Matthew».
Louis e Cathy hanno detto di aver chiamato gli ospedali e di aver denunciato la scomparsa del figlio e di essere poi andati in un centro di ricongiungimento familiare presso l’ospedale University Medical Center, il luogo in cui i parenti delle vittime erano stati riuniti nell’attesa di avere notizie dei loro cari. Una stanza colpa di preoccupazione e di silenzio rotto solo da sporadiche urla e pianti di disperazione.