Stefano Bonaccini
Carlo Bertini
«Se vogliono andare avanti da soli non scarichino il problema sui sindaci», sbotta Stefano Bonaccini alla notizia che il governo intende scavalcare Regioni e Comuni dando alla Difesa il compito di costruire i centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). «E poi chiedo: come si concilia l’autonomia differenziata con l’esercito che si sostituisce alle istituzioni?». Il governatore emiliano e presidente del Pd è a dir poco irritato, liquida così la questione di una sua candidatura alle europee («ho ben altro per la testa, voglio far ripartire dopo l’alluvione i territori colpiti») e si dice pronto a fare la sua parte anche sui Cpr «ma a condizione che vi sia un piano serio e strumenti efficaci».
Perché ora non vuol sentire parlare di Cpr?
«Sono mesi che chiediamo al Governo – senza alcuna risposta – un piano nazionale sulla gestione degli arrivi e dell’accoglienza, condiviso con Regioni ed Enti locali. L’esatto contrario di quello che accade oggi, con i sindaci chiamati dai prefetti all’ultimo momento. È così che si rischia di arrivare alle tendopoli nelle città. Oggi dal Governo hanno spiegato che i Cpr non serviranno per accogliere i profughi, cioè le migliaia di persone che settimanalmente arrivano sul nostro territorio, ma per trattenere i pericolosi. Pensavo che per quello ci fossero le carceri. Ma allora chiedo: il problema vero, dei grandi numeri dell’emergenza, dell’assenza di strutture, di persone che non si riesce a collocare, dei minori non accompagnati, chi lo affronta se i Cpr servono ad altro?».
Ma siete divisi anche tra voi governatori. Emiliano dice che la Puglia è disponibile… «Io faccio il presidente dell’Emilia-Romagna. Insieme al nostro sistema regionale abbiamo condiviso una piattaforma in quattro punti che venerdì presenteremo al ministro Piantedosi, insieme ai sindaci delle città: istituzione di un Tavolo permanente Stato-Regioni operativo su arrivi e accoglienza; definizione di un’equa ripartizione nazionale degli arrivi, adesso fortemente sbilanciata su alcune Regioni rispetto ad altre; fondi ai Comuni per l’accoglienza di minori non accompagnati; centralità del sistema di accoglienza diffusa dei Cas e dei Sai, con un adeguamento degli attuali capitolati per garantire servizi di accoglienza e integrazione. Non siamo certo qui a negare il problema o a sottrarci alle nostre responsabilità».
Il governo ha deciso di equiparare i Cpr a basi militari, eliminando il concerto con le Regioni: voi che farete?
«Spieghiamo al Governo perché sbaglia e offriamo soluzioni più efficaci. Segnalo che nelle stesse ore in cui la premier Meloni ingaggiava la Difesa chiedevano a noi di intervenire con la Protezione civile regionale. Ma se vogliono assumersi la responsabilità di andare avanti da soli non cerchino poi capri espiatori e non scarichino i problemi sui sindaci. Ci spiegheranno poi come si concili l’autonomia differenziata di Calderoli con l’esercito che si sostituisce alle istituzioni civili».
La detenzione di un anno e mezzo può essere un deterrente agli arrivi?
«Il Governo ha approvato una misura che produrrà lo stesso effetto delle precedenti: nessuno. Domando: il cosiddetto Decreto Cutro quali risultati ha portato? Gli sbarchi sono aumentati, gli scafisti hanno continuato a prosperare, i sindaci hanno continuato a rimanere soli nell’accoglienza, soprattutto dei minori, le città sono meno sicure. E poi: persone che fuggono da guerre, crisi drammatiche e continuano a morire in mare, si fermeranno per questo decreto?».
Cosa va fatto per frenare l’invasione?
«Nessun Paese può farcela da solo. Noi siamo la prima frontiera dell’Europa nel Mediterraneo e serve un piano europeo: di pattugliamento e salvataggi in mare, di corridoi sicuri per fare arrivare chi ha realmente bisogno, di accoglienza, attraverso un’equa ripartizione fra tutti gli Stati. Difficile però che ci riesca chi per anni ha urlato ‘prima gli italiani’, ‘porti chiusi’, ‘tutti a casa’: quando oggi chiedi l’intesa ai tuoi amici sovranisti come Orban inevitabilmente ti senti rispondere ‘prima gli ungheresi’, arrangiatevi. Vanno ricostruite al più presto le condizioni per un serio confronto a livello europeo, ma temo che i comizi a Pontida con Le Pen, o quelli con Vox non aiutino».
Sui migranti Pd e 5s divisi. Conte con voi è stato sprezzante, che gli risponde?
«E’ evidente che ci sono differenze: lui ha sottoscritto i decreti di Salvini, noi li abbiamo contrastati. Ma invito a confrontarsi su proposte che possano diventare comuni, perché questa destra non ha bisogno della nostra concorrenza interna, a meno che non si voglia far governare Meloni i prossimi 10 anni».