Il Punto 08/07/2022
12 Luglio 2022Inps, poveri al lavoro, pensioni da fame: la bomba sociale è innescata
12 Luglio 2022L’editoriale del direttore Nicola Perrone
ROMA – Non accadrà ma se dovesse capitare sarà una pagina che verrà ricordata negli annali delle barzellette parlamentari. Con la guerra in Ucraina e l’esercito di Putin che bombarda e chiude i rubinetti del gas all’Europa, una crisi in atto con una inflazione all’8 per cento che impoverisce sempre di più i cittadini italiani, il M5S di Giuseppe Conte ormai pensa solo a se stesso preda del delirio di rappresentanza. Si sono convinti che soltanto urlando di nuovo a tutto spiano ‘vaffa’ e non votando i provvedimenti in Parlamento i consensi oggi in fuga torneranno all’ovile. Non servono i sondaggi e le analisi che spiegano che non sarà così, Conte e il suo gruppo di comando avanzano a testa bassa e se ne fregano.
Alla Camera dei deputati, dove si votava il Decreto Aiuti con le risorse per chi sta pagando la crisi, i ‘grillini’ dopo aver votato la fiducia al Governo non hanno partecipato al voto sul provvedimento che è passato grazie agli altri partiti della maggioranza. Il capogruppo del M5S, Davide Crippa, come se nulla fosse, ha spiegato così la decisione che potrebbe portare alla crisi di Governo: “Noi crediamo che il nostro sostegno al governo è stato esplicitato dal voto di fiducia. In coerenza con quanto fatto in Cdm annuncio che il gruppo parlamentare M5s non parteciperà alla votazione finale del provvedimento”. Un giochetto che non potrà essere replicato giovedì in Senato, quando l’Aula sarà chiamata a un unico voto su fiducia e provvedimento. È chiaro che se Conte dovesse decidere di non votare la fiducia un secondo dopo si aprirebbe una crisi politica che per forza di cose costringerà Draghi a salire al Quirinale dal Capo dello Stato. E a quel punto sarà obbligato fare un giro di consultazioni per verificare l’esistenza di una maggioranza e, soprattutto, un programma condiviso. Nel M5S, ed anche nel Pd dove però cresce l’irritazione nei confronti dei ‘grillini di lotta e di poco governo’, sono sicuri che il premier Draghi parlerà prima di giovedì, che ci sarà un via libera alle richieste avanzate dal M5S. Ma non è così scontato, perché anche se tra i Dem ogni giorno si butta acqua sui fuochi accesi da Conte, c’è nero su bianco l’attacco diretto dei ‘grillini’ al partito di Enrico Letta.
Spiegato papale papale dalla capogruppo al Senato Mariolina Castellone, che giovedì dovrà dare indicazione di voto ai suoi senatori: “C’è ancora qualche giorno per fare le nostre valutazioni… questo decreto, oggi all’esame della Camera, per noi è difficile da votare, perché pur essendo un provvedimento che destina a famiglie e imprese aiuti derivanti dalla tassazione degli extra profitti, come chiedeva il M5S da mesi, contiene una forzatura. Ossia, la norma che attribuisce poteri straordinari al sindaco di Roma per la costruzione di un inceneritore. A fronte di questa provocazione abbiamo voluto chiarire che per noi, se si va avanti, deve esserci un cambio di marcia”. Più chiaro di così, un pugno in faccia al sindaco Dem di Roma e al partito con cui dovrebbero stringere un’alleanza alle prossime politiche. La decisione del M5S ha fatto scattare l’allarme rosso, scatenando pure la reazione di Silvio Berlusconi: “Oggi il Movimento 5Stelle, dopo un logorìo politico prossimo all’accanimento, ha deciso di disconoscere un provvedimento fondamentale per il Paese, come il Dl Aiuti, e si appresta a non votarlo alla Camera dei deputati dopo aver dato la fiducia al governo. Si tratta di un atto di schizofrenia politica e soprattutto di un vulnus grave che rende palese un deficit di responsabilità e serietà. I 5 Stelle hanno deciso di giocare sulla pelle dell’Italia nell’illusione di ricavarne un dividendo di consensi. È inaccettabile” ha detto il leader di Forza Italia che per questo chiede al Presidente Mario Draghi di “sottrarsi a questa logica politicamente ricattatoria e di prendere atto della situazione che si è creata. Così come siamo stati responsabili nel far nascere il governo Draghi, altrettanto lo saremo nell’ultimo scorcio di legislatura. Ecco perché chiediamo che ci sia una verifica della maggioranza al fine di comprendere quali forze politiche intendano sostenere il governo, non a fasi alterne e per tornaconti elettorali, ma per fare le riforme e tutelare gli interessi degli italiani”. Il Pd assiste in silenzio ma presto dovrà decidere quale strada seguire: quella del segretario Letta che ha più volte detto che se salta Draghi non ci sarà altra governo ma elezioni; quella di molti altri parlamentari che se anche il M5S dovesse collocarsi all’opposizione spingono perché il Governo Draghi arrivi comunque a fine legislatura.