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28 Aprile 2023di Pierluigi Piccini
A ben guardare, che ci siano dei personaggi del Pd che lasciano il partito dopo la nomina della Schlein a segretaria non è poi cosi grave. Certo perdere la parte più moderata e cattolica dello schieramento piddino non farà certo piacere né agli iscritti, né agli elettori. Ma il problema non è questo appena descritto e non è il principale. Il vero interrogativo è: il Pd ha una strategia chiara, sa dove vuole andare e per fare cosa? Il problema è tutto qui. Per ora il Pd è sempre in mezzo al guado. Le contraddizioni sono palesi, basti citarne qualcuna: sulla surrogazione della maternità la Schlein sarebbe d’accodo ma il suoi partito no; poi ci sono l’ambiguità sulle armi e sulla guerra o il termovalorizzatore di Roma, con molta probabilità subito ma non condiviso dalla segretaria. Questa mancanza di chiarezza pesa sull’elettorato e non fa che incentivare l’astensione. Sul termovalorizzatore, poi il Pd rischia di perdere i consensi in entrata dell’elettorato di Cinque Stelle, che ha votato alle primarie per la Schlein facendo una vera opa su quel partito e che, per un limitato lasso di tempo, deve aver pensato che il Pd potesse cambiare rinnovandosi. Ma sembra difficile che ci possa essere un ricongiungimento a breve con il partito di Conte; il prossimo anno ci saranno le elezioni europee e i Cinque Stelle, soprattutto per le questioni relative alla geopolitica, hanno tutto l’interesse a rimarcare la loro posizione pacifista. Posizione che condividono in larga parte con i cattolici, cosi come la questione del termovalirizzatore è una battaglia di bandiera di Conte che lo avvicina a una parte consistente del modo ecologista.
Questo è lo stato dell’arte, tutto giocato sul piano politico e poco sulla lettura delle contraddizioni che i nuovi processi economici stanno creando per i cittadini italiani e non solo. Una crisi finanziaria alle porte, un fenomeno migratorio sempre più consistente a cui non vengono date risposte, giocato più sul piano del negativo che muove la storia come una volte erano stati gli operaio che su azioni concrete. A pensarci bene siamo sicuri che qualcosa sia cambiato in un partito a trazione renziana? La Schlein e Renzi al di là dei nominalismi e dei distinguo politici sono le due facce della stessa medaglia. Nessuno dei due è mai entrato nelle contraddizioni reali di natura economica e sociale che il contemporaneo sta producendo. Entrambi, paradossalmente, stanno accompagnando le trasformazioni di una società occidentale nella quale le politiche neoliberali sono ancora vincenti.
Un partito di massa come il Pd non può cambiare natura, per trasformarsi in un movimento che ha solo diritti soggettivi al centro del suo operare. Un partito di massa ha l’obbligo di andare oltre e di mettere al centro del suo operato le grandi contraddizioni e trovare le soluzioni per l’intera società italiana. Una volta un partito di tal fatta si sarebbe detto egemonico, ma questa è una storia che non alberga più nel Pd. Se il Pd non apre questi capitoli e rimane fermo in una contrapposizione tutta politica e minoritaria, allora l’attuale primo ministro sarà condannata a rimanere per diversi anni a Palazzo Chigi. Attenzione non ho detto a governare, ma a rimanere a Palazzo Chigi, governare è un’altra cosa.