Christel Schaldemose
Corrispondente da Bruxelles
«Ci sono ancora troppe domande sull’indagine nei confronti del social network X e noi esigiamo delle risposte dalla Commissione». Christel Schaldemose, vicepresidente del Parlamento europeo, è stata la relatrice del regolamento Ue sui servizi digitali, negoziato in tandem con Thierry Breton. «Io credo che il Dsa – spiega l’eurodeputata socialdemocratica danese – sia una buona legge, perché serve a garantire che la Rete sia un posto sicuro e spinge le piattaforme a rispettare alcuni criteri anche per proteggere la nostra democrazia. La Commissione ha aperto un’indagine nei confronti del social network X, ma a che punto siamo? Da troppo tempo ormai non ci fa sapere più nulla. Ci sono delle domande e noi esigiamo delle risposte».
Di che tipo?
«Vorremmo sapere cosa sta succedendo. Perché se X fosse risultata pienamente in regola dovrebbero dircelo, così come dovrebbero dirci se è in corso un confronto con la piattaforma. E invece non sappiamo nulla. C’è forse una carenza di risorse o di personale che ostacola l’indagine? O magari il motivo è legato al vuoto di potere che si è creato dopo l’addio di Breton».
Non crede che ci sia anche una questione di volontà politica, visto che a breve Elon Musk sarà a tutti gli effetti un membro dell’amministrazione americana?
«Non credo che sia questo il problema. Che Musk abbia cambiato il suo status, diventando il braccio destro del prossimo presidente degli Stati Uniti, è chiaramente un fatto. Ma non penso che sia questa la ragione della mancanza di azione da parte della Commissione. Credo che sia più legato alla raccolta delle prove».
Quali sono gli aspetti più problematici di X dal punto di vista del Dsa?
«Prima di tutto devono essere più precisi sulla riduzione dei rischi e sulla moderazione dei contenuti. Il fact-checking serve per distinguere la verità dalle fake news. Il Dsa non impone alle piattaforme un metodo specifico: spetta a loro decidere se utilizzare le note degli utenti oppure avere un pool di fact-checkers. Ma l’Ue deve avere tutte le informazioni necessarie».
Però anche Meta ha deciso di abbandonare il fact-checking negli Usa e ha accusato l’Ue di avere norme troppo rigide. ..
«Come ho detto, il Dsa non impone nulla, ma chiede di combattere le fake news. Conta il risultato, al di là del mezzo. Di certo l’Ue non intende limitare la libertà di espressione, che non è mai stata così garantita come in questo periodo storico. Non c’è alcuna censura».
Diversi studi sostengono che Musk abbia introdotto un moltiplicatore nel codice di X che ha modificato l’algoritmo: se confermato, questo sarebbe in linea con il Dsa?
«Lui ha un accesso privilegiato che gli consente di raggiungere un numero più alto di utenti. Il che pone molte domande. Come funziona questo meccanismo? È giusto che funzioni così? È equo? Serve più trasparenza sull’algoritmo. Non sono sicura che X stia facendo abbastanza eppure la Commissione non ci sta dicendo nulla di questo».
Ad agosto, Breton aveva scritto una lettera a Musk per metterlo in guardia alla vigilia dell’intervista con Trump trasmessa su X. Stasera l’imprenditore replicherà con la leader di Afd, candidata alle elezioni in Germania, ma la Commissione ha deciso per un atteggiamento più attendista: fa bene?
«Molti si arrabbiarono per il messaggio preventivo di Breton, io credo abbia fatto bene. È come quando la polizia ti ricorda che in auto bisogna allacciare le cinture e di notte accendere i fari. È un avvertimento. Tornando all’iniziativa con Afd, non credo che l’intervista in sé sia un problema. Ma se la piattaforma si concentra sulla diffusione di determinati contenuti e dà più spazio a determinante opinioni, allora c’è un rischio sistemico e dobbiamo tenere gli occhi aperti. Ne va della nostra democrazia».
Le attività di Musk possono essere considerate un’ingerenza straniera?
«Le ingerenze non ci sono soltanto quando la Russia influenza il voto in Romania, ma potrebbero esserci anche da parte dell’amministrazione americana. A oggi non etichetterei le azioni di Musk come ingerenza straniera, ma non possiamo escludere che lo diventino in futuro, per questo dovremmo stare all’erta».
Il governo italiano sta discutendo con SpaceX l’utilizzo dei satelliti di Starlink: è un errore?
«Non conosco i dettagli tecnici del dossier. In linea di principio non ci sarebbero problemi ad acquistare servizi da un Paese alleato, ma è certamente una questione da seguire».
Da cittadina danese, che reazione ha provato ascoltando le minacce di Trump sulla Groenlandia?
«Sono rimasta scioccata, non è stato un bel giorno per la democrazia. È inaccettabile minacciare in questo modo un Paese alleato».