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30 Luglio 2022“Blocchi navali” e “zero clandestini” i populisti si fermano ai soliti slogan
di Karima Moual
È ormai sempre più chiaro come quel che rimane del centrodestra stia virando in una destra pura, ben rappresentata da Giorgia Meloni con Matteo Salvini a rimorchio. Mentre quel che rimane di Forza Italia sfuma. I leader si sono azzuffati per chi sarà il prossimo premier, ma c’è una questione che mette d’accordo i partiti di destra: il tema immigrazione. Dico “tema”, perché con questo approccio vago e confuso è stata trattata una questione complessa in anni in cui l’Italia ha vissuto una delle trasformazioni più evidenti per il nostro futuro. Una trasformazione di arrivi e nascite, che ha significato cambiamenti, lotte culturali, integrazione, ricchezza ma anche fallimenti. Siamo arrivati alla seconda generazione di figli di immigrati nati su suolo italiano, eppure tutta questa storia continua a essere trasmessa all’elettorato di destra solo in chiave di sbarchi, criminalità e minaccia all’identità.
Fanno impressione le ultime dichiarazioni di Victor Orban, “amico” di Meloni e Salvini: «Non vogliamo mescolarci con altre razze extra-europee», ha detto. Parole che hanno indignato non pochi, ma sulle quali c’è stato il silenzio assordante della destra, che si dice pronta a governare l’Italia. Il Paese degli italiani certo, ma anche di chi ha scelto di viverci e costruire il proprio futuro, come i 5 milioni di stranieri regolari che lavorano e hanno dato una casa ai loro figli. Immigrazione dunque, vecchio ma sempre attuale cavallo di battaglia, che anche in questa calda campagna elettorale torna come simbolo di propaganda. E mentre Salvini sogna il ritorno al Viminale promettendo «zero clandestini», Meloni rispolvera il fantomatico «blocco navale». Ora, proviamo per un attimo a uscire dalla bolla degli slogan. Se i sondaggi avranno ragione, cari Meloni e Salvini, dovrete rispondere con leggi concrete che avranno effetti sulla vita di persone non solo immigrate, ma anche italiane: ogni iniziativa presa verso una parte di cittadini coinvolge l’intera cittadinanza e anche l’economia.
Partiamo dall’immigrazione irregolare. Ricordiamo molto bene come nel 2017 Salvini al Viminale promise il rimpatrio di tutti gli irregolari (circa 500 mila). Alla fine del mandato, il dato è così imbarazzante che, guarda caso, non lo menziona mai: da giugno 2018 a giugno 2019 sono stati rimpatriati 7.289 migranti.
Ma sugli irregolari già sul territorio è riuscito a fare peggio con il decreto sicurezza. Ha contribuito a un aumento consistente degli stranieri irregolari, dovuto alla soppressione della protezione umanitaria, che permetteva ad alcuni migranti di rimanere nella cornice della legalità e inserirsi nel mondo del lavoro. Con Salvini l’idea dei rimpatri fallisce, ma aumentano sempre più gli immigrati fantasma in giro per le città con aumento di illegalità e degrado. Ancora: fermare gli sbarchi, bloccando davanti ai porti le navi delle Ong che provano a non far morire le persone in mare, si è dimostrata ancora una volta un’azione efficace solo per i social. I barchini, infatti, continuavano a sbarcare indisturbati. Ci si chiede dunque se per l’appuntamento del 25 settembre non sia il momento di proporre qualcosa di realistico per affrontare quello che è un fenomeno globale, tanto più che abbiamo ancora un conflitto in corso che si ripercuote sulla sponda Sud del Mediterraneo, in aggiunta alle crisi climatiche e ambientali, che spingono sempre più persone a spostarsi.
Analoga domanda è da rivolgere a Meloni, che continua a parlare di blocco navale. Vorrei sommessamente invitarla a fare promesse più realistiche, perché saprà che il blocco navale è un’azione militare finalizzata a impedire l’accesso e l’uscita di navi militari e mercantili dai porti di un Paese. E non è un’azione da prendere in solitaria una volta al governo: è regolata dal diritto internazionale e richiede una dichiarazione di guerra. È di questo che hanno bisogno gli italiani?
Non è il momento di dire la verità anche sulla proposta di legge sulla cittadinanza? Perché, Meloni e Salvini, anche sugli immigrati regolari e integrati portate avanti lo stesso approccio di chiusura? . Possibile che nemmeno sull’integrazione e il riconoscimento di una generazione di figli di immigrati riuscite ad avere una visione d’Italia più inclusiva? Molti elettori di origine straniera vi guardano e non dimenticano le vostre parole.
Nel programma del 2018 di Fdi si diceva chiaramente: «Quote di immigrazione regolare attraverso il decreto flussi solo per nazionalità che hanno dimostrato di integrarsi e non creano problemi di sicurezza. Prima gli italiani nell’accesso ai servizi sociali e alle case popolari». Non so se per il 2022 Meloni conferma queste righe, perché è così plastica mente percepibile il razzismo e il solco che si vuole tracciare, scatenando future discriminazioni, crisi diplomatiche e guerra tra i poveri.
Infine c’è una questione che riguarda il lavoro e la demografia che tocca il nostro Paese. Alcuni lavori ormai li fanno soprattutto gli immigrati, ma si continua a non riconoscere questa forza lavoro relegandola nell’illegalità. Salvini e Meloni riusciranno a parlare di immigrazione nella sua accezione positiva, governandola anche con iniziative che possano permettere al nostro Paese di crescere, essere competitivo sempre nel rispetto dei diritti e della legalità? È una risposta che chiedono anche gli imprenditori, le famiglie e le aziende che conoscono da vicino il valore dell’immigrazione, un pilastro del loro cammino. Oltre alla propaganda del contro, il fantasma della sostituzione etnica, vi è possibile pensare al fenomeno migratorio nelle sue complessità, seppur da destra ma provando a trovare una chiave costruttiva e inclusiva di quello che è ormai una realtà stabile e capillare nel nostro Paese, e non un fenomeno di folclore da prendere a picconate?