A Padova impugnate le trascrizioni delle coppie omogenitoriali dal 2017 a oggi. Ai bambini sarà tolto il doppio cognome La procuratrice: “Il cambio non avrà ripercussioni sulla loro vita sociale”. Le reazioni: “Atto da governo talebano”
PADOVA — C’è chi non potrà più andare a prendere il proprio figlio all’asilo se non con una delega firmata dall’unico genitore riconosciuto, chi non potrà interloquire con il pediatra, chi dovrà rinunciare a un viaggio all’estero e chi, alla fine, sarà obbligato a subire l’umiliazione del cambio di cognome a scuola. L’ideologia della destra di governo entra nella vita delle famiglie e affonda i propri artigli nella quotidianità e negli affetti.
Nemmeno sei mesi dopo la circolare con cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ordinava una stretta sull’iscrizione all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali, la procura di Padova ha impugnato tutti e 33 gli atti di nascita registrati dal sindaco Sergio Giordani, dal 2017 a oggi. Sono bimbi concepiti all’estero da donne omosessuali.
«La giovane età della bambina esclude che la modifica del cognome possa avere ripercussioni sulla sua vita sociale», è il passaggio chiave di uno dei ricorsi, con cui la procura chiede al Tribunale civile di rettificare l’atto di nascita. La procuratrice Valeria Sanzari scrive di ritenere illegittima l’indicazione nell’atto di nascita del nominativo della seconda mamma, quella considerata non biologica.
In quanto “secondo genitore” è come se non esistesse. E dunque via tutti i doppi cognomi, tanto per cominciare. A seguire tutta una serie di altre implicazioni, dall’uscita di scuola alle informazioni circa lo stato di salute del minore. Ci saranno poi coppie che, come avviene normalmente, potranno separarsi. In quei casi il genitore non riconosciuto diventerà semplicemente un estraneo, senza diritti né doveri nei confronti della bambina o del bambino che ha cresciuto.
Le raccomandate sono state inviate in questi giorni: la conseguenza è la possibile nascita di altrettanti processi in sede civile. Casi di registrazioni impugnate, dopo la stretta del governo Meloni, sono emersi in varie regioni d’Italia. Ciò che rende Padova un caso è che la procura è andata a ritroso nel tempo, contestando atti firmati addirittura nel 2017. Come quello di una bambina che oggi ha 6 anni e va già alla materna.
«Se la procura osserva l’ordinamento non vedo alternative. La bigenitorialità può essere comunque tutelata con un’adozione speciale», taglia corto la procuratrice Sanzari, che aggiunge un elemento per spiegare la linea tenuta. «Quando si è saputo che Padova iscriveva questi bambini all’anagrafe, sono venute famiglie da tutto il Veneto».
Il parlamentare padovano Alessandro Zan, che da anni si batte per i diritti civili, non usa mezzi termini: «Una decisione crudele e disumana, diretta conseguenza della politica persecutoria del governo contro le famiglie arcobaleno. Questi bambini rimarranno orfani di una madre per decreto».
Mentre la leader di +Europa, Emma Bonino, e il segretario di +E, Riccardo Magi invitano i genitori di questi bambini a ricorrere contro gli annullamenti, per riportare la questione davanti alla Corte costituzionale. «Sembra un governo dei talebani e degli ayatollah», dicono.
L’avvocato Alexander Schuster, esperto in diritto costituzionale e diritto di famiglia, con focus specifico sulle nuove unioni affettive, assisterà alcune di queste famiglie. «Non è la prima volta che impugnano atti del genere ma andare a ritroso di anni mi sembra davvero una scelta estrema », commenta, ricordando che Padova è stato il primo comune d’Italia a iscrivere i figli di coppie omogenitoriali. Anche Elly Schlein, segretaria del Pd, esprime la sua indignazione: «Un forte abbraccio al sindaco di Padova e alle famiglie di quei 33 bambini».