Erwitt, lo sguardo buono
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1 Dicembre 2023La Nota
di Massimo Franco
I rapporti con l’estrema destra stanno diventando l’epicentro dello scontro in Europa: dentro e fuori dai confini di ogni Paese. Allearsi con partiti che sommano euroscetticismo, antiamericanismo e simpatie filo-russe sta dimostrandosi un modo per complicare qualunque prospettiva di governo: anche se si raggiungono buoni o ottimi risultati elettorali. Trasformare il successo in capacità di aggregare altre forze cozza contro resistenze se non veti. E questa incapacità prefigura l’isolamento.
Colpisce la decisione della francese Marine Le Pen di partecipare solo in video, da remoto, alla manifestazione organizzata dal leader leghista Matteo Salvini domenica a Firenze con quattordici delegazioni dell’estremismo sovranista. «Era già stata da noi a Pontida», è stata la giustificazione. Ma ieri si è registrata anche la defezione di Geert Wilders, vincitore delle elezioni in Olanda, con la motivazione che deve esplorare le possibilità di formare un governo. È possibile che queste motivazioni siano vere.
Tuttavia, non ci si può sottrarre al sospetto che la parata fiorentina sia considerata ingombrante perfino per due sovranisti come Wilders e Le Pen. L’esigenza di trovare sponde moderate per governare ed elettori centristi per crescere alle Europee si scontra con quella che si annuncia come una sfida alle istituzioni di Bruxelles; e soprattutto ai propri alleati politici. La sensazione è che un Salvini polemico con la premier Giorgia Meloni e con FI di Antonio Tajani spinga qualche sodale estero alla prudenza.
Anche perché la vicinanza all’estrema destra viene usata strumentalmente dalle sinistre. Lo scontro verbale di ieri tra il premier socialista spagnolo Pedro Sánchez e Tajani è istruttivo. «In Italia governa l’estrema destra. Noi qui l’abbiamo fermata», ha detto Sánchez riferendosi alla sconfitta di Vox, alleato di Meloni. «E da voi governano i secessionisti», ha replicato il vicepremier Tajani, alludendo al compromesso dei socialisti con i catalani, amnistia compresa. «Noi rispettiamo lo Stato di diritto. A Madrid è lo stesso?». Parole dure, che hanno fatto ipotizzare l’incidente diplomatico.
In realtà, sono lampi di campagna elettorale, destinati a persistere nei prossimi mesi. Anche perché FI ribadisce che non si alleerà mai con l’estrema destra in Europa. E Tajani spiega che è inevitabile «se vogliamo sconfiggere i socialisti». Naturalmente salva l’alleanza in Italia con la Lega. E precisa che il problema non è Salvini né la sua manifestazione a Firenze, ma il suo rapporto con i tedeschi di Afd e con Le Pen. Difficile, però, pensare che avvicinandosi al voto di giugno si potrà ignorare questo intreccio. Non lo permetteranno le sinistre, e forse nemmeno una Lega a caccia di voti a destra.