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dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, la destra di governo è rimasta taciturna. L’anno scorso Meloni disse che i 335 innocenti sono stati «massacrati perché italiani», e non perché antifascisti e ebrei. Chiediamo allo storico Luciano Canfora, autore di Il fascismo non è mai morto (Dedalo), titolo che non annuncia mezze misure.
Perché la destra fatica a fare i conti con l’eccidio delle Ardeatine?
La ragione è il tentativo, praticato da sempre, di equiparare la Resistenza armata al terrorismo. Senza sapere che il termine è stato adoperato per esempio da Leo Valiani, nel 1947, quando scrive «dovemmo fare la scelta del terrorismo», per smuovere la palude degli attendisti. E “terrorista” era anche Francesco Crispi, che portò la bomba per far saltare in aria Napoleone III. O Carlo Pisacane, che con trecento uomini tenta di invadere il Regno di Napoli.
Dopodiché sappiamo che il terrorismo del tempo nostro ha compiuto atti insensati e criminali: e la destra cerca il cortocircuito per chiamare “terrorismo” la Resistenza. Così, senza dirlo apertamente, la feroce rappresaglia tedesca all’attentato di via Rasella viene quasi giustificata. Ma la destra si arrabatta: prima i partigiani come terroristi, poi le Ss una banda musicale. La verità è che non hanno deglutito la Resistenza armata contro la Repubblica sociale italiana.