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26 Giugno 2024Il segretario Fossi: «Abbiamo respinto l’assalto alla diligenza». E su Iv: «Non rottamiamo nessuno»
Giorgio Bernardini
«Almeno oggi, lasciateci godere!», dice il segretario del Pd Toscana Emiliano Fossi. È di buon umore e i cronisti lo incalzano immediatamente sulle sfide del suo partito — il destino del candidato presidente alle regionali, il rapporto con Iv, l’astensionismo — all’indomani di una tornata che li ha visti vincitori e sotto i riflettori nazionali: «Abbiamo respinto l’assalto della destra alla diligenza. Il cuore rosso della Toscana, il triangolo tra Firenze, Prato e Livorno, è confermato saldamente nel centrosinistra con il Pd come guida», dice Fossi.
Commenta l’esito dei ballottaggi nella sede del partito in via Forlanini a Firenze, contornato dai suoi colonnelli Andrea Giorgio e Diego Blasi – entrambi in rampa di lancio per le giunte di Firenze e Prato — oltre che dal Richelieu Stefano Bruzzesi. È proprio lui, evidentemente felice ma con spirito da analista, a mettere immediatamente il dito nella piaga: «Ci sono sempre più amministrazioni dove la lotta del Pd è con i partiti alla sua sinistra, sempre meno quelli dove la lotta è col centrodestra». «Quei Comuni — replica Fossi — li perdiamo in mezzo a una lotta fratricida nella nostra area, dobbiamo capire che soltanto uniti si vince». Messaggio ai naviganti in vista delle elezioni regionali, campagna che si annuncia lunga e che il Pd apre già il giorno dopo i ballottaggi.
«Il Pd è il primo partito in Toscana», ma con l’evidenza della tenuta nelle grandi città a cui corrisponde invece uno scivolamento a sinistra di cui sopra: dei 18 Comuni al ballottaggio 10 sono appannaggio del centrosinistra; va però precisato che 12 sono rimasti in mano a chi li governava, uno è stato ribaltato a favore del centrodestra, uno ribaltato a favore del Pd e cinque sono stati persi dai democratici, di questi quattro passati a liste civiche o partiti di sinistra. «L’astensionismo è un problema vero, ma è un trend comune, aggravato a Firenze dal giorno di festa: io ho diverse proposte per riportare le persone a votare», dice Fossi.
Intanto si punta su ciò che ha funzionato, promuovendo il modello delle grandi città per allargarlo verso l’orizzonte delle elezioni per la guida della Toscana: il segretario Fossi propone così «un laboratorio democratico cui sono invitate tutte le forze di centrosinistra per creare alleanze, coalizioni forti». Poi però arriva qualche nota dolente, come la conferma della candidatura di Eugenio Giani per un secondo mandato: «Non è all’ordine del giorno, Giani ora rimane il nostro presidente», spiega Fossi. Un «vedremo» che mette il fuoco su una delle più complesse questioni sul tavolo del Pd toscano, una discussione incoraggiata dalla coordinatrice toscana dei Cinque Stelle Irene Galletti, che sul campo largo alle regionali chiede «pari dignità» tra i partiti coinvolti. Lo stesso Fossi aveva messo in chiaro le cose con gli alleati — al momento solo in Regione — di Italia Viva: «Non accetteremo più veti e schiaffi da nessuno. La fase di equilibrismi ed equidistanza la reputo terminata, come per il Pd quella dell’autosufficienza. Vediamo sempre più forze politiche in collaborazione organica con il Pd, così come il M5S, attraverso un processo di evoluzione faticoso e non scontato, ma anche le forze civiche e quelle liberali». Il segretario regionale dem non cita mai Matteo Renzi, ma si capisce bene che parla di lui. «Noi rimaniamo inclusivi, non rottamiamo nessuno, ma bisogna voler essere inclusi…», aggiunge.
E sempre senza citare Fossi, sembra rispondergli con una nota il Consigliere regionale renziano Stefano Scaramelli: «La presenza di Italia Viva nel campo del centrosinistra della Toscana è più importante oggi di quanto non lo fosse ieri. Il dato amministrativo ci racconta un evidente spostamento a sinistra del voto degli elettori».
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