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11 Novembre 2025
Don Henley – The Boys Of Summer
11 Novembre 2025La riforma di cui abbiamo bisogno
Allo stato attuale la manovra 2026 stanzia 6 miliardi aggiuntivi per la sanità (dopo i circa 3,7 già assegnati dalla precedente manovra) destinati a personale, indennità, prevenzione, assistenza territoriale e ricerca. È previsto anche un piano straordinario di assunzioni con oltre 12mila nuove unità nel 2026, e tra le varie azioni previste c’è il rafforzamento degli screening oncologici esistenti, l’introduzione di quello per il tumore del polmone e il potenziamento di diverse misure a sostegno di malattie rare, salute mentale e cure palliative.
A fronte delle misure e dei segnali positivi che alcune di esse mettono in campo, la situazione della sanità presenta criticità e lacune che però richiederebbero un impegno maggiore. Come evidenziato nel Rapporto ASviS 2025 sullo sviluppo sostenibile, appena pubblicato, a livello mondiale i progressi nella salute globale stanno rallentando dopo decenni di continui miglioramenti. L’Assemblea mondiale della Salute, nella sessione annuale di maggio, ha messo in evidenza l’urgenza di intensificare gli sforzi per aumentare gli investimenti
in sistemi sanitari resilienti e inclusivi e ha proposto l’assunzione di nuovi importanti impegni.
In particolare, è stata adottata la risoluzione che approva il primo accordo mondiale sulle pandemie e per la preparazione alle emergenze sanitarie, un nuovo target per dimezzare al 2040 le morti premature per inquinamento dell’aria, misure per affrontare la carenza di forza lavoro nella sanità e per integrare la socialità nelle politiche di prevenzione quale determinante fondamentale per la salute. È stato inoltre assunto il piano d’azione globale su cambiamenti climatici e salute.
Il paradigma della salute cambia la politica e la vita
U na questione, quest’ultima, di evidente gravità per i nessi, sostenuti da chiare evidenze scientifiche, tra clima e salute in termini di perdita di biodiversità, inquinamento e cambiamento climatico. Di tutto ciò si ravvisano pochi riferimenti nella manovra.
Come rilevato nella Relazione sui servizi pubblici 2025 del Cnel, anch’essa appena rilasciata e presentata al Governo e al Parlamento, ci sono alcune criticità che andrebbero affrontate con particolare decisione: lo squilibrio demografico, la crescita della componente anziana della popolazione e le relative conseguenze sul piano epidemiologico, l’aumento delle fragilità, la difficoltà e le disuguaglianze nell’accesso alle cure, la crescita della spesa privata out of pocket e del fenomeno della rinuncia alle cure per motivi economici e logistici, le gravi lacune nell’ambito delle professioni sanitarie – specie infermieristiche e in alcuni settori di specializzazione ospedaliera (in particolare nei servizi per l’emergenza). Si tratta di criticità che mettono a repentaglio il benessere collettivo. I risultati raggiunti fino a oggi in Italia in termini di speranza di vita e di qualità delle cure sono da ricondurre alla qualità scientifica e professionale del nostro Servizio sanitario nazionale, dei suoi professionisti e al suo universalismo.
Sulle misure necessarie per rimettere in sesto e rilanciare l’impegno nella sanità pubblica il dibattito a livello nazionale è ancora povero e asfittico. C’è concordia sulla insufficienza delle risorse, e dunque sulla inadeguatezza degli stanziamenti rispetto alle esigenze, ma ciò che viene poco o per nulla considerato sono le potenzialità di sviluppo e di crescita che una buona spesa sociale e sanitaria potrebbe promuovere. E quando parliamo di buona spesa ci riferiamo al necessario maggiore impegno per la ricerca scientifica in ambito biomedico e sociale – non limitatamente alla telemedicina –, agli investimenti per il personale (specie infermieristico) in termini di reclutamento e remunerazione, alle risorse non solo economiche ma anche organizzative e di competenza per affrontare la gestione degli accessi alle cure, la questione delle liste di attesa e quella dei meccanismi di triage, l’integrazione delle cure, la gestione dei budget individuali di salute, la gestione dei piani terapeutici e sociali personalizzati, e molto altro ancora.
Tutti impegni che potrebbero diventare leve importanti di benessere e sviluppo. Per non parlare dell’ampliamentodel raggio di azione della prevenzione, a oggi circoscritta in larga parte alla prevenzione secondaria, verso i fattori di rischio legati all’organizzazione dei territori, alla crisi climatica, alla gestione della produzione e del consumo alimentare, a quella dei trasporti, alla prevenzione del disagio psichico. Il concetto di One Health riassume bene la gamma di obiettivi che potrebbero cambiare in positivo lo scenario della salute e aumentare l’efficacia degli investimenti. Come ribadito in diversi studi e da numerosi gruppi di esperti e professionisti, oltre alle due fonti istituzionali citate, l’area della salute e della sanità ha bisogno di un ripensamento e di un nuovo equilibrio tra ambiti ed elementi diversi di cui tenere conto, elementi su cui incide, non ultima, la cultura collettiva, ivi compreso il presunto dissidio socio-antropologico tra sviluppo scientifico e tecnologico e benessere individuale e comunitario. Su tutto ciò non mancano proposte e riflessioni che si sono concentrate nel periodo più recente soprattutto sulle cure primarie, con il portato delle innovazioni previste dal Pnrr, e sull’implementazione di forme di collaborazione multiprofessionale a livello territoriale, nazionale e internazionale. In questo contesto un’importanza particolare dovrebbe essere attribuita al ruolo del terzo settore, specie per quanto riguarda il benessere inteso in termini olistici e la dimensione della vita comunitaria, e ai meccanismi di integrazione, cooperazione e controllo tra soggetti pubblici e soggetti privati nella erogazione dei servizi sanitari sotto l’egida dei Servizio pubblico. Il tutto accompagnato da nuove modalità di monitoraggio dei risultati e di misurazione della qualità percepita e della soddisfazione degli utenti, in continuità ed al di là di quanto rilevato dall’Istat, ad esempio attraverso il Programma Bes.
In altre parole, sarebbe necessario dare vita a un vero e proprio Piano di attuazione del principio “Salute in tutte le politiche”, indirizzando le risorse stanziate verso il rafforzamento dei sistemi di mitigazione dell’impatto ambientale sulla salute, la riorganizzazione degli ambienti di vita e delle città, dei trasporti della qualità ambientale, estendendo le sperimentazioni di budget di salute e di Piani terapeutici individuali, riorganizzando i percorsi terapeutici e integrando i bisogni di cura con quelli lavorativi, formativi, abitativi e sociali. Il tutto sotto l’egida dei valori costituzionali di tutela della salute e di garanzia delle cure, e sulla base della collaborazione tra le tre anime principali della società contemporanea (statualità, socialità e mercato) e sul superamento delle contrapposizioni tra settore pubblico e settore privato.


