
A tribute to resilience: what we can learn from the splendour of Accra Cultural Week
21 Dicembre 2025
Il diritto a restare di Frank Zappa
21 Dicembre 2025Ci sono scale mo-bili che portano all’inizio di una civiltà. A Roma conducono alle nuove archeostazioni della Metro C (Colosseo-Fori Imperiali e Porta Metronia). Ospi-tano centinaia di reperti in una suggestiva esposizione
di paolo conti
A Roma le chiamano già archeostazioni. Sono le due nuove fermate della Metro C strategiche per alleggerire il caotico ingorgo quotidiano della Capitale grazie al collegamento con la Metro B. Ma nello stesso tempo sono veri, nuovi musei archeologici con centinaia di reperti esposti e pezzi di città antica ritrovati, restaurati e ricollocati al loro posto. Le due nuove stazioni della Metro C di Roma, Colosseo-Fori Imperiali e Porta Metronia, inaugurate pochi giorni fa dal sindaco Roberto Gualtieri e dai ministri della Cultura Alessandro Giuli e delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, sono già un caso culturale e infrastrutturale, come è accaduto ad Atene dove le stazioni di Syntagma (con le stratificazioni dal VI secolo a. C. in poi), di Monastiraki, Thissio, Akropoli e Panepistimio sono dal 2004 tappe museali.
Al Colosseo il colpo d’occhio è spettacolare. È il frutto della collaborazione tra il ministero della Cultura, qui con il Parco Archeologico del Colosseo, e la società consortile Metro C guidata da Webuild e Vianini Lavori (ne fanno parte anche Hitachi Rail Sts Spa, Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni per la linea Metro C). Durante i cantieri 1.700 sensori elettronici hanno monitorato l’impatto delle vibrazioni sul Colosseo, sui monumenti e sugli stabili vicini. Gli spostamenti di terre e materiali (29 mila metri cubi di scavo archeologico) sono stati coordinati tra ministero e imprese per contemperare la tutela del patrimonio con il cronoprogramma della Metro C nella delicatissima area tra Colosseo e Fori Imperiali.
Nel corso dei lavori per la stazione Colosseo-Fori Imperiali sono emersi 350 reperti e 28 pozzi rituali tra il IV e il II secolo a. C. Ritrovati anche alcuni secchi in bronzo per l’acqua. È apparsa persino una fistula, cioè una conduttura idrica per le case, in piombo con i nomi di due imperatori, Marco Aurelio e Commodo, quindi gli anni della co-reggenza tra il 177 e il 180 d. C. È stato ritrovato un balneum con un laconicum, ovvero un ambiente termale domestico con lo spazio per il braciere. La casa venne distrutta dall’incendio del 64 d. C. ed è stato recuperato un lembo di pavimento in marmo di età neroniana.
Tutto questo materiale è ora musealizzato, collocato nel tragitto per arrivare ai treni (quattro livelli interrati a 32 metri di profondità, 16 scale mobili) con cinque aree che raccontato Roma dall’età repubblicana a quella imperiale: teche trasparenti, fotografie, diorami e videoinstallazioni. L’ampio e luminoso reticolo dorato dell’atrio cita i fasti della Roma imperiale. Linea C e Linea B sono collegate da un tunnel che, con una vetrata sul soffitto, un oculus, offre un’inedita vista del Colosseo dal basso. Come ha spiegato l’archeologa Alfonsina Russo, capo dipartimento valorizzazione del patrimonio al ministero della Cultura ma durante gli scavi direttore del Parco Archeologico del Colosseo (da metà luglio affidato a Simone Quilici), «il punto di forza dell’operazione è stata la proficua collaborazione tra diverse professionalità, il lavoro corale, il confronto tra ingegneri e tecnici, archeologi, restauratori e operai».
Non è la prima volta che accade. Nell’area Monte Compatri-Pantano (stazione inaugurata nel 2014 nel tratto fino a Centocelle) vennero ritrovati i resti di un villaggio del Neolitico. E la fermata di San Giovanni, inaugurata nel maggio 2018, è già un’archeostazione, con i resti di un’azienda agricola della prima metà imperiale con un vasto bacino idrico. Molto suggestivo il racconto dei sistemi di distribuzione dell’acqua con le tubazioni del I secolo d. C., e poi le anfore, residui di cibo, lucerne, frammenti di statue e di capitelli. Ma durante gli scavi della stazione di Porta Metronia, lungo le Mura Aureliane, aperta nei giorni scorsi come quella del Colosseo-Fori Imperiali, nei cantieri della società consortile Metro C è comparsa addirittura una caserma del II secolo d. C. (parliamo dell’età adrianea) con le stanze dei dormitori dei centurioni ricche di mosaici. Accanto, una residenza di pregio, la domus del comandante. Il ritrovamento è tra i più importanti di questa tipologia da mezzo secolo a questa parte e ha preso in contropiede gli addetti ai lavori: sulle fonti non c’era traccia di una struttura simile in quell’area. E i cantieri dell’archeologia ordinaria non raggiungono di solito la quota dei lavori della metropolitana (qui siamo tra i sette e i dodici metri di profondità).
