Famiglie indebitate, Siena nella top ten italiana dei conti in rosso
22 Agosto 2023News
22 Agosto 2023La ricerca Irpet: in 13 anni boom dell’occupazione meno qualificata. Il collasso della «classe media»
Silvia Ognibene
In Toscana cresce solo il lavoro povero. Lo certificano i dati dell’Irpet che ha recentemente pubblicato una nota di studio dedicata alla «polarizzazione» del mercato del lavoro. Polarizzazione in soldoni significa aumento delle posizioni meno qualificate e meno pagate da un lato e di quelle apicali dall’altro, con un tracollo di tutto ciò che sta in mezzo, ovvero dei lavori e degli stipendi un tempo tipici della cosiddetta «classe media». Ma mentre la crescita del lavoro povero è numericamente consistente, quella delle figure di vertice è sostanzialmente irrisoria: +3,9% contro + 0,2%.
L’istituto di ricerca ha analizzato i dati relativi alle «comunicazioni obbligatorie», ovvero le comunicazioni dei datori di lavoro relative ad assunzioni e licenziamenti, nel periodo compreso fra il 2009 e il 2022. Il quadro che emerge è poco confortante: una crescita molto limitata dell’occupazione altamente qualificata, che offre una migliore retribuzione, e per una crescita molto accentuata dell’occupazione a bassa qualificazione, con minore tutela e remunerazione che, nota l’Irpet, «deve essere adeguatamente affrontata, perché introduce elementi di fragilità per lo sviluppo socio-economico futuro».
La Toscana segue il trend nazionale, ma ci sono almeno un paio di campanelli d’allarme che a livello regionale dovrebbero essere attentamente ascoltati: i risultati mostrano, ad esempio, che il boom del settore turistico è tra le cause dell’impoverimento dei lavoratori, soprattutto di quelli più giovani. Se è vero che in tutta Italia sull’impoverimento del lavoro tipico della classe media hanno pesato i fenomeni della delocalizzazione e, in tempi più recenti, l’avvento del digitale, è altrettanto vero che esistono importanti differenze territoriali. Infatti disaggregando i dati per area geografica e per caratteristiche del tessuto produttivo Irpet mostra che «i risultati sono migliori laddove il tessuto manifatturiero è più solido, perché più diffuso e irrobustito dalla presenza di imprese più grandi e specializzate nei settori ad alta e media tecnologia, e laddove esistono vivaci realtà urbane, attrattive di servizi ad alta specializzazione come formazione terziaria, ricerca e sviluppo, intermediazione finanziaria, grandi infrastrutture di trasporto e comunicazione. Di contro, gli esiti peggiorano in presenza di territori deboli, basati quasi esclusivamente su motori di sviluppo a basso valore aggiunto o forte stagionalità come agricoltura, turismo, servizi assistenziali alla popolazione».
Aggiunge l’istituto di ricerca: «Le disuguaglianze sono molto evidenti non solo tra territori forti e deboli, ma anche tra generazioni, data la concentrazione delle peggiori condizioni di lavoro sulle generazioni più giovani». Tra il 2009 e il 2022 in Toscana «il rafforzamento dell’occupazione si è addensato principalmente nei lavori meno qualificati e scarsamente retribuiti» che sono cresciuti del 3,9% «a scapito delle posizioni di lavoro a media retribuzione» che sono calate del 2,6% e con una «crescita molto debole delle posizioni di lavoro ad elevato livello di qualificazione» che crescono appena dello 0,2% in più di un decennio.
Analizzando per settori, si vede che nel settore terziario di più alto livello il lavoro più pagato è cresciuto dell’8,8% mentre nelle costruzioni e nel turismo a crescere di più (+ 6%) è stata proprio la fascia dei lavoratori meno pagati. Lo conferma l’analisi per area geografica: la costa e il sud, dove pesano turismo e agricoltura, hanno visto crescere il lavoro povero del 5,8% e del 4,9% rispettivamente mentre nell’area centrale della Toscana i lavori meno pagati sono cresciuti del 3,7%.
Ulteriore riprova Irpet la ottiene riaggregando i dati in base alla specializzazione produttiva dei territori: le aree vocate al turismo balneare hanno una crescita del lavoro povero del 5,3% con una contestuale caduta delle fasce di lavoratori meglio pagate. Nelle zone manifatturiere cresce troppo poco la quota di lavoro ben pagato e questo secondo Irpet va ricondotto al fatto che le imprese sono troppo piccole e poco avanzate tecnologicamente. Invece nelle zone urbane la crescita del lavoro povero va attribuita «al forte orientamento al turismo e ai servizi tradizionali alla persona».
https://corrierefiorentino.corriere.it/