antonio bravetti
Carlo Nordio insiste: sulle intercettazioni il governo «interverrà radicalmente». Dopo il passaggio di mercoledì in Senato, il Guardasigilli si presenta alla Camera per ribadire, precisare, ribattere e attaccare, «perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire». Prende gli applausi della maggioranza, si attira le critiche dell’opposizione, incassa l’apertura di credito del Terzo Polo. «Non toccheremo le intercettazioni per mafia e terrorismo – rassicura – e nemmeno quelle per i reati “satellite”», ma «se non interverremo sugli abusi delle intercettazioni cadremo in una democrazia dimezzata», perché «la segretezza delle informazioni è l’altra faccia della nostra libertà». Il Parlamento «non sia supino e acquiescente a quello che sono le affermazioni dei pubblici ministeri», dice in un passaggio che scatena l’indignata protesta delle opposizioni. «Parli in modo più consono, siamo tutti teste pensanti», reagisce il leader M5S Giuseppe Conte. E nei giorni della cattura del boss Matteo Messina Denaro, il ministro ricorda gli «errori giudiziari» che hanno portato a processo gli ex generali Mario Mori e Gianpaolo Ganzer, assolti dopo anni di gogna mediatica, «con la carriera rovinata e senza che nessuno li abbia risarciti».
Nella sua relazione sullo stato della giustizia, Nordio parla anche di abuso d’ufficio, reato che genera la «paura della firma» in tanti amministratori. Rivolto ai banchi delle opposizioni e del Pd in particolare, precisa: «È noto che io sarei per l’abrogazione “tout court”, ma sono disponibilissimo anche a una revisione del reato. Vi assicuro che da me c’è stata una vera e propria processione di sindaci dei vostri partiti che sono venuti a chiedermi di eliminarlo». Una sponda arriva dal candidato alla segreteria del partito, Stefano Bonaccini: «Hanno ragione i sindaci a voler rivedere quel tipo di reato».
Parlando di intercettazioni, Nordio sostiene che gli abusi si annidano in quelle giudiziarie, effettuate su richiesta del pm e autorizzazione del gip. Perché, spiega, per i vari passaggi previsti dalla legge «finiscono a conoscenza di decine di persone. L’abuso su cui vogliamo intervenire è in questo mare magnum», che fa finire sui giornali «notizie che diffamano e vulnerano l’onore di privati cittadini». La maggioranza applaude forte.
Ma è sulla lotta alla mafia e le intercettazioni che si consuma il confronto più duro a Montecitorio. Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale Antimafia e oggi deputato M5S, giudica «gravissima la stretta» annunciata dal governo, che «evidentemente non ha capito cosa sono le mafie». Nordio risponde a lui, ma anche al procuratore di Palermo, che ha parlato di «borghesia mafiosa», quando dice: «Sentendo voi sembra che la mafia sia annidata nello Stato in tutte le sue articolazioni. Ma allora dov’era l’Antimafia, se siamo arrivati a questo risultato?». Conte boccia la «crociata improvvida» contro le intercettazioni e accusa il governo di «depotenziare gli strumenti per combattere la mafia, che non usa più le bombe ma le mazzette».
L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando definisce «discutibili» gli argomenti di Nordio: sulle intercettazioni «non dice nulla sui reati contro la pubblica amministrazione e contro la persona». Carlo Calenda, invece, conferma il suo giudizio positivo: «Con il ministro abbiamo una grande sintonia sia con la persona sia di progetti. Poi che riesca a fare le cose è un altro paio di maniche». La Lega gradisce il programma «vasto, ambizioso e rivoluzionario» del Guardasigilli. «È la persona giusta per arrivare a una riforma seria della giustizia», garantisce la deputata di FdI Ylenia Lucaselli. Forza Italia si allinea: «La linea del ministro è il nostro Dna», assicura il presidente della commissione Affari costituzionali Nazario Pagano.