La Soprintendenza speciale statale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma ha monitorato gli scavi ed eseguito lo smontaggio delle strutture, poi conservate in container, quindi consolidate e infine rimontate sul luogo del ritrovamento. Le operazioni hanno richiesto 65 mila metri cubi di scavo archeologico e il ricorso al sistema del top down archeologico, tecnica innovativa che prevede la realizzazione in discesa dei solai intermedi e quindi la possibilità di continuare con gli scavi archeologici fino a 18-20 metri di profondità, limitando le aree del cantiere che in queste condizioni può andare avanti. Il progetto, affidato allo studio dell’architetto e urbanista Paolo Desideri, è stato dunque rivisto in corso d’opera con la creazione di un’area museale divisa dalla stazione. Sarà a pagamento e verrà inaugurata in primavera con circa seicento pezzi esposti accanto all’intero complesso edilizio. Ma Desideri ha fatto in modo che le strutture siano visibili anche non entrando nel museo, quindi dalla grande piazza ipogea e da passerelle sospese. Come ha spiegato Daniela Porro, che guida la Soprintendenza speciale di Roma, «il valore dell’operazione sta nell’avere compreso che una città come la Capitale, con il suo immenso patrimonio archeologico, deve saper andare avanti e costruire le sue infrastrutture». Lo dimostra il risultato finale: una stazione a 30 metri di profondità, cinque livelli interrati, 19 scale mobili.
Nel futuro della Metro C, sullo sfondo, c’è il lungo cantiere per la stazione di piazza Venezia, ancora più complesso. È la ragione dell’ampiezza e della durata dei lavori (inaugurazione probabile nel 2035) e dei quattordici mega-silos alti sedici metri, dieci sulla piazza e quattro sul lato Fori Imperiali sotto l’Altare della Patria. La profondità dei muri perimetrali è di 85 metri, la stazione sarà a 45 metri di profondità, con 8 livelli, di cui 6 sotterranei, 27 scale mobili e 6 ascensori. Gli accessi diretti saranno tre e tutti archeologicamente interconnessi: da palazzo Venezia, dal Vittoriano e dall’inizio dei Fori Imperiali dove si arriverà al grande complesso degli Auditoria di Adriano e funzionerà un collegamento sotterraneo con il Foro di Traiano. L’atrio museale è stato progettato con la Sovrintendenza speciale di Roma archeologia, belle arti e paesaggio. Oltre alle aule degli Auditoria di Adriano, lungo il ritrovato tracciato dell’antica via Flaminia verrà ricollocata la facciata di un edificio che accoglieva alcune tabernae, cioè locali pubblici per bere e mangiare, fast food del tempo. Nell’agosto 2025 la Soprintendenza speciale per Roma ha comunicato che durante gli scavi affidati alla responsabile scientifica, l’archeologa Marta Baumgartner, sono state individuate testimonianze di un complesso a più piani con abitazioni e spazi commerciali, ovvero una insula, una delle tipiche residenze a blocchi per le classi popolari della Roma di età imperiale. La futura stazione della Metro C di piazza Venezia si annuncia insomma come un importante e innovativo polo archeologico attrezzato, oltre che una fermata strategica per la mobilità.
La scommessa infrastrutturale ha un valore enorme per la vita quotidiana della città. Si tratta di collegare il comparto urbanistico che parte da Monte Compatri-Pantano al centro storico (Colosseo-Fori Imperiali) passando da Torre Angela, Centocelle, Pigneto e San Giovanni. E al Colosseo la Metro C si interconnette ora con la Metro B che parte con due diramazioni da Jonio e da Rebibbia per finire a Laurentina con le cruciali fermate di Policlinico-Termini-Cavour-Piramide- San Paolo- Eur. Poi, con piazza Venezia, il tragitto Metro C proseguirà con le fermate Chiesa Nuova, San Pietro fino a Clodio Mazzini. Ma tutto questo riguarderà i prossimi anni. Intanto le archeostazioni attirano già la curiosità del turismo internazionale in questo fine 2025.





