La leader del Pd evidenzia che il piano di Von der Leyen ha delle incoerenze fondamentali con l’europeismo. E sta lanciando un’àncora di salvezza ai socialisti, che in Ue sta attraversando un momento di grave criticità e che in questo momento dovrebbe rilanciare l’idea di una costituzione europea
Dove si trovano i valori fondanti dell’Europa, in tempi così duri? A Ventotene, diciamo in tanti. Ma forse l’insistenza con cui torniamo al “posto delle fragole” europeo non ci fa bene: perché ci illudiamo che il richiamo a Ventotene sia universale. Temo invece che non tutti gli europeisti sognino Ventotene.
Il che ci riporta a un’evidenza di cui non ci resta che prendere atto: quegli ideali non si sono sedimentati in nessuna Costituzione europea. Il suo sogno – che sembrava a portata di mano solo qualche decennio fa – è stato sostituito da una costituzione materiale che non fa che contraddirlo.
Questa nuova costituzione materiale – che abbiamo conosciuto nell’epoca dell’austerity – si fonda su dei pilastri fondamentali che, appunto, sono il contrario dei valori di Ventotene. Alterio Spinelli e gli altri credevano fondamentalmente in due cose. Innanzitutto, nel fatto che il nazionalismo non fosse una patologia rara degli stati nazione, ma rappresentasse quasi una loro legge degenerativa, come un’inevitabile malattia senile. Per sventare davvero i nazionalismi – la causa delle guerre – non c’è altra strada che tentare di inventare qualcosa che si elevi sugli stati nazione e sul virus nazionalistico che rimane dormiente fin quando qualcosa non lo risveglierà.
Stati minimi
In secondo luogo, il fatto che questa forma istituzionale avrebbe potuto funzionare solo se avesse rivendicato il primato della società sull’economia. Non uno stato nazione, ma un’istituzione federale in grado di amplificare i diritti e limitare le ingiustizie. La costituzione materiale che si è imposta in questi anni smonta esattamente questi due punti. Da un lato l’Europa ha rinunciato a delegittimare gli stati nazione e ha scelto di rafforzarli dall’alto.
Il prezzo da pagare per questo supporto è una sorta di tutela delle decisioni democratiche. Gli stati rimangono al centro dell’Europa recente, alla sola condizione d’esser sorvegliati e puniti.
D’altro lato questa sorveglianza riguarda uno svuotamento delle funzioni di giustizia sociale che gli stati possono esercitare: l’essenziale non sono i diritti che sono rispettati o i servizi universali che sono garantiti, ma che tutto venga fatto nei limiti e nelle forme consentite dal mercato. In sintesi: la costituzione materiale degli ultimi anni si fonda sull’idea che gli stati nazione rimangano i soggetti della sovranità europea, con la sola condizione che siano sempre più stati minimi.
IlpianodiriarmodivonderLeyenèunosbaglioI lettori si chiederanno a questo punto perché io abbia ricordato cose che già sappiamo. Per un motivo assai semplice, perché credo che le posizioni di Elly Schlein siano profondamente serie e vadano comprese a partire da quest’altezza del ragionamento, altrimenti ogni critica che le viene rivolta è solo un evidente tentativo di strumentalizzazione dentro una guerra tra bande che interessa solo le classi dirigenti del Pd. Al contrario, la serietà di quelle posizioni è tale da portare finalmente alla luce alcune questioni essenziali.
La prima questione è la crisi del socialismo europeo. Ogni critica fatta a Schlein che riconduce i suoi argomenti alle diatribe interne è, letteralmente, provinciale. Ma il socialismo europeo è in grado di ammettere la sua crisi, legata al fatto di essere stato in questi anni il pivot fondamentale della sostituzione dei valori di Ventotene con la costituzione materiale che ho ricordato prima? Il socialismo europeo può e vuole ancora essere altro?
ReArm contro Europa di Ventotene
La seconda questione è su cosa voglia dire essere europeisti oggi e se si possa dichiarare di esserlo andando contro i valori dell’Europa di Ventotene. Schlein sta semplicemente segnalando l’evidenza del fatto che il piano ReArm contraddice quei valori fondanti. Si limita a sgravare spese per rafforzare i singoli stati nazione e a orientare tali spese in modo che ci siano tante economie di guerra quanti sono gli stati europei.
Dal mio punto di vista le scelte di Ursula von der Leyen sono letteralmente anti-europeiste, nella misura in cui contraddicono i valori dell’Europa di Ventotene e favoriscono il rafforzamento del potere degli stati. Tutto ciò non mi scandalizza, la storia insegna che le nostre aspettative possono facilmente trasformarsi in incubi.
Permettetemi però una provocazione finale: Schlein sta in fondo lanciando un’àncora di salvezza al socialismo europeo. Se vuole uscire dalla crisi, non solo deve oggettivamente criticare il piano ReArm (perché è oggettivamente anti-europeista), ma deve rilanciare il suo discorso: l’arma migliore per pacificare l’Europa è riaprirne il cantiere costituzionale.
In tempi in cui nessuno più ci pensa, certamente. Ma non credo che esista tempo più necessario di questo per tentare di farlo. Un miracolo, che non accadrà. L’unico che forse potrebbe ancora evitare al socialismo europeo di crepare per subalternità.