
QUANTO SIAMO FRAGILI
29 Marzo 2025
“Il piano di riarmo aiuta anche l’Italia La Lega favorisce chi ci vuole divisi”
29 Marzo 2025Il piano di difesa una chance per l’Italia Lavorerò duramente per l’asse con gli Usa
«Meloni ha un ruolo importante, è positivo il suo contatto diretto con Trump. Usare debito comune? Disponibile a valutare le proposte»
di Francesca Basso
«Tutti vogliamo la pace. E nessuno più del popolo ucraino. Abbiamo dovuto imparare l’amara lezione che è necessario essere forti per mantenere e proteggere la pace». La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parla con il Corriere del mutato quadro geopolitico e di come l’Unione si debba preparare alle nuove sfide, con un’attenzione particolare al dibattito sulla difesa che si sta sviluppando in questi giorni in Italia. «Prendiamo l’esempio dell’Ucraina — prosegue —: era un Paese sostanzialmente smilitarizzato, aveva rinunciato alle armi nucleari a metà degli anni ‘90, con la garanzia di essere sempre protetta, tra l’altro, anche da Mosca. Oggi vediamo il risultato. La Russia l’ha invasa. L’Ucraina deve essere trasformata in un porcospino d’acciaio completamente indigesto per qualsiasi tipo di invasore».
Se siamo in un tempo di pace, perché l’Ue deve riarmarsi? E perché avete cambiato il nome al piano di riarmo in «Readiness 2030»?
«L’Europa è sempre stata un progetto di pace e sarà sempre un progetto di pace. Ma bisogna essere forti per mantenere la pace. Il piano Readiness 2030 copre un ambito più ampio, che guarda le diverse dimensioni della sicurezza e gli strumenti per mantenere la pace. Questo è l’approccio principale».
Dopo l’ultimo summit Ue, la premier Meloni ha consigliato «un po’ di prudenza» sui messaggi legati alla necessità di prepararsi alla guerra. Prima il piano di riarmo, mercoledì la strategia per preparare la popolazione alle crisi. Non c’è il rischio di aumentare il senso di insicurezza nei cittadini?
«Da medico posso affermare che “prevenire è meglio che curare” (lo dice in italiano, ndr). Con la strategia Preparedness abbiamo un approccio ampio per proteggere le persone: non solo guardiamo ai rischi militari ma anche ai rischi, ad esempio, di una pandemia globale o dei disastri naturali. È come un kit di pronto soccorso che è meglio avere senza averne bisogno, piuttosto che averne bisogno e non averlo. Si tratta di creare resilienza».
Il piano di riarmo si basa sulla spesa nazionale. Per l’opinione pubblica italiana è difficile accettare che ad un certo momento si dovranno tagliare pensioni e sanità per investire in difesa. C’è un modo per evitarlo?
«Readiness 2030 è un massiccio piano di investimenti in innovazione, in ricerca e sviluppo, in startup innovative. E l’Italia ne trarrà un grande beneficio, perché ha una base industriale della difesa molto rinomata e forte. È un programma di investimenti che aumenterà la prosperità. E questo va a vantaggio dell’economia e della società italiane, ma anche delle infrastrutture al servizio delle persone, come gli ospedali».
In concreto?
«Avete giganti dell’aerospazio come Leonardo, e imprese navali innovative come Fincantieri. Si tratta di investimenti in queste industrie, che creeranno buoni posti di lavoro. È una grande opportunità per l’industria italiana. E sappiamo che ci sono molte ricadute positive anche nel settore civile. Non dimentichiamo che il Gps e Internet sono stati inventati in ambito militare ma oggi hanno un valore incredibile per la vita quotidiana dei civili».
Francia, Italia, Spagna e Grecia hanno chiesto di valutare l’emissione di debito comune per la difesa. Draghi ha detto che senza debito comune solo la Germania riesce a riarmarsi. E la Lega sostiene che questo piano serve solo a Berlino. Come risponde?
«Quello che abbiamo ora sul tavolo è un accordo storico: fino a 800 miliardi di euro che saranno investiti nell’economia europea e quindi anche in quella italiana, nei prossimi quattro anni. Ma sono disposta a considerare tutte le possibilità. In ogni caso, è un investimento sulla nostra competitività. E poiché l’Italia ha un’industria forte, anche l’Italia ne trarrà un grande beneficio perché attrarrà investimenti. Leonardo, ad esempio, ha annunciato una joint venture con Rheinmetall, quindi beneficerà anche degli investimenti tedeschi. E questo è un bene, perché abbiamo bisogno delle competenze e delle conoscenze dell’industria italiana».
In Italia l’opposizione contesta il piano di riarmo. Per il Pd non è abbastanza ambizioso perché non porta a una vera difesa comune ma al riarmo di 27 Paesi. È così?
«La richiesta di una maggiore ambizione negli acquisti congiunti è corretta, perché l’interoperabilità tra le nostre forze armate è assolutamente cruciale. Abbiamo dedicato l’intero programma Safe da 150 miliardi di euro all’approvvigionamento congiunto e ai progetti comuni. So dalla mia precedente vita politica quanto siano eccellenti le forze armate italiane. Il modo migliore per costruire una difesa comune è assicurarci di poter lavorare assieme, grazie all’interoperabilità. Ad esempio, abbiamo bisogno di un prodotto che tutte le forze armate utilizzino e non di 27 prodotti diversi».
Usa e Russia stanno escludendo l’Ue dal tavolo della pace in Ucraina. Com’è andato l’incontro di Parigi?
