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Luca Monticelli
Creare lavoro per i giovani e le donne «che non devono essere cacciate perché incinte», non considerare le tasse un’usurpazione, e mettere un freno alla differenza di stipendi tra dipendenti e top manager. Papa Francesco esorta così i cinquemila imprenditori presenti ieri con le famiglie all’udienza in Vaticano in Sala Nervi, appuntamento che quest’anno coincide con l’assemblea generale di Confindustria. Le sollecitazioni del pontefice sono accolte dal presidente dell’associazione Carlo Bonomi, che centra il suo discorso proprio sul lavoro perché, dice il leader degli industriali, «avvertiamo il dovere di offrire il nostro contributo per un lavoro degno. Siamo in un Paese smarrito, diviso, ingiusto». Bonomi evoca «un nuovo umanesimo industriale» e invita tutti a fare la propria parte: «Serve una rivoluzione nei tempi del lavoro, che consenta la cura di bambini e anziani», e ammette: «In troppi settori l’offerta è caratterizzata da infime retribuzioni, tuttavia questo non riguarda in alcun modo l’industria».
Nel suo discorso, Papa Francesco traccia le linee guida per i «buoni imprenditori». Alterna stoccate ad ampi riconoscimenti. Partendo dal fatto che la crisi innescata dalla pandemia e amplificata dalla guerra e dalla crisi energetica colpisce tutti, si pone nei confronti della platea con l’atteggiamento di voler proporre una sorta di alleanza con il mondo delle imprese. Evidenzia il ruolo sociale degli imprenditori, «una componente essenziale per costruire il bene comune, un motore primario di sviluppo e di prosperità», cruciale per vincere «le grandi sfide della nostra società», non ultima quella ambientale. Il Papa lancia un monito contro «ogni forma di sfruttamento delle persone e di negligenza nella loro sicurezza». Invita a creare occupazione per i giovani, senza più costringerli a espatriare. Sulla differenza di salari avverte: «Se la forbice è troppo alta, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società». Mette in guardia dagli imprenditori «mercenari». Esprime un appello accorato affinché non ci siano più donne cacciate «perché incinte. Per favore, questo è un problema: studiatelo, vedete come fare affinché una donna incinta possa andare avanti, sia con il figlio che aspetta e sia con il lavoro». Invita a pagare le tasse, una forma di «condivisione della ricchezza, così che essa diventa beni comuni, beni pubblici: scuola, sanità, diritti, cultura». Certo, segnala, «le tasse devono essere giuste, eque, fissate in base alla capacità contributiva di ciascuno, come recita la Costituzione». Il Papa lancia una provocazione: «I denari di Giuda e quelli del Buon Samaritano convivono negli stessi mercati, nelle stesse borse valori», e l’economia «cresce e diventa umana quando i denari dei Samaritani diventano più numerosi di quelli di Giuda». Non tralascia «il ruolo positivo delle aziende sulla realtà dell’immigrazione», ma neanche la necessità di «integrare» i migranti con il lavoro.
Dopo l’udienza in aula Paolo VI, Bonomi torna sui richiami del Papa nel corso di una conferenza stampa: «Già nel 2020, alla mia prima assemblea, dissi agli imprenditori che sul lavoro dei giovani e delle donne dobbiamo impegnarci molto di più. Ma la politica cosa ha fatto? Cosa c’era a favore dei giovani e delle donne nell’ultima legge di bilancio?», chiede polemicamente. Quanto a un’eventuale legge sul salario minimo, ribadisce: «È un tema che non ci tocca, i contratti firmati da Confindustria sono tutti sopra i 9 euro l’ora. A essersi opposti sono altri settori, sui quali bisognerebbe invece avere il coraggio di intervenire». I top manager guadagnano troppo? «Il problema non è se il salario è alto, ma se è commisurato ai risultati: su questo si può aprire una discussione, perché, come succede alle squadre di calcio, se tu paghi tanto un fuoriclasse lo fai per vincere e mantenere il vivaio».
Il leader degli industriali si tiene lontano dal clima elettorale, e sul dibattito sullo scostamento di bilancio taglia corto: «Il problema, più che il debito, è cosa ci facciamo con quei soldi». Mentre sul prossimo decreto Aiuti auspica una cassa integrazione straordinaria come quella Covid: «Può essere un modello su cui ragionare».