«La Coalizione dei Volenterosi sta crescendo e si sta rafforzando, è molto unita. I risultati principali raggiunti sono tre. Il primo è un forte sostegno all’Ucraina nel breve termine, con impegni militari di diversi Paesi. Abbiamo anche offerto di anticipare parte del prestito del G7 per un aiuto finanziario immediato a Kiev. Prestito che è stato negoziato durante la presidenza italiana del G7. Il secondo è che manterremo alta la pressione sulla Russia, e quindi anche le sanzioni, fino a quando non ci sarà un accordo di pace giusto e duraturo. Il terzo è rafforzare le forze armate ucraine, che sono la migliore garanzia di sicurezza che Kiev possa avere. Il programma Safe consente gli acquisti congiunti degli Stati membri con l’Ucraina e gli investimenti nell’industria della difesa ucraina».
Sul sostegno all’Ucraina ci sono 26 Paesi Ue a favore più uno contro. L’Ungheria rischia di indebolire la posizione dell’Ue?
«In questi tre anni di atroce guerra russa in Ucraina l’Unione europea si è schierata a favore di Kiev fin dal primo giorno con un forte sostegno. La stragrande maggioranza dei 27 Stati membri ha costantemente sostenuto l’Ucraina e l’unico scettico alla fine non ha mai bloccato le decisioni».
Alla fine vincerà Putin?
«L’obiettivo di Putin era conquistare Kiev in tre giorni e l’Ucraina in tre settimane. Ha fallito. Tre anni dopo l’Ucraina è un Paese candidato ad entrare nell’Ue ed è unita come mai. L’obiettivo di Putin era quello di indebolire la Nato. Oggi la Nato conta altri due membri: Finlandia e Svezia. La resistenza dell’Ucraina e l’incrollabile sostegno internazionale dimostrano che l’aggressore non prevarrà».
Trump ha detto che l’Ue è stata creata per «fregare» gli Usa e il suo vice Vance ha che gli europei sono «scrocconi». Gli Stati Uniti sono ancora un alleato fidato?
«Sì, gli Stati Uniti sono nostri partner e alleati da 75 anni, e sono convinta che questa relazione terrà. Abbiamo punti di vista diversi su questioni specifiche, ad esempio sul commercio, ma abbiamo anche valori condivisi e forti interessi comuni. Credo in un dialogo costruttivo e lavoro duramente per questo. È meglio lavorare insieme che lavorare l’uno contro l’altro e sono determinata a dare il mio contributo in tal senso».
Gli Usa hanno imposto dazi su acciaio e alluminio. Ora sulle auto. E il 2 aprile ne annunceranno altri. L’Ue come può difendersi?
«Stiamo dialogando con gli Stati Uniti e vogliamo una soluzione negoziata. Naturalmente, difenderemo i nostri interessi: possiamo rispondere, ma il nostro interesse è avere un negoziato che porti a buoni risultati per entrambe le parti. Il segno distintivo dell’Europa è che siamo un partner prevedibile e affidabile. Per questo a livello globale c’è interesse a creare nuove partnership con l’Ue: diversificare i nostri mercati è altrettanto importante che rafforzare la nostra competitività».
L’Italia è preoccupata dall’impatto dei dazi sulla propria economia e da una possibile guerra commerciale.
«L’Italia è nota come esportatore globale di beni di alta qualità. Proteggere settori chiave italiani come quello manifatturiero, farmaceutico, agroalimentare e vitivinicolo è vitale per l’economia europea. Il nostro obiettivo è raggiungere una soluzione negoziata per risolvere questa controversia commerciale. Dobbiamo però essere pronti a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione, per garantire che i produttori italiani non siano ingiustamente svantaggiati. Inoltre, l’Ue concluderà accordi di partenariato commerciale con altri Paesi. In ultima analisi, un mercato unico europeo senza barriere interne è cruciale per la nostra forza e resilienza».
Gli Stati Uniti hanno un atteggiamento aggressivo verso Groenlandia e Danimarca. L’Ue come dovrebbe reagire?
«Siamo fermamente al fianco di Groenlandia e Danimarca: sosteniamo con determinazione la loro sovranità e integrità territoriale, e il loro diritto di tracciare la propria rotta. La Groenlandia merita partner che la rispettino e la trattino da pari a pari. E l’Unione è orgogliosa di essere un partner così per loro».
È preoccupata che l’Italia decida di non investire abbastanza in difesa?
«L’Italia ha tradizionalmente forze armate molto esperte e una forte industria della difesa. I militari italiani sono molto stimati. E quindi so che l’Italia sarà sempre un partner forte per difendere la pace. E poi c’è un secondo aspetto: l’Italia è un membro fondatore dell’Unione europea e un forte sostenitore dell’idea europea, quindi so che difenderà sempre l’approccio comune alle sfide. Insieme lavoriamo per migliorare la nostra competitività, per affrontare la migrazione illegale».
L’idea di Unione è in difficoltà?
«Secondo l’ultimo Eurobarometro il 74% degli europei dice che è un beneficio e un vantaggio per loro essere membri dell’Ue. Si tratta del numero più alto mai misurato da quando negli anni ‘80 è stata posta questa domanda: le persone capiscono che in tempi difficili è bene unire le forze e che l’Europa è più di 27 singoli Stati membri insieme. È la nostra casa che stiamo proteggendo».
Meloni ha un ottimo rapporto con Trump e su alcune posizioni sono molto vicini. È un problema per l’Ue?
«Al contrario, penso che questo sia molto positivo. Conosco Giorgia Meloni come leader forte e appassionata, con un ruolo molto importante a livello europeo, ed è positivo che abbia un rapporto diretto. Più legami ci sono tra le due sponde dell’Atlantico, meglio